Confine tra necessità e capriccio (bisogno o desiderio?)

 

Gentilissima Chiaretta,

trovo la tua rubrica molto interessante ed è infatti già la seconda volta che ti scrivo per capire meglio mia figlia.

Sono la mamma di Viola, una bella bimba di sei mesi.

Ho sempre cercato di assecondare mia figlia e di soddisfare le sue esigenze, dal momento che so che quando un neonato nasce non può avere già dei vizi, ma che esprime con il pianto le sue necessità.

So che quando una creatura viene al mondo spesso si trova spaesata: dalla condizione di “caldo e morbido abbraccio” dell’utero si trova improvvisamente in un luogo che non conosce, molto ampio rispetto al precedente, e ritrova tranquillità e sicurezza nell’unico elemento in grado di riconoscere: il seno ed il rassicurante abbraccio della madre.

Ho studiato che, proprio perché il pianto è il suo unico mezzo per comunicare, il bambino con esso manifesta tutti i suoi disagi: la fame, la sete, il sonno… Ma anche paura, insicurezza e bisogno di affetto: il pianto non è quindi capriccio, ma solo il mezzo per esprimere i propri bisogni!

Ho avuto la fortuna di poter allattare mia figlia al seno, e l´ho fatto a richiesta, ed ho la meravigliosa possibilità di dedicarmi a lei completamente, 24 ore su 24… Molte delle persone che mi circondano però mi dicono che forse assecondo troppo mia figlia, che ormai lei pretende tanta disponibilità da parte mia, sa di essere lei a comandare ed approfitta di questo.

Ma è possibile che possa essere veramente così come loro dicono?

Viola infatti richiede la mia presenza costantemente, si addormenta solo attaccata al mio seno e, anche se ha solo sei mesi, pare abbia già le idee molto chiare di ciò che vuole e cosa no e, se non si fa come vorrebbe lei, inizia a lamentarsi fino ad arrivare a piangere disperata con le lacrime.

Mentre siamo a spasso, ad esempio, capita spesso che rifiuti di stare seduta sul passeggino e pretende di fare gran parte del tragitto in braccio… E, devo essere sincera, faccio fatica a valutare questa, come tante altre situazioni, una necessità e non un capriccio.

A questo punto mi chiedo veramente qual è il confine che delimita necessità da capriccio, perché non è così facile da capire.

Faccio rifermento a te perché mi piacciono molto i tuoi consigli e sono convinta che un tuo parere possa essermi d´aiuto!

Grazie

Serena

Cara Serena, a me personalmente la parola capriccio non piace molto, un po’ perché trovo che ne si abusi, e un po’ perché non indica un sentimento del bambino, ma un giudizio dell’adulto, per cui non ci aiuta a capire nostro figlio, le sue emozioni e le sue richieste.

Da ciò che leggo nella tua lettera vorrei proporti due parole sostitutive, che utilizzerei per distinguere questi aspetti: bisogno e desiderio (il primo come sostituto di “necessità” e il secondo di “capriccio”). Vediamo come può cambiare l’interpretazione dei comportamenti di Viola.

Riporto uno stralcio dell’articolo: “Psicologia dei bisogni e desideri” del dott. Marco Baranello, psicologo, che può aiutarci a comprendere meglio la differenza:

“Con il termine bisogno o bisogno di base indichiamo una necessità primaria dell’organismo. Il bisogno è legato a degli stati di tensione che necessitano di essere risolti secondo un processo di tipo omeostatico; i bisogni sono per questo considerati non-oggettuali, cioè non nascono dall’incontro tra l’oggetto e il soggetto.

Il desiderio invece, è sempre legato ad un oggetto. Non esisterebbe desiderio senza un oggetto e, allo stesso tempo, non sarebbe possibile interagire con gli “oggetti” senza il desiderio di essi. […] I desideri pertanto hanno una genesi secondaria al bisogno che invece rappresenta l’impalcatura biologica dell’essere vivente.”

Secondo questa distinzione (che fa capo alle teorie freudiane tra l’altro), quello di mangiare, di dormire, di essere coperta possono essere considerati bisogni imprescindibili per la sopravvivenza, mentre quello di stare in braccio alla mamma è più ascrivibile al desiderio, perché è ricerca di un “oggetto d’amore” (la mamma).

Viola ha dei bisogni e dei desideri, ma i secondi come abbiamo visto non sono meno importanti dei primi, sono solo indirizzati a cose diverse. Col tempo imparerà, e tu potrai aiutarla in questo senso, ad aspettare senza voler soddisfare un bisogno o un desiderio in modo immediato. Imparerà ad aspettare dieci minuti se ha fame, o comprenderà che mamma la può prendere in braccio tra cinque minuti. Questa capacità presuppone però un livello di sviluppo psicofisico che a sei mesi è ancora del tutto assente (iniziano a vedersi gli albori verso i nove mesi), per cui, bisogno o desiderio che sia, la mamma dovrebbe rispondervi con sollecitudine.

Un saluto affettuoso, Chiara Rizzello

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