Paure immotivate a due anni e tre mesi

Salve dottoressa,

mia figlia ha 2 anni e 3 mesi ed è una bambina molto socievole e solare.
Ama stare insieme agli altri bambini e anche con gli adulti che conosciamo casualmente al parco e non ha nessuna difficoltà a socializzare. È estroversa, simpatica ed anche buona.

In casa siamo molto uniti e non ci sono evidenti problemi che possono traumatizzarla. Siamo sempre sorridenti in sua presenza e a vederla non sembra avere dei problemi (sempre se ne ha…).

Però ho notato che ha paura di cose elementari, ad esempio della lavatrice accesa, del ventilatore, dell’ascensore, delle candele… Mi ripete "paua, paua" e non riesco a capirne il motivo.

Stanotte ha avuto un incubo e si è svegliata urlando "l’ape, l’ape". Penso abbia sognato un’ape che la scorsa estate l’ha punta al piedino.

Io la rassicuro dicendole che non le succederà niente, che la sua mamma e il suo papà le sono vicino e la proteggeranno da qualunque cosa e che gli oggetti che la terrorizzano in realtà non fanno niente. Allora, lei si avvicina, ad esempio, alla lavatrice e mi dice "e’ spenta" e si mette a giocare con la manopola. Ma se l’accendo, scappa via piangendo.

Vede la tv, ma mai da sola e solo programmi per bambini della sua età trasmessi su un canale Rai dedicato (Rai yoyo) e non sembra impaurita mentre li guarda…

Come fa ad aver paura di oggetti innocui o immaginari, ma non delle persone?

È una fase naturale dello sviluppo psicofisico della bambina della sua età?

Mi darebbe un consiglio su come aiutarla a superare questa paura?

La saluto cordialmente e ringrazio
Monica

Le paure sono esperienze naturali e inevitabili per ogni bambino. Esse vanno rispettate e mai sottovalutate perché aiutano a crescere, ad acquisire consapevolezza delle varie realtà del mondo, dei suoi misteri, delle sue incognite e dei suoi potenziali pericoli e soprattutto aiutano il bambino, una volta superate, ad acquisire autostima oltre che coraggio. Il genitore è tenuto a non sottovalutare o trascurare le richieste di aiuto provenienti dai loro figli quando esprimono una loro paura nella consapevolezza che si tratta di una esperienza utile oltre che inevitabile in quanto l’elaborazione positiva e il superamento di una paura rafforza l’autostima del bambino e con essa la curiosità verso il mondo che lo circonda, il coraggio, la socialità e così via: in definitiva la sua intelligenza e l’equilibrio della sua personalità futura.

I timori espressi dai bambini sono anche molto tipici e diversi per ogni età. Essi vanno accolti e contenuti dal genitore e mai sottovalutati o peggio, eliminati con un atteggiamento troppo protettivo o premuroso. Nello stesso tempo, mai e poi mai vanno utilizzati come ricatto del tipo: "se non vai a dormire arriva l’uomo nero" e così via… Dai genitori vanno prima di tutto vissuti con empatia, cercando di calarsi nella realtà del bambino e di vedere il mondo con i suoi occhi piuttosto che sforzarsi di razionalizzare e minimizzare la paura che ai loro occhi adulti sembra banale.
Trai i due e i tre anni il bambino, con l’apprendimento della deambulazione sciolta e sicura, con l’acquisizione di una crescente autonomia motoria, di capacità espressive e comunicative, verbali e non verbali sempre maggiori, molto elevate e complesse e la crescente consapevolezza di un sé interiore autonomo rispetto alle figure di riferimento con le quali viveva in simbiosi fino a poco prima, sperimenta una graduale indipendenza, un progressivo distacco da situazioni protettive conosciute dalle quali dipendeva sia fisicamente che psicologicamente in tutto e per tutto e questa nuova situazione, assieme all’ebbrezza di onnipotenza dovuta all’istinto di opporsi all’autorità delle figure genitoriali, crea tensioni e anche oscure paure che il bambino, forse per meglio dominarle, concretizza in paura di qualcosa di esterno a sé.

Inizia, infatti, a questa età, la paura dell’acqua, a volte del buio, dei mostri o di alcuni personaggi fiabeschi, ma molto spesso, sempre a questa età, ancora piuttosto concreta e poco o nulla simbolica, la paura di oggetti rumorosi come aspirapolvere o lavatrice o di oggetti semoventi, come il cestello della lavatrice, per esempio, di cui il bambino ancora non conosce il funzionamento e che per questo motivo non riesce a controllare. Questo non riuscire a controllare alcune situazioni, in una fase dello sviluppo emotivo e cognitivo che porta il bambino proprio a sperimentare una nuova forma di controllo anche su di sé oltre che sul mondo esterno – per esempio inizia a saper controllare gli sfinteri quindi defecazione e minzione possono essere volontari, inizia a correre senza cadere e a camminare speditamente controllando la velocità, ecc. – lo destabilizza.

Prendiamo, per esempio, l’acquisizione del controllo sfinterico e la conseguente abitudine che il bambino acquisisce di urinare o defecare nel wc piuttosto che nel pannolino: l’atto di alienare qualcosa di interno a sé e di poterlo finalmente fare coscientemente e volontariamente induce un sentimento di omnipotenza nel bambino, ma anche di paura che, nel caso della defecazione o minzione, può essere legata all’esperienza della perdita di queste parti di sé – feci e urine – quando scompaiono nel vortice dell’acqua che scorre nel wc e che tutto risucchia. Un vortice, in fondo, simile al movimento del cestello, specie in fase di centrifuga. Con questa associazione potrei essermi spinta troppo oltre perché non so se la tua bimba ha già iniziato a controllare i suoi sfinteri, ma è un esempio che per alcuni potrebbe essere pertinente…

In ogni caso, come comportarsi di fronte alla paura di un bambino?

Come ho detto, sempre in modo sereno, empatico e incoraggiante. Rispettando i tempi del bambino, per esempio, nel caso della tua bimba, la lavatrice va fatta conoscere e sperimentare piano piano, prima da spenta chiedendo alla bimba di introdurvi i panni da lavare a lavatrice ovviamente spenta, poi, allontanando la bimba quando la si mette in moto, spiegarle che si tratta semplicemente di un elettrodomestico molto utile per evitare fatica alla mamma, ecc., ecc. né più né meno della comodità che può offrire un automobile, anch’essa rumorosa quando il motore gira, ma utile quando si deve andare molto lontano e non si può affrontare il percorso a piedi o un aspirapolvere che aspira la polvere meglio e più velocemente di una scopa silenziosa. Farle capire l’utilità di un oggetto e soprattutto il fatto che esso non vive di vita propria ma funziona solo se l’uomo lo vuole e lo mette in moto, può aiutare il bambino ad inquadrare meglio il problema e a rendere il tutto meno misterioso o imprevedibile. Tutto questo con calma e rispettando i tempi di comprensione e di elaborazione del bambino.

Perché la bimba non ha paura delle persone così come delle cose che non conosce, mi chiedi? Perché la comunicazione tra umani ha delle regole e dei codici verbali e non verbali che la bimba