È giusto fare l’impossibile per farlo mangiare?

Buongiorno.

Mio figlio ha 3 anni e mezzo. Essendo molto alto (105.5 cm) per la sua età anche se ha un peso normale (17,60), sembra magro.

Il mio problema più grande è quello della buona nutrizione. Quindi sono molto esigente quando si tratta del menu del mio bimbo, anche perché sono convinta che una buona alimentazione possa prevenire numerose malattie.

Lui infatti mangia pochissime "schifezze", noi non gliele proponiamo e lui diciamo che non le chiede, di norma.

Fin da piccolo, pur di farlo mangiare, abbiamo fatto sempre tutte le stranezze possibili. Si gioca, si chiacchiera, si raccontano storie. E così lui mangia tutto.

Questo si presenta a colazione, a pranzo, a cena, a merenda, quindi sempre. So che lui se ne approfitta quando è con me, quindi al posto di mangiare a tavola con noi lui vorrebbe mangiare sul divano: tanto mamma mi fa mangiare. So di sbagliare ad assecondarlo, ma so anche che non mi posso permettere di farlo mangiare quando ha fame perché fosse per lui mangerebbe una qualsiasi cosa e basta.

In verità non l’ho mai fatto (di lasciarlo stare), non ne ho il coraggio. Se non mangia mio figlio non sono tranquilla…

A volte però queste situazioni ci stressano e soprattutto io poi sbotto in "isterismi" e quindi lo sgrido oppure vola il ceffone. Qesto poi mi fa stare male, anche se poi lui è tranquillo, io ancora ho il magone per averlo "maltrattato", perché vorrei essere sempre calma e dolce con lui…ma a volte non si può.

È tutto sbagliato, me ne rendo conto.

Mi dia lei qualche consiglio, gentilmente.

Grazie per la sua attenzione

Angela


Buongiorno Angela,

quando ci si trova di fronte a un problema con i figli è spesso utile fermarsi un attimo e giudicare se esso sia un problema del bambino (che quindi crea una tensione a lui) o un problema del genitore (che crea un disagio all’adulto). Esistono, secondo questo tipo di classificazione, problemi che riguardano entrambi, problemi solo per il bambino e problemi del solo genitore.

Sono felice che io e Lei, Angela, concordiamo sul fatto che, nel caso specifico di cui racconta, il problema sia esclusivamente il suo.

Lei stessa ammette che "la buona nutrizione" sia la cosa che la preoccupa di più, la preoccupa a tal punto da averla spinta ad escogitare ogni sorta di espediente pur di far mangiare suo figlio quanto e come Lei crede sia opportuno.

Ciò che però è partito come Suo, si sta trasformando in un nodo critico a livello educativo per e con suo figlio, perché i bambini capiscono molto bene quali siano i "temi" cari ai genitori e li usano a proprio vantaggio, come è naturale che accada.

Il cibo, da mezzo per nutrire, in casa sua sta diventando merce di scambio relazionale, il tavolo di un braccio di ferro in cui perdono tutti: i genitori, che non riescono nel loro intento, e il bambino, che non ha la possibilità di autoregolarsi e scegliere, sia le quantità che le tipologie di cibo, e pure il modo di alimentarsi.

Rendersi conto di sbagliare è un ottimo inizio; il passo successivo credo che potrebbe essere quello di avviare una seria riflessione su cosa rappresenta il cibo per lei, e l’atto dell’alimentarsi e perché lei punta eccessivamente su questo aspetto.

Inoltre le chiederei di valutare, mettendolo sull’altro piatto della bilancia rispetto al tema della salute fisica, quello della salute psicologica che ogni bambino deve essere aiutato a ricercare e mantenere anche attraverso un certo grado di autonomia decisionale su aspetti dei bisogni di base come è appunto l’alimentazione.

A livello pratico, niente più teatrini per farlo mangiare: 3-4 pasti al giorno, a orari abbastanza precisi, seduti a tavola e con un menù vario, tra cui il bimbo potrà scegliere il quanto e il cosa, ma sarà responsabilizzato nel mangiare da solo. Se mangia poco, tollerare la propria (e non sua) frustrazione di questa sua scelta sino al pasto successivo.

Il clima durante il pasto dovrebbe essere allegro e disteso, vanno di certo bene racconti e storielle ma non legati al cibo, meglio di interesse generale.

Una buona educazione alimentare è sempre un educazione di corpo e psiche insieme.

Chiara Rizzello

 

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