Risvegli continui: smetto di allattare?

Buongiorno dottoressa,
sono una madre a dir poco disperata.
Mio figlio Luca, 14 mesi, non ha mai dormito una notte intera da quando è nato.
Non parlo di un risveglio, parlo di una media di 4/5 risvegli a notte.
Il bimbo è allattato ancora al seno, naturalmente non prevalentemente, visto che fa colazione con latte e biscotti, merenda con frutta, pranzo con qualsiasi cosa gli si porti alla bocca, merenda con jogurt e cena come il pranzo.
Poi verso le 21.00 lo attacco al seno (10/15 min.) e poi nanne.
Dorme tre ore filate poi si comincia. Una volta i denti, una volta il raffreddore, una volta vattelapesca.
Mi sono imposta solo una regola, il seno lo offro quando sono veramente esausta di cantare ninne nanne e coccolare, cioè una sola volta e non tutte le notti. Di giorno dorme ancora un’oretta la mattina e due ore il pomeriggio.
Con le ferie di Natale vorrei smettere di allattare definitivamente e mi aspetto già delle notti peggio che mai.
Secondo lei potrebbe essere legato al fatto che ancora allatto?
E quindi da Natale le cose potrebbere prendere una piega migliore?
Grazie
Una madre disperata
Paola

Cara Paola, il tuo bimbo, allattato ancora solo per consolazione e non a scopo nutritivo, per di più con una mamma stanca sull’orlo dell’esaurimento, non solo non riesce o non "vuole" intraprendere il cammino verso l’autonomia, ma, molto probabilmente, quando si attacca al seno, non riceve più la serenità che gli trasmettevi nei mesi precedenti, quando l’allattamento al seno, anche non più esclusivo, manteneva ancora la sua valenza nutritiva oltre che consolatoria.
Quando una mamma sa di trasmettere nutrimento indispensabile attraverso il latte è sufficientemente motivata a continuare ad allattare anche dopo il primo anno di vita; quando, istintivamente e razionalmente, capisce che il suo sacrificio non serve ad altro che a mantenere una dipendenza psicologica che sa tanto di capriccio più che di reale necessità e che, oltre a non essere più utile, rischia di rallentare il fisiologico cammino verso l’autonomia, cioè quando capisce che sta sacrificandosi per niente, è bene che abbia il coraggio di essere autentica, di non mentire più a se stessa e di convincersi senza nessun senso di colpa, che è ora di voltare pagina, non solo per il suo bene ma anche per il bene del bambino che, da ora in poi, continuerà a ricevere lo stesso amore ma sotto forma diversa, più idonea alla costruzione del suo equilibrio psicologico.
Un bambino si accorge se la mamma allatta solo col seno e non più col cuore, sente che non c’è più la comunicazione di un tempo e riceve poco latte e molta insicurezza: in lui potrebbe insinuarsi la paura di non essere più amato come prima.
Per questo diventerà ansioso e bisognoso di continue conferme.
Esprimerà questo bisogno con continue richieste di essere allattato perché non avrà avuto modo di sviluppare un linguaggio o una modalità espressiva diversa.
Per il bene del tuo bambino dunque, è bene e giusto che tu smetta di attaccarlo al seno. Quando piange puoi lo stesso tenertelo vicino, abituandolo gradatamente ad un oggetto transizionale consolatorio come un pupazzetto o anche il ciuccio (solo se non ne abusa e se a lui può servire in questa fase di passagio verso l’autonomia).
Convinciti che qualche "no", quando serve, può essere detto a tutte le età e che, se viene al momento giusto, fa più bene di un "si" detto a denti stretti senza convincimento.
Inoltre, fidati del tuo istinto di mamma: se ti spinge ad interrompere l’allattamento, ascoltalo, e cerca di riflettere sui motivi che ti portano a dire basta.
Capirai da sola che per te e per il tuo bambino, è giunto il momento di cambiare stile di comunicazione. Magari non sarà così per un’altra mamma e un altro bambino, ma non si è buone mamme se non si ha il coraggio di affrancarsi dagli schemi, dagli scrupoli e da quella idea di mamma perfetta che tanto ha riempito il cuore e le fantasie prima che il piccolo venisse alla luce.
Per ogni mamma e ogni bambino ci sono tempi di crescita del tutto personali che non si imparano, non si programmano e non si possono prevedere: non servono libri, non servono schemi. La mamma deve essere pronta a crescere assieme al suo bimbo, a guidarlo ma soprattutto ad essere guidata da lui. Senza questa disponibilità di animo non si costruisce un’autentica relazione e non si matura nel faticoso cammino della genitorialità.
Un caro saluto e Buone Feste!
Daniela

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