Streptococco

Gentile dottoressa,mio figlio di 11 anni da quando era più piccolo soffre di frequenti episodi di infezione da streptococco(3 ogni anno in mesi a seguire),con febbre altissima,per i quali viene curato con amoxocillina da prendere per 6gg.
Dopo il secondo episodio a distanza di un mese,per la prima volta,il pediatra ha deciso di effettuare un tampone a distanza di 10gg dalla fine terapia,dal quale è risultato positivo con una carica batterica di 10x9allaquarta.Con questi risultati ha deciso per un’altro tampone a distanza di venti gg.
Io sono molto preoccupata,mi dicono che questo battere è molto pericoloso sopratutto per il cuore,e il fatto che mio figlio ce l’abbia sempre addosso non mi piace.Il pediatra dice che probabilmente nel suo entourage scolastico o sportivo c’è qualche portatore sano che glielo attacca continuamente.A prescindere da ciò(non si può far tamponi ad altri!) mi sembrache la terapia antibiotica non risolva,altre mamme con simili problemi hanno risolto eradicando il battere con iniezioni di penicillina.Lei cosa ne pensa?
Inoltre ho un piccolo di 21 mesi,può prenderlo pure lui?Il pediatra dice che fino a due anni non succede.
La ringrazio anticipatamente,
Alessia




Praticando dei tamponi faringei per la ricerca dello streptococco beta emolitico di gruppo A in bambini in età scolare, puoi stare sicura che dal 30 al 50% risulterebbe positivo se non di più. I ceppi di streptococco sono moltissimi: le reinfezioni si spiegano quasi sempre col fatto che un bambino con tonsillite sintomatica cioè febbrile più tutti gli altri sintomi clinici di una tonsillite produce anticorpi specifici contro il ceppo di streptococco che ha in gola e non contro tutti gli altri. Pertanto, frequentando una comunità scolastica è facilissimo che un altro ragazzo possa trasmettergli un altro streptococco di ceppo diverso. La terapia con amoxicillina per 6 gg è quella classica e non è quasi mai utile prolungarla per altri giorni. Ugualmente, praticare un tampone faringeo per streptococco in un bambino che non presenta sintomi non ha nessun senso perché l’esercito dei portatori sani è infinito e un portatore sano di streptococco non necessita di alcuna terapia antibiotica. Le conseguenze cardiache, articolari, renali di una infezione da streptococco possono verificarsi solo se il soggetto che ha contratto una infezione da streptococco è predisposto geneticamente a questo tipo di conseguenza e se questo stesso soggetto ha contratto una infezione da streptococco provocata da un determinato ceppo conosciuto per poter essere causa di queste complicazioni. Bisogna, quindi, che in uno stesso soggetto coesistano le due eventualità: predisposizione e presenza di quel determinato ceppo di streptococco. Pertanto si tratta di complicazioni che, rapportate alla frequenza di infezioni streptococciche della popolazione infantile e dei portatori sani di streptococco sono rare. Pertanto, vanno curate con antibiotico solo le infezioni streptococciche sintomatiche, cioè febbrili con segni clinici di tonsillite acuta in atto e solo i soggetti a rischio di malattia reumatica o perché vi sono stati casi di reumatismo articolare acuto nei familiari, cioè genitori o fratelli o perché loro stessi hanno sofferto in passato di questa complicanza. Una terapia antibiotica va cambiata quando non si dimostra efficace cioè quando dopo due o al massimo tre giorni di somministrazione ad un dosaggio corretto non si evidenziano segni di importante miglioramento o di guarigione. Un antibiotico efficace per quella determinata malattia rende i batteri incapaci di moltiplicarsi già al secondo giorno di somministrazione e bonifica il soggetto dopo 5-6 gg. La penicillina ritardo viene utilizzata, di solito, solo nei soggetti a rischio per malattia reumatica, quelli specificati prima perché in questi soggetti e solo in questi il ripetersi di infezioni da streptococco rende più probabile questa temibile complicazione. Quando un bambino, in un determinato periodo della sua vita, vuoi per un transitorio calo delle difese immunitarie, vuoi per circostanze che permettono facili reinfezioni, vuoi per una memoria immunitaria “corta”, cioè labile, nei confronti dello streptococco, vuoi perché, magari, una terapia antibiotica iniziata troppo presto eradica l’infezione prima che il soggetto abbia avuto il tempo di sviluppare una quantità significativa di anticorpi specifici (aiutare troppo un bambino con antibiotici può avere i suoi risvolti negativi), si ammala di frequente, non c’è altro da fare che curarlo ogni volta in modo adeguato. Pochi lumi danno il tampone effettuato a fine terapia per capire se quest’ultima è stata efficace e sufficiente e quello fatto empiricamente dopo un mese, tanto per vedere se c’è ancora il germe. Può esserci, ma nulla ci dice che sia lo stesso di un mese prima o, com’è senz’altro più probabile, una ennesima reinfezione. Ricorda che anche gli adulti possono essere portatori sani di infezione streptococcica, cioè fratelli maggiori, genitori o altri adulti che frequentano abitualmente e a lungo la casa: non bisogna sempre dare la colpa ai compagni di scuola.

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