Riflesso arcaico di aggrappamento, o di Moro

Salve dottoressa,

le scrivo relativamente alla sua gentile risposta sul riflesso arcaico (e mail di ottobre). Ora Andrea ha 7 mesi e mezzo e lo fa ancora. Noi abitiamo in una casa con la scala a chiocciola e scendendo le scale con in braccio lui sin da quando è nato, irrigidiva distendendo le braccia coi pugni chiusi. Ora non lo fa più sulle scale, ma in momenti casuali della giornata, sia che è seduto sul letto sia in braccio.. e lo fa anche 6-7 volte al giorno.

Inoltre, mentre irrigidisce le braccia sul volto compare un’espressione di paura, anche se apparentemente non ne ha motivo. Quando ho chiesto alla pediatra di cosa si trattasse (circa 4 mesi fa) mi disse che è un atteggiamento innato proveniente dai riflessi arcaici, e in particolare quello di aggrappamento o, mi ha detto, anche di moro, esattamente come mi disse lei nella risposta alla mia e-mail. Solo che lui non si aggrappa a niente e quando succedono queste cose ha una espressione impaurita che mi fa pensare che non sia un atteggiamento normale.

Vorrei che lei mi dicesse se il mio bimbo necessita di una visita più accurata o se questo atteggiamento rientra nel normale.

La ringrazio


Per capire se il bimbo necessita di un esame neurologico particolare data la persistenza del riflesso di Moro, anche solo accennato in forma parziale, bisognerebbe, ovviamente, averlo sotto gli occhi per valutare il suo atteggiamento in generale e praticare un esame neurologico completo. Però, anche nella impossibilità di fare ciò, qualcosa sulla persistenza del riflesso di Moro oltre il limite di età normale e sulle implicazioni che questo potrebbe avere sul bambino si può comunque accennare.

L’insieme dei riflessi primitivi, o arcaici, che il neonato presenta sin dalla nascita – il riflesso di Moro è uno di questi – è espressione di un controllo dei muscoli corporei e della posizione del corpo nello spazio ancora priva del controllo delle strutture superiori corticali del cervello, che non sono ancora mature alla nascita.

Tali riflessi, fisiologici nei primi mesi di vita, dovrebbero gradatamente dissolversi e scomparire e il riflesso di Moro, in particolare, non dovrebbe essere più presente dopo il quarto mese in quanto dovrebbe essere sostituito gradualmente con altri riflessi detti posturali che permettono al bambino tutti quei complessi adattamenti motori e del tono muscolare atti, prima a raggiungere e in seguito a mantenere nel tempo, un corretto atteggiamento sia antigravitario, cioè in posizione eretta, seduta o in piedi che sia, sia di equilibrio, al fine di fargli conquistare, in sequenza, la posizione stabile seduta, la posizione eretta e la deambulazione.

Tutto ciò, non più attraverso semplici riflessi, cioè sequenza motorie non comandabili dalla corteccia cerebrale e dalla volontà, ma il risultato di una complessa integrazione funzionale tra organi sensoriali (occhio, labirinto, udito) e motori (braccia, mani, dita) e corteccia cerebrale.

Il persistere troppo a lungo dei riflessi arcaici può, quindi, ostacolare la normale acquisizione di tutto quel corredo di prassie, cioè di quel complesso di coordinazioni motorie e sensoriali atte a portare a termine una determinata funzione (scrivere, leggere, correre) e, alla fine, può rendere il bambino goffo e impreciso, con la conseguenza che, crescendo, può rendersene conto e, magari, sentirsi frustrato e diventare ipersensibile, a volte insicuro e poco incline all’attenzione sulle cose, nonostante che, dal punto di vista strettamente neurologico, egli non dimostri dei deficit apparenti e non possa, quindi, essere inquadrato in una sindrome neurologica particolare.

C’è da dire, comunque, che il riflesso di Moro classicamente concepito, cioè completo oltre che di abduzione ed estensione delle braccia verso l’esterno, anche di apertura delle dita delle mani con successiva chiusura a pugno stretto come nel gesto di afferrare, sospensione temporanea del respiro e, a volte, grido o pianto, prima di esaurirsi del tutto con il passare dei mesi, può trasformarsi in un riflesso di Moro, come dire, più adulto, più maturo, senza l’estensione e l’apertura delle dita con successiva chiusura ma solo estensione delle braccia, scatenato da variazioni di posizione del capo o del corpo nello spazio, da una rotazione del corpo (scala a chiocciola), cioè da una stimolazione vestibolare, oppure da un rumore improvviso o da uno spavento. Un riflesso di Moro, quindi, incompleto, del quale, comunque, ci si deve aspettare la scomparsa al compimento del primo anno di vita, altrimenti esso deve considerarsi patologico.

Cosa può causare una anomala persistenza del riflesso di Moro?

Non so se sia il caso del tuo bimbo, per il quale, comunque, non mi preoccuperei troppo visto che ha solo sette mesi, è più probabile che non vi sia una sola causa ma più concause sottostanti al persistere di questo riflesso ed esse possono avere avuto luogo anche molto prima della nascita.

Situazioni di gravidanze difficili, infatti, possono esitare in questa particolare espressione neurologica del bambino: per esempio un vomito gravidico persistente e molto accentuato, un forte stress in gravidanza, una minaccia di aborto, una gestosi, un diabete gestazionale, una infezione virale nei due primi trimestri di gravidanza, il fumo, l’assunzione di alcool o droghe, l’insufficienza placentare…insomma, l’accento è su tutte quelle patologie che possono avere complicato una gravidanza; così come, dopo la nascita, problemi di travaglio, giri di funicolo al collo, placenta previa, parto operativo con estrazione con forcipe o ventosa, asfissia perinatale, ittero elevato e prolungato, prematurità o post maturità importanti, manovre rianimatorie particolari, ecc.

