Perdita oggetto transizionale

 

Gentilissima Dottoressa

sono a richiedere un consiglio per quanto riguarda mio figlio di due anni.

Da quando aveva sei mesi ha con sé un pupazzo divenuto il suo oggetto transizionale, tant’è che, in accordo con il nido, lo portava a scuola e aveva imparato con il tempo a lasciarlo nella sacca per poi ritrovarlo quando usciva.

Ora da due giorni è andato perduto, e siamo disperati, lo chiama in continuazione (soprattutto lo usava per addormentarsi e nei momenti di crisi o pianto), non siamo riusciti a trovarlo e i sostituti non li vuole come ovvio che fosse, ho cercato di dirgli che anche a me manca, ma che era dovuto andare a trovare la mamma, ma lui replica con un no disperato.

Di notte (finalmente dormivamo senza che lui si svegliasse), lo chiama ed è un po’ più nervoso del solito. Come lo posso aiutare? Devo dargli una spiegazione quando lo chiede o faccio finta di nulla e, cosa più importante, quali sono le conseguenze di questa perdita?

Consideri che a giugno avrà una sorellina…

Con i potenti mezzi di internet siamo riusciti a trovarne uno similare nella forma, ma gli manca il cappello che lui usava mettere in bocca, dovrei riuscire a cucirne uno, e arriverà tra un po’ (viene dagli stati uniti), potrà attaccarsi e tranquillizzarsi anche con questo.

Aspetto fiduciosa una Sua risposta, Serena

Gentilissima mamma,

la perdita dell’oggetto transizionale è una vera e propria perdita per il bambino, per cui è necessario che i genitori e chi si prende cura di lui (nonni, maestre) lo aiutino ad elaborarla. Niente disperazione, dunque, ma proposta di alternative.

È ovvio che un pupazzo cui si è così legati difficilmente potrà essere sostituito da un altro, anche se simile (ma fate comunque bene a tentare), è più facile che suo figlio pian piano ne elabori la perdita, se voi lo aiuterete.

Ho letto la risposta che le ha già fornito l’eccelsa Dottoressa Sannicandro e concordo con il suo punto di vista: un pupazzo non più concreto ma che esiste nei pensieri e nell’immaginazione. Un pupazzo che può essere visto in foto (se ne avete) , disegnato, raccontato.

Leggendo la risposta della pediatra a me personalmente è venuto in mente il film "Il meraviglioso mondo di Amelie" che, se lei ha visto, potrà ben rendere l’idea. Il papà di Amelie, affezionatissimo al suo nano da giardino, un giorno lo perde (in realtà gli viene sottratto proprio dalla figlia, ma con un buon intento). È disperatissimo, inconsolabile…sinché non inizia a ricevere una serie di cartoline che fotografano il nanetto nei più lontani e pittoreschi luoghi del mondo…e la disperazione cede il passo all’interesse e ad una curiosità che lo spingeranno a viaggiare e non restare chiuso in casa, vittima della depressione (che poi è lo scopo che aveva Amelie).

Cara signora, vedrà che al bambino non accadrà nulla di dannoso: se lo aiuterete con serenità e fiducia, troverà in sé le giuste consolazioni e motivazioni.

Chiara Rizzello

Lascia un commento

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.