Una bimba dal carattere difficile

 

Gentile dottoressa Sannicandro,

sono la mamma di L, una bimba di 3 anni e 10 mesi.

Ho richiesto consiglio anche alla psicologa del sito, ma avrei piacere di avere anche un suo parere, data la sua lunga esperienza con i bambini.

Mi scuso per un intervento che sarà un po’ lungo, ma ho necessità di spiegarle bene chi è mia figlia, così da poter ragionare con lei sul suo recente comportamento.

L. è nata alla 36esima settimana di gestazione; la sua è stata una gravidanza voluta a breve distanza dalla prima (dalla quale è nato il mio primogenito), ma tuttavia piena di angosce e paure, dovute ad alcuni problemi che, all’epoca dell’ecografia morfologica, ci dissero potevano ricondurre alla sindrome di Down. Non avendo fatto, per scelta, indagini prenatali, vissi i mesi restanti con l’angoscia di questa possibile diagnosi, e con il desiderio impellente che la bambina nascesse al più presto, per poter verificare il suo reale stato di salute.

Nacque fortunatamente sana come un pesce, ma restò alcuni giorni in più nel nido patologico per via del peso che, alla dimissione, si aggirava sui 1,900 kg.

Era una neonata tranquilla, mangiava abbastanza regolarmente, allattata al seno per circa un mese e mezzo. Aveva la particolarità di "rumoreggiare" continuamente durante il sonno e di svegliarsi sempre (da che ricordi io, quasi tutti i giorni della sua breve vita) di cattivo umore.

Al compimento del primo anno il suo sonno era diventato assai irrequieto e leggero, nonché, via via che le settimane passavano, sempre più scarso. Quando arrivammo alle notti completamente "bianche", dietro consiglio della pediatra cominciammo a somministrarle il Nopron. Poiché però non eravamo convinti di questa strada, operammo diversi tentativi finché giungemmo a capire, con l’aiuto di una nuova dottoressa, che la bambina soffriva di un’intolleranza al latte vaccino. Eliminato questo, riuscimmo ad eliminare anche il Nopron nel giro di 3 mesi, e L. riprese a dormire tranquilla, continuando a svegliarsi 3-4 volte per notte. Ancora oggi, ha 2-3 risvegli per bere, o per una visitina nel lettone (che non le è mai stato precluso).

Si sveglia molto presto (6-6.30 del mattino), e va a letto verso le 21-21.30. Si è quasi sempre addormentata da sola nel suo letto: quando era molto piccola, se presa in braccio si dimenava per non sentirsi costretta; ora, ogni tanto chiede che qualcuno resti nel letto con lei, ma senza toccarla. Quando si sveglia, la mattina, è quasi sempre di cattivo umore, piagnucolosa, e di solito pretende che tutta la famiglia si alzi con lei per fare colazione!

Sta frequentando il secondo anno di scuola materna, l’anno scorso ha avuto un inserimento rapidissimo senza nessun problema, forte anche del fatto che il fratello (maggiore di 18 mesi) è in classe con lei. Le maestre mi riferiscono di una bambina tranquilla ma determinata, responsiva, attenta, vivace e del tutto indipendente. L’indipendenza forse è il tratto maggiore del suo carattere: L. da molto piccola è stata in grado di lavarsi e vestirsi da sola, nonché trovare veloci risoluzioni a problemi pratici come afferrare oggetti lontani o sistemare ingranaggi, se richiesto, sa apparecchiare e sparecchiare la tavola, farsi il letto, aiutare il fratello a vestirsi.

Da sempre si è mostrata caparbia e cocciuta nelle cose che la interessano, ma anche molto servizievole verso tutti.

In queste ultime settimane, però, mio marito ed io ci siamo accorti che L. sembra avere qualcosa che non va, come se ci stesse lanciando una richiesta d’aiuto alla quale non sappiamo rispondere. Il sonno si è fatto più irrequieto, sovente è di malumore, e ha iniziato ad avere comportamenti aggressivi nei confronti nostri e del fratello. Urla, di continuo, anzi, "ringhia", dovrei dire, poiché mentre urla digrigna anche i denti; morde e picchia, si rotola per terra se minimamente contrariata, dà calci ai mobili, picchia contro le porte. I momenti dei pasti, per quanto le venga lasciata discreta scelta sul tipo e ampia sulla quantità, sono diventati una battaglia: vuole essere imboccata, non vuole stare seduta a tavola, e ogni volta inizia a lamentarsi in modo isterico di tutto e del contrario di tutto: la pappa è troppa/troppo poca, troppo calda/troppo fredda e così via…

Dopo un primo momento in cui abbiamo reagito con fermezza, in questi ultimi tempi abbiamo provato ad adottare una linea più "morbida" cercando di assecondarla e di venirle incontro. Ad esempio, lasciando scegliere a lei la quantità di cereali da mettersi nel latte (che puntualmente viene buttato nella spazzatura), proponendole i vestiti da mettere, parlandole con calma quando urla, cercando di contenerla con un abbraccio quando inizia la scenata. Per ora non abbiamo visto risultati apprezzabili, se non il nostro sfiancamento!