Nei primi mesi dopo la nascita, febbri elevate, convulsioni febbrili ripetute, possono esistere nella storia clinica di un bambino con persistenza dei riflessi arcaici che, con il trascorrere dei mesi e degli anni, potrebbe avere alcuni ritardi come, per esempio, difficoltà ad iniziare il linguaggio, a deambulare, ad imparare a vestirsi da solo, a controllare gli sfinteri oltre i 5 anni, a smettere di succhiarsi il pollice olte i sei anni, ad avere equilibrio in bicicletta, movimenti agili durante la ginnastica e soprattutto le capriole, a superare la fase ambidestra quando inizia a scivere (mancato orientamento di lato, mancinismo incompleto…), cattiva coordinazione occhio-mano, difficoltà ad imparare a scrivere correttamente, dislessia, disgrafia, incapacità di articolare bene alcune parole, incapacità di selezionale ed evidenziare dei particolari in una figura con difficoltà, per esempio, ad indicare dove sono gli occhi o dove è la bocca in un disegno di un viso mentre l’attenzione si fissa sul contorno del viso o sui capelli che possono essere dettagli non pregnanti.

Ma, com’è stato detto, la valutazione definitiva del comportamento neurologico di un bambino che presenta persistenza di uno o più riflessi arcaici si fa soltanto al compimento del primo anno di vita, perché se è vero che tali riflessi dovrebbero naturalmente scomparire entro il quarto mese, è anche vero che tale scomparsa può essere anche più lenta del normale e quello che importa è che, mese dopo mese, si assista ad una lenta riduzione di essi contemporaneamente ad una graduale comparsa di tutte le tappe posturali e motorie previste per l’età.

Parlando più in dettaglio del riflesso di Moro: esso inizia verso l’ottava, nona settimana intrauterina e viene inibito gradatamente verso la sedicesima settimana extrauterina. Quando la scomparsa non è totale ma si assiste soltanto ad una sua riduzione di intensità diventando meno evidente ed incompleto senza l’apertura delle dita e la successiva richiusura a pugno stretto (lo ereditiamo dai primati, cioè dalle scimmie, che si lanciano in volo urlando con zampe anteriori e posteriori estese e abdotte e dita allargate e si fermano aggrappandosi ad un ramo), viene chiamato riflesso di Moro adulto o di Strauss, ma anch’esso deve esaurirsi entro l’anno di vita.

Il neonato e il piccolo lattante mettono in atto il riflesso di Moro ad ogni percezione di pericolo, non solo in occasione di bruschi cambiamenti di posizione della testa o del corpo nello spazio, anche in seguito ad un rumore forte ed improvviso, un soffio improvviso d’aria fredda sul viso, una luce abbagliante; è solo con il passare dei mesi che tale risposta diventa più settoriale, più articolata, meno intensa, più ragionata, cioè più ridimensionata e agli stessi stimoli reagirà, magari, soltanto con un piccolo sobbalzo, con una smorfia, con una alzata di spalle, un girare lo sguardo verso la fonte luminosa o sonora.

I bambini che mantengono una reazione generalizzata a stimoli localizzati o di piccola entità, sono da tenere in osservazione perché, da grandi, magari, potrebbero sviluppare, per esempio, eccessivi timori nei confronti di situazioni di minimo impatto emotivo come, per esempio, fobie, agorafobia, oppure timori di qualsiasi cambiamento delle loro abitudini, timori per situazioni che non riescono a controllare, difficile flessibilità caratteriale con scarsa adattabilità a circostanze nuove, nonché ipersensibilità agli stimoli sensoriali, disagio in una classe troppo affollata o rumorosa o in un luogo troppo illuminato.

Sono bambini che vengono di solito giudicati ipersensibili, bambini tendenzialmente paurosi, con scarsa autostima, ansiosi, incapaci di giudicare con obiettività una certa situazione per incapacità di fare una selezione, una scala di valori tra dettagli o fatti più importanti e fatti meno importanti. Ne potrebbe andare di mezzo il senso di realtà complessivo, la capacità di attenzione, ecc.

Non vi sono studi sufficientemente rigorosi in tal senso e un rapporto tra causa (persistenza del riflesso) ed effetto (disturbi anche minimi di comportamento) è sempre difficile da individuare con certezza, però, anche in presenza di un bambino di sviluppo psicomotorio ed emotivo nella norma, con una storia di persistenza di alcuni riflessi arcaici oltre il limite considerato normale, è sempre opportuna una attenzione in più a tutte le piccole e grandi tappe del suo sviluppo nel tempo onde evitare di trascurare un possibile nesso tra causa ed effetto che, in caso di problema emergente, potrebbe aiutare a chiarire la situazione del momento.

Nel tuo caso, però, vista la tenera età del bimbo, non mi preoccuperei più di tanto e aspetterei l’evolversi della situazione, soprattutto se nella storia completa del bimbo, inclusi i mesi di gravidanza, non vi sono elementi fuori dalla norma da segnalare, se le sue tappe di sviluppo motorio, psicologico e di adattamento all’ambiente sono perfettamente rispettate e se non ha una anamnesi patologica degna di interesse nei primi mesi di vita.

Un caro saluto,

Daniela

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