Per allattare più a lungo possibile

Gentile Dottoressa, sono mamma di un bimbo allattato esclusivamente al seno. Il mio desiderio è allattarlo più possibile e ho sentito dire che allattare di notte stimola maggiormente la produzione di latte. E’ vero?

La ringrazio infinitamente,

Nadia

 


 

Cara Nadia, quello che stimola la produzione di latte è principalmente la suzione del bambino. Dopo il parto, infatti, più precisamente dopo l’espulsione della placenta, l’organismo materno affronta la brusca sospensione della produzione di tutti gli ormoni che produceva la placenta, in particolare estrogeni e progesterone. Questo brusco calo ormonale stimola l’ipofisi materna (che è una ghiandola situata alla base del cervello) a produrre uno dei due ormoni responsabili della produzione del latte: la prolattina. Come la stragrande maggioranza degli ormoni che produciamo, la prolattina ha un ritmo di secrezione chiamato "circadiano" perché non costante durante le 24 ore ma più abbondante in certe ore del giorno o della notte piuttosto che in altre. La prolattina, come del resto anche altri ormoni prodotti dall’ipofisi, viene secreta più abbondantemente durante la notte. Questo non dipende soltanto dal ritmo circadiano: anche il sonno e il miglior equilibrio della pressione sanguigna che si ottiene mantenendo una posizione sdraiata, piuttosto che seduta o eretta, favoriscono la secrezione di prolattina. Per questo le mamme hanno molto latte la mattina, soprattutto la mattina presto. Bastano, infatti, poche ore di sonno profondo (quando mai una mamma che allatta può permettersi lunghe dormite!) per rendere le poppate abbondanti anche quando il bimbo ha succhiato con gli stessi brevi intervalli sia di giorno che di notte. E’ anche per questo che si consiglia sempre alle mamme che allattano di non saltare mai, se possibile (le primipare se lo possono permettere), il sonnellino pomeridiano: in questo modo avranno più latte per le poppate serali che, notoriamente, sono più scarse di quelle mattutine. Ma il sonno pomeridiano, per essere efficace come quello notturno, deve essere concepito come un vero e proprio sonno, cioè bisogna che la mamma si spogli e vada a letto sdraiata, in silenzio e al buio come se fosse notte, altrimenti sarà solo un riposo ma non un vero sonno.
Oltre alla prolattina, un altro ormone, l’ossitocina, è implicato nel processo di allattamento. Lo stimolo alla produzione di ossitocina è dato dalla suzione del bambino che stimola precise terminazioni nervose situate nel capezzolo. L’ossitocina serve a fare contrarre i dotti galattofori e a veicolare il latte contenuto nella mammella verso lo sbocco nel capezzolo. Inoltre, solo se la mammella è vuota, se è stata, cioè, completamente svuotata e non vi è latte residuo sia nei dotti galattofori che negli acini dove viene prodotto, può costituire un ulteriore stimolo a nuova secrezione di prolattina. In poche parole: la prolattina stimola la produzione di latte e l’ossitocina le contrazioni dei dotti galattofori che servono per farlo fuoriuscire (come avrai notato, quando il bimbo succhia un seno il latte esce a gocce anche dall’altro seno). Per mantenere a lungo un buon allattamento bisogna quindi fare di tutto per mantenere alta e costante la secrezione di questi due ormoni. E per fare ciò non occorrono miracoli: occorre attaccare spesso il bambino, minimo ogni tre ore sia di giorno che di notte (se il bambino dorme bene di notte si può saltare una poppata e fare un intervallo di sei ore ma non di più se possibile) e lasciarlo succhiare ogni volta fino a completo svuotamento della mammella. Quest’ultima raccomandazione non è sempre attuabile se il bambino si addormenta a metà poppata o se la mamma ha più latte rispetto a quello che desidera il bambino. In questo caso, alla poppata successiva, si avrà l’accortezza di attaccare il bambino prima alla mammella dove, alla poppata precedente, si era attaccato alla fine e viceversa. Così, l’eventuale latte rimasto nella mammella sarà succhiato dopo poche ore e non costituirà stimolo inibitorio per la produzione di prolattina.