Aggiungo che, al contrario, quando dorme dai nonni il sonno è del tutto tranquillo, come pure il risveglio, fatto in orari "accettabili" e chiamando sottovoce (a casa inizia spesso ad urlare che vuole la colazione non appena apre gli occhi, salvo poi non mangiare nulla quando le viene messa innanzi).

All’asilo sembra tutto normale: ha cambiato la maestra, (che L. dice piacerle di più di quella dell’anno scorso) ma le assistenti sono le stesse e mi dicono che nulla è mutato nel suo modo di fare.

Per completare questo quadro, devo dirle che nella nostra famiglia stiamo vivendo un periodo un po’ difficile, dovuto alla mia decisione, a inizio estate, di entrare in psicoterapia a causa di un disturbo del comportamento alimentare. Mio marito mi sta sostenendo notevolmente, e abbiamo cercato di tenere quanto più possibile i bambini allo scuro di tutto, ma so che inevitabilmente i miei momenti "bui" di tristezza o rabbia vengono percepiti anche da loro.

Le sto dunque chiedendo un consiglio per il benessere di mia figlia, che mi pare in balìa del suo stesso comportamento, di suo fratello, che si dice sovente spaventato dalle scenate di sua sorella, e di tutti noi, che non sappiamo più come gestire la cosa.

La ringrazio molto e la saluto cordialmente.

Maria

La psicologa saprà sicuramente risponderti e affrontare l’argomento molto meglio di me. Però io so che i famosi terribili due anni possono sia cominciare un po più tardi sia durare un po’ più a lungo di un anno o poco più. La bimba ti sta chiedendo di essere considerata, forse vede nel tuo problema alimentare, di cui certo non è cosciente ma percepisce il tuo stato d’animo, una fragilità, un bisogno che hai tu di essere amata e ascoltata proprio come lo ha lei adesso.

In fondo non ha mai goduto del privilegio di essere almeno per un po’ figlia unica e la presenza del fratello forse, in questo periodo, è da lei vissuta come un po ingombrante per le sue esigenze. Sicuramente la piccola percepisce le tue tensioni emotive malcelate, qualsiasi esse siano e il bisogno che tu hai di distaccarti, forse, un po da questo ruolo pressante di madre che ti ha succhiato l’anima in questi anni impedendoti di volerti più bene come avresti desiderato e chissà che in questo periodo tu non viva la presenza dei bambini come un ostacolo alla tua tranquillità e alla tua piena realizzazione come donna, o sul lavoro o altro.

Potresti avere trasmesso alla piccola la tua depressione, anche se l’hai ben celata (i bimbi hanno antenne finissime)la tua insoddisfazione personale che riveli nei disturbi alimentari, la tua mancanza di un progetto di vita solo tuo, da portare avanti senza condizionamenti e lei, che ora sta crescendo ed esprime più compiutamente un carattere forte e determinato, sceglie di rispondere e reagire a questo disagio nel modo che le è più congeniale, cioè la manifestazione di rabbia per essere ancora piccola e non in grado di modificare le situazioni, di rabbia per non riuscire ad elaborare e sopportare bene le frustrazioni, insomma di rabbia per non sentirsi amata come vorrebbe.

Un altro bambino, dal carattere più mite e forse più chiuso e timido, potrebbe reagire richiudendosi in se stesso, sentendosi di troppo davanti ad una madre che soffre per motivi di cui molto spesso i bambini si sentono responsabili anche se non è vero. La tua, invece, bellicosa per natura, vuole farsi sentire, attirare l’attenzione, gridare così il suo bisogno di essere ancora al centro del tuo cuore e delle tue attenzioni, occupando a sua volta lo spazio della tua mente che è attualmente invaso dai tuoi problemi personali. Se così fosse, avreste ragione tutte due e in questo caso solo la politica potrebbe srotolare la matassa: una terza persona super partes, meno coinvolta di voi due nel problema, che prenda in parte in mano la situazione e se da una parte si sostituisce a te nei momenti di cui hai bisogno per pensare ai tuoi legittimi problemi per sollevarti un po’ dalle responsabilità educative, dall’altra, se sarà il padre, tenterà di ristabilire quell’equilibrio affettivo di cui la bimba ha bisogno.

Durante la fase edipica le figlie femmine hanno un gran bisogno di sentirsi importanti agli occhi del padre tanto quanto hanno bisogno di sapere che il papà non è solo innamorato della mamma soffrendo per lei quando lei soffre, ma che, anche se in altro modo, è altrettanto innamorato della figlia che, in questi periodi, dovrebbe far sentire come la sua vera principessina. L’innamoramento per la figura paterna e la conseguente gelosia nei confronti della madre sono le tappe obbligate che una figlia femmina deve superare per sentirsi bene nei suoi panni femminili futuri, incluso il suo orientamento sessuale.

Questo è quanto mi sento di risponderti, come ogni volta azzardando molto visto che non solo non sono psicologa ma non posso nemmeno conoscerti meglio e mi devo limitare a quanto mi esponi in lettera.

Un caro saluto, Daniela

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