Spannolinamento: che guaio!

 

Gentile dottoressa,

mi rivolgo a lei per chiederle un parere e un consiglio.

La mia bambina più grande (compirà tre anni ad agosto) all’età di un anno ha sofferto di una brutta infezione alla vie urinarie. Si è reso necessario un ricovero ospedaliero di qualche giorno ed una serie di accertamenti (ecografia renale e cistografia minzionale) che hanno escluso malformazioni.

Il disturbo si è ripresentato una seconda volta dopo circa sei mesi in forma più leggera ed è bastata una cura antibiotica per risolverlo.

Alla luce di tutto ciò tutti i pediatri che hanno avuto occasione di visitare la bambina (sia in ospedale che al di fuori) mi hanno caldamente consigliato di levarle quanto prima il pannolino per ridurre il più possibile il rischio di recidive.

Così ho fatto e nell’estate dello scorso anno, alla soglia dei due anni ho iniziato l’opera di spannolinamento. La bimba è stata brava, ma ancora oggi abbiamo qualche piccolo problema.

Il fatto è che non dice mai di aver bisogno di andare in bagno, bisogna ricordarglielo e accompagnarla. Devo dire che non si bagna mai e trattiene la pipì per parecchie ore di fila (rifiutandosi categoricamente di farla se non le scappa).

Abbiamo cercato di darle delle abitudini e quindi la accompagno in bagno al mattino, prima dei pasti e prima di andare a letto, ma il vero problema è la cacca. Non avvisandomi mai di aver bisogno di farla, spesso si sporca, ma mai se siamo fuori casa.

Le abbiamo provate tutte. Tanta pazienza i primi mesi, poi qualche piccolo rimprovero. Non nego che a volte io perdo la pazienza perché ormai è quasi un anno che giriamo intorno a questa cosa e sembra proprio che non se ne venga a capo.

A settembre poi la piccola (che è al momento a casa con me) inizierà l’asilo ed io riprenderò il lavoro. C’è speranza di uscire da questo piccolo guaio per allora? Come dobbiamo fare?

La ringrazio per la sua attenzione e attendo un suo consiglio.

A mio parere lo spannolinamento è cominciato troppo presto e il problema del pannolino come ipotetico veicolo di infezioni urinarie poteva essere risolto semplicemente cambiando spessissimo la bimba impedendo, così, il ristagno di urina al suo interno e il prolungato contatto con l’uretra e i genitali.

La bimba ha avuto alcune inevitabili difficoltà, o per lo meno, ha imparato la continenza non come atto volontario. che partiva dalle sue sensazioni interne e da una sua consapevolezza, ma da un riflesso condizionato e, come hai detto tu, dalla voglia di essere brava e di compiacerti.

Questa modalità meno autentica di imparare la continenza può avere come conseguenza una ripresa dell’incontinenza dopo alcuni anni oppure una certa ribellione alle regole imposte dall’esterno anche quando l’età è giusta per poter controllare volontariamente gli sfinteri.

In poche parole, iniziare lo spannolinamento, per cacca o per pipì che sia, in un momento in cui il bambino o la bambina sono pronti e maturi per vivere l’esperienza dell’emissione volontaria e del trattenimento volontario come una conquista e un piacere, quindi come qualcosa di cui andare fieri e come una esperienza che diventa bello e piacevole ripetere anche per le sensazioni di benessere e di rilassamento che si vivono dopo avere imparato prima a trattenere poi a lasciare andare, insomma, come una esperienza piacevole e non un dovere imposto, crea i presupposti per una rapida acquisizione di tali funzioni, proprio perché l’essere umano ha come spinta vitale il principio di piacere e farà tanto meglio qualcosa quanto più sarà spinto dal piacere di farla piuttosto che dal solo dovere.

Al contrario, se l’inizio dell’acquisizione del controllo sfinterico dipende da una imposizione o da un semplice riflesso condizionato, diventa più difficile associare l’esperienza del piacere alla funzione stessa e questo può innescare alcuni comportamenti ambivalenti anche di opposizione nei confronti di chi impone questi comportamenti che possono rallentare nel bambino la presa di coscienza del reale significato di quello che stanno facendo.

Così, sia feci che urine sono trattenute o lasciate andare in base alla voglia che ha il bambino di regalare qualcosa al mondo o di chiudersi ad esso e non semplicemente in base al senso di piacere che può provare quando si libera dopo essersi per un po’ di tempo trattenuto volontariamente con il piacere di realizzare che è finalmente capace di dominare se stesso.

Le sgridate, quindi, non servono e possono essere controproducenti. Funzionano meglio le lodi e gli atteggiamenti di compiacimento quando la bimba si comporta correttamente associati alla minimizzazione del problema quando si sporca o rifiuta di evacuare. La bimba deve recuperare il piacere di espletare le sue funzioni che coincide con il piacere di saperle controllare: in questo modo passerà in secondo piano il senso del dovere e il tutto diventerà più fisiologico.

Un caro saluto, Daniela

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