Una terza raccomandazione alla mamma che allatta è una buona alimentazione, ricca di proteine, di vitamine, di calcio e di liquidi. In genere si consiglia di assumere dalle 200 alle 300 calorie in più rispetto alla dieta standard, soprattutto assumendo alimenti proteici. Per darti un’idea, 300 calorie sono un panino con prosciutto o un toast ben farcito. Non è quindi necessario mangiare per due. I liquidi invece sono molto importanti. Bisogna aumentare di almeno un litro l’assunzione di liquidi nelle 24 ore e, in totale, bisognerebbe bere due e mezzo, tre litri al giorno di liquidi poco o nulla dolcificati e non gasati.
Quindi, se vuoi allattare a lungo, segui queste semplici regole: attacca il bimbo al seno quando vuole, cercando però di dargli almeno sette poppate al giorno ogni tre ore (cerca di non allungare mai l’intervallo tra le poppate oltre le tre ore); attaccalo ogni volta ad entrambe i seni, invertendoli alla poppata successiva se non li ha svuotati completamente; non ti separare mai da lui ma portalo sempre con te anche se hai commissioni da fare o impegni che ti portano a dover uscire; non dargli mai latte artificiale e, se possibile, neanche camomilla o tisane varie con il biberon; trova molti momenti di contatto con lui pelle a pelle, senza interposizione di vestiti; cerca di dormire, se non a lungo, per lo meno spesso, facendo un buon sonnellino pomeridiano per spezzare le fatiche del giorno; mangia in modo sano e equilibrato e non stare mai molte ore a digiuno: meglio frazionare i pasti e mangiare qualcosa ogni 3-4 ore, in pratica come il bambino; fai sempre una ricca colazione la mattina; alterna i momenti di sonno e di relax con movimento leggero come passeggiare almeno mezz’ora al giorno a passo piuttosto svelto (anche di più se ti fa piacere): il movimento stimola la circolazione e contribuisce a mantenere costante e normale la pressione che spesso, nella mamma che allatta, tende a diminuire; bevi sempre molto evitando tutte le bevande gasate, dolcificate e confezionate; varia costantemente la tua dieta ogni giorno per evitare di trasmettere al bambino quantità eccessive di uno stesso nutriente che potrebbe dare fenomeni di sensibilizzazione. Per fare questo, imposta uno schema con almeno 14 pasti tutti diversi (pranzo e cena per una settimana). E, per il resto, goditi questi momenti e non porti troppi problemi.
Un caro saluto,
Daniela
P.S.Il latte, di notte, risente dei nutrienti assunti durante il giorno. Per questo si crede più ricco di quello della mattina che segue molte ore di digiuno: ma se si ha l’accortezza di mangiare spesso, la differenza non è sostanziale. Il bambino, poi, nelle prime settimane di vita, risente ancora un po’ di quanto a lui succedeva in utero: dormiva, cioè, durante molte ore diurne e stava sveglio durante la notte.
Questo comportamento dipende dalla caratteristica del feto di essere complementare alla madre, per quanto riguarda le secrezioni ormonali: cioè, quando la mamma, fisiologicamente, durante la notte, riduce la secrezione dei suoi ormoni della veglia, il cortisolo per intenderci, il feto tende ad equilibrare tale fisiologica carenza producendo lui stesso più cortisolo: in questo modo, di notte è bello sveglio e pimpante e di giorno più sonnolento. Ma sono anche i movimenti materni del giorno che cullano il feto e lo fanno addormentare. Un ritmo più regolare lo prendono verso il terzo mese, quando diventano in grado di interagire intensamente con l’ambiente, vedono meglio e sono troppo interessati al mondo che stanno scoprendo per perdere tempo a dormire. Di conseguenza, la sera sono stanchi e si addormentano. Anche la loro funzionalità cerebrale matura e i cicli del sonno si allungano. 
Inoltre, compiuto il terzo mese, il latte materno cambia composizione, si arricchisce di proteine e, soprattutto, di grassi. I grassi conferiscono lunga sazietà al bimbo che allunga fisiologicamente l’intervallo tra le poppate e ha meno bisogno di svegliarsi di notte per nutrirsi.

 

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