Il bambino arrabbiato

Cara Chiara,

mi son decisa a scriverti perché vorrei un consiglio da una esperta.

Continuo ad avere difficoltà con Marco, che ha 3 anni e mezzo. Cercherò di essere breve ma di farti capire.

Marco è sempre stato un bimbo tosto, nel senso che non è facile da gestire. È molto intelligente ed è stato sempre precoce per la sua età, ma è un provocatore nato.

Ha una sfida sistematica per l’autorità, in ogni campo.

Dall’età di 11 mesi è rimasto molto spesso dai nonni, che gliele davano tutte vinte; e devo dire che anch’io, ritenendo che la sua opposizione fosse dovuta al famoso periodo del no, non ho dato molto peso a questo suo atteggiamento, risultando forse anche troppo indulgente. Mio marito invece è molto rigido, anche su cose sciocche.

Fosse per lui i bimbi non giocherebbero, perché devono stare attenti a non sporcare e a non fare danni. Credo che questa duplicità educativa non ci abbia certo avvantaggiato e ultimamente abbiamo cercato come genitori di essere più uniti sulla posizione da prendere.

Finché il bimbo è rimasto coi nonni, quando tornavo dal lavoro faceva i capricci, ma nulla di grave.

La prima crisi ha coinciso coll’entrata alla materna. Ti avevo già scritto che aveva avuto difficoltà perché, spannolinato da poco, si faceva la cacca addosso ed è stato ripreso. Ancora il problema non è risolto, stiamo cercando di incoraggiarlo (ormai è totalmente indipendente per la pipì) e a volte riesce, ma molto raramente; di solito sporca le mutandine, ma solo a casa; fuori non si scarica mai, la tiene a ogni costo.

A me sembra che questo ingresso all’asilo non gli sia mai andato giù. Da quando è entrato a scuola a casa son dolori; provoca continuamente, disobbedisce sempre, anche su cose fondamentali come dare la mano per strada, e mi costringe spesso a reagire. E sembra che voglia colpire me!

Con suo padre si comporta un po’ meglio quando io non ci sono. Con la nascita del fratellino ovviamente ci sono stati dei peggioramenti e delle regressioni, ma la base del problema era posta già prima. Forse si è sentito abbandonato da me…

Una volta tornò a casa piangendo, una tragedia, perché una bimba lo aveva spinto. Sembrava ci fosse davvero rimasto male. Adesso invece è lui che spinge gli altri. Sembra che ce l’abbia col mondo intero. E non vuole che nessuno intacchi la sua autonomia!

Al primo colloquio con la maestra mi viene detto che non segue le regole e non ascolta e che il suo comportamento è ancora infantile, in quanto cerca esclusivamente il contatto fisico con gli altri.

Preciso che non è mai stato molto coi coetanei, e che essendo nato a dicembre è il più piccolo della classe, per cui per me era anche normale. Io e suo padre cerchiamo nel corso dei mesi di aiutarlo a comprendere che certe regole vano seguite, con la massima coerenza possibile.

Al colloquio di fine anno la maestra mi dice che alle regole principali ora si adegua, che si è fatto un amichetto (anche lui molto turbolento) e che continua a non ascoltare.

Questo potrebbe essere un guaio quando entrerà a scuola e dobbiamo aiutarlo. Mi consiglia di fargli fare molto moto all’aperto e di fargli fare nuove esperienze, dicendo come esempio che non sapeva andare sullo scivolo e che ha imparato con fatica perché aveva paura (sapessi quante volte ho provato a farglielo fare, ma non voleva…).

Per finire una mamma al parco mi dice che mio figlio è famoso per essere uno dei più tremendi della scuola…

Caratteristica strana: quando è al parco cerca i bimbi grandi, non i coetanei. Ovviamente novanta su cento lo mandano via… Un decenne di sicuro non si abbassa a giocare con un treenne, per quanto di statura gigantesca (sembra avere 5-6 anni).

Io  non so veramente più come comportarmi. Dapprima credevo che certi atteggiamenti li tenesse a casa, come tipico sfogo post asilo, invece pare che sia un bimbo difficile a scuola!

Da quando si alza a quando va a nanna è ormai una lotta. Non collabora a lavarsi e a vestirsi, vuole giocare. Mangia un poco e si alza da tavola, io mi rifiuto di seguirlo col cucchiaio e quindi spesso il suo pasto finisce lì. Continua a fare la cacca nelle mutande.

Quando andiamo a passeggio scappa qua e là, per fortuna sa che non deve andare nella strada, ma a volte mi tocca corrergli dietro. Ogni volta lo rimprovero e lui dopo cinque minuti ci riprova. Cerca in ogni modo di far piangere il fratellino di due mesi.

Se cerco di insegnargli qualcosa (tipo a disegnare un cerchio: mi strappa la matita di mano e dice che lui sa già come fare e cancella il mio disegno) si oppone, lui sa già come si fa… Ogni suo gesto è una sfida, se gli proibisci qualcosa è sistematico: infrange il divieto.

Con la rigidezza, come vorrebbe mio marito, si ottiene solo un peggioramento. Ho provato con la tecnica dei premi, ma non abbocca.

Non ha nessuna difficoltà a dire che non vuole il premio, purché faccia come vuole.

Ho tentato, come psicologia insegna, a fargli esprimere la rabbia, aiutandolo a verbalizzarla, ma non riesce. Ho provato a far finta di niente, ma non posso andare avanti così.

Sto crescendo un figlio teppista? Dove so sbagliando?

Scusa la lungaggine e se sono stata poco chiara, Novella

 

 

Cara Novella, mi scuso innanzitutto per il ritardo con cui ti rispondo.

La tua lettera mi ha colpita molto, perché sembra esserci un insieme di problemi da affrontare, e tutti, presi insieme, possono spaventare. Ecco perché, per prima cosa, bisogna separare gli ambiti, dando a ciascuno il proprio peso e affrontandolo in modo autonomo.

Ad esempio, io non mi preoccuperei troppo per ciò che pensano le altre mamme al parco, che se danno giudizi su Marco o sull’educazione ricevuta lo fanno in modo incompetente, perché non è figlio loro e non conoscono tutta la situazione.

Le maestre della scuola materna ti sembrano competenti? Ciò che accade all’asilo è principalmente un momento che loro devono gestire, di certo col tuo aiuto, ma senza riversare su di te responsabilità educative in momenti in cui non sei presente.

Ti hanno detto che è migliorato, e questo mi pare molto bello. Marco ha solo tre anni e mezzo, e non è il caso di pensare a come farete a scuola: due anni di materna sono molti e possono portarlo a risultati inattesi.

Per ciò che riguarda il carattere del bambino in famiglia, ed il suo modo di relazionarsi con voi genitori, soprattutto dopo la nascita del fratellino, ti consiglierei di leggere “Il bambino arrabbiato” di Alba Marcoli, che è ormai un classico della letteratura sui bambini.

Leggere un libro non basta, però, e per queste difficoltà, unite a quella della ritenzione sfinterica, ti caldeggio di prendere un appuntamento con i servizi consultoriali della tua zona. Sono ad accesso diretto e gratuito e comprendono diverse figure professionali che saranno utilissime per ascoltarvi e darvi indicazioni in merito.

Non bisogna sentirsi “marchiati” se si ricorre a questi servizi, anzi è proprio facendosi aiutare che spesso le difficoltà si attenuano prima e meglio.

Con affetto, Chiara Rizzello

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