Quantità di cibo a 22 mesi

 

Gentile dottoressa,


le scrivo per un parere inerente la quantità di cibo che assume quotidianamente la mia piccola Medea di 22 mesi, giusto per sapere se questi pasti "minimali" possono inibirne lo sviluppo. Premetto che fin dai primi mesi ho avuto serie difficoltà col cibo tanto da affidarmi quasi esclusivamente all’allattamento al seno che, peraltro, continuo a dare.

La bimba pesa 10,5 kg ed è alta 84 cm. Medea non beve il latte, non l’ha mai fatto, ed io sopperisco col calcio levofolinato tre volte la settimana. Non fa colazione, piuttosto urla e si dispera, qualunque cosa le si possa proporre.

A pranzo faccio bollire un cucchiaio da tavola di pastina e la somministro con brodo vegetale e un omogeneizzato da 80 gr. di carne o di pesce. Ne lascia almeno metà.

Il pomeriggio le do un omogeneizzato di frutta o uno yogurt che mangia a stento.

La sera, come il pranzo, faccio il solito brodino con il cucchiaio raso di pastina ed aggiungo il solito omogeneizzato da 80 gr. Nel piatto ne rimane sempre un po’.

Specifico che provo spesso a offrirle dei cibi alternativi che assaggia appena. Di qualsiasi cosa si tratti, carne, pesce fresco, uova, salumi, formaggi, lei assaggia e basta. Nemmeno il cibo "spazzatura" le piace. Cioccolata e dolciumi non l’attraggono nemmeno.

Ho provato col Carpantin (inutile), il Periactin (inutile), la pappa reale, i multivitaminici (Protovit, Indusil,Betotal) tutti inutili. Ho somministrato l’Intrafer per sopperire ad una eventuale carenza di ferro. Tutto vano. Non mangia.

Il seno lo offro per tranquillizzarla e per farla dormire di notte, conscia della quasi inutilità nutrizionale del latte materno in questa fase.

Adesso, il mio problema: mi devo preoccupare? Esistono dei prodotti che sviluppano l’appetito? Attendo la sua cortese risposta.

Cordiali saluti, Francesca

Per quanto possa sembrare strano, vista la scarsissima quantità di cibo che la bimba assume (sempre, comunque, al di fuori del latte materno, la cui entità non è controllabile), la bimba non è messa poi così male dal punto di vista del suo accrescimento, visto che la sua altezza è circa al 40° percentile e il suo peso, benché basso, tra il 15° e il 20° percentile, quindi valori bassini ma non certo patologici.

Per inquadrarla meglio bisognerebbe sapere altezza e peso dei genitori, sia attualmente che all’età che ha attualmente la bimba, rapporto che avevano i genitori alla stessa età nei confronti del cibo, però potrei dire che se la piccola pesasse un solo chilo di più sarebbe perfettamente nella norma.

Io avrei in mente di consigliarti qualcosa che potrebbe suscitare in te molte perplessità: cioè io aspetterei al massimo la buona stagione, maggio per intenderci, che corrisponderebbe più o meno al compimento del secondo anno della piccola, poi toglierei definitivamente il latte materno, non fosse altro che per fare superare alla bimba la sua ostinazione di fare riferimento unicamente al seno come nutrimento, piacere e consolazione, ostinazione che le impedisce di crescere e di maturare il gusto per un modo più maturo di alimentarsi.

L’utilizzo del seno, infatti, potrebbe essere la causa o una delle cause del suo ostinato disinteresse per gli altri sapori e per gli altri cibi che classificherei, appunto, più come disinteresse che come vera anoressia. Farei questa prova con la fine della stagione fredda proprio perché ora il fabbisogno calorico è maggiore e non mi sembra il caso di ridurre l’alimentazione alla bimba con il rischio che inizialmente rifiuti il latte vaccino continuando anche a rifiutare gli altri cibi.

Detto ciò, cercherei di fare un secondo sforzo, soprattutto di ordine mentale: preparare soltanto cibi adeguati all’età della bambina. Via gli omogeneizzati, quindi, riduzione drastica dei brodini vari che, dopo due anni di somministrazione farebbero inorridire chiunque e via soprattutto questo atteggiamento troppo accondiscendente da parte tua di dare alla bimba qualsiasi cosa o comunque sempre le stesse cose pur che apra la bocca e mangi. Se non avrai tu per prima il coraggio di cambiare, anche a costo di tenerla digiuna due giorni, il circolo vizioso non si romperà da solo.

In questo, l’inserimento della bimba all’asilo, se non è già stato fatto, potrebbe risultare molto utile perché la bimba è già abbastanza grande per socializzare e per sviluppare quello spirito di emulazione che permette ai bambini un po’ chiusi in se stessi e timorosi delle novità di aprirsi al mondo. Non esistono, in questa ottica, altri farmaci o integratori che tu non abbia ancora provato e che siano efficaci per stimolare l’appetito.

Potresti, però, portare la bimba in montagna e farla muovere e stancare all’aria aperta in modo che bruci calorie, oppure portarla in piscina ad un corso di acquaticità per più piccini o comunque qualsiasi iniziativa utile a fare muovere fisicamente la piccola affinché bruci calorie e abbia maggior appetito.

Se, al momento dei pasti, il rapporto con te è di una certa contrapposizione, responsabilizza il papà o anche altre persone così da non essere il solo riferimento della piccola al momento del pasto, abituala all’autonomia e, piano piano, evita di imboccarla se ancora lo fai, mettendole in mano il cucchiaio, fai partecipare la piccola alla preparazione dei pasti, insomma, più che pensare ad aiuti farmacologici, fatti aiutare dalla fantasia.

Infine, abbi più fiducia nella capacità della bimba di autoregolarsi e, dopo esserti accertata che non faccia ricorso ai deleteri fuori pasto (deleteri non tanto perché fuori pasto ma perché potrebbero essere qualitativamente troppo calorici – cioccolata, merendine, dolci vari, succhi di frutta – e scarsamente equilibrati dal punto di vista nutritivo), lasciala un po’ libera di fare come le pare, lasciando in giro e proponendole ogni tanto quel pezzettino di pane o quel cucchiaino in più di baby merenda, per esempio, che andrà a controbilanciare la scodellina di pastina non terminata.

Quindi, in sintesi, prima di tutto obiettività sulle condizioni di buona salute della piccola escludendo tutte le possibili cause patologiche di inappetenza, poi atteggiamento sereno di fronte al cibo, eliminazione di regole troppo rigorose a questo proposito, variazione frequente dei sapori, evitare di insistere troppo sulle quantità da assumere, atteggiamento giocoso e comunicativo durante i pasti, inserimento all’asilo nido se non è ancora stato fatto e controllo solo trimestrale della crescita in peso e altezza che, se costante anche se su valori non brillantissimi, dovrebbe tagliare la testa al toro ed eliminare ogni ossessione dal punto di vista dell’alimentazione della piccola.

Un caro saluto, Daniela

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