Crisi di pianto

Gentile dottoressa,

le scrivo per chiederle un consiglio.
Ho un bambino che compirà 6 anni a ottobre e a settembre inizierà la scuola primaria.
Mio marito ed io lo accompagnamo all’asilo e a volte fa qualche capriccio, se così si possono chiamare, chiede sempre di andare in bagno, presumo per allungare il momento del distacco. Inoltre chiede sempre le coccole della maestra e, quando queste non gli vengono date, si mette a piangere. Quando gli abbiamo chiesto il motivo lui ci risponde che non riesce a trattenere le lacrime. Questi pianti capitano anche se gli diciamo che non può fare qualcosa o semplicemente perché non trova un suo gioco. Questo non accade sempre, a volte anzi ci risponde con fermezza. Insomma siamo un po’ destabilizzati e anche preoccupati visto che a settembre inizierà la scuola e dovrebbe essere più indipendente.

Mio marito affronta questa cosa con molta fermezza e non so se questa è la via giusta. Gli parla a volte in modo severo dicendo che così non va bene, che deve comportarsi diversamente. Poi quando vede un cedimento del bambino allora gli parla con un po’ più di calma. Secondo lei come dobbiamo comportarci? Gli abbiamo già parlato ma le cose funzionano solo per poco tempo. Dovremmo parlargli ancora o comportarci diversamente?
Anche quando al mattino mi accompagna in stazione e non mi siedo dove vuole lui o se per qualche ragione gli spieghiamo che quel giorno non può accompagnarmi, partono i pianti. È forse meglio che non venga in stazione e che io lo saluti a casa?

La ringrazio per la sua disponibilità

Carissima mamma
 
probabilmente il pianto è diventato la modalità privilegiata per comunicare disappunto e disagio, potebbe essere di aiuto il far comprendere al bambino che il pianto non è una modalità adeguata con il quale può ottenere ciò che vuole.
È importante favorire la comunicazione spiegando che potrà ottenere esprimendo le sue idee e le sue emozioni.
Alcuni suggerimenti:
 
– mostrare vicinanza emotiva quando il bambino piange, ma mantenere fermezza e stabilità cercando di favorire modalità diverse dal pianto;
– quando piange cercare di far capire al bambino che potrà ottenere ciò che vuole esprimendo le sue emozioni;
– cercare di comunicare emozioni e sentimenti, è importante che il bambino esprima ciò che sente (mi sento triste perché… sono arrabbiato perché…);
– leggere al bambino favole per aiutarlo a dare un nome alle emozioni e ad esprimerle;
– leggere ed interpretare, tramite il gioco simbolico con bambole e pupazzi, racconti sul momento della separazione;
– permettere al bambino di portare un oggetto appartenente al genitore (un piccolo portafortuna…).  

Accompagnare il genitore alla stazione e vederlo partire ed allontanarsi può rendere il bambino inquieto e creare in lui un ulteriore timore per le separazioni, in quanto sa che dovrà allontanarsi dal genitore,ci pensa con anticipo; è preferibile che il bambino rimanga a casa… creando tempi e spazi per parlare, con serenità, di ciò che farete al rientro a casa.
 
Cari saluti
Monica Balli

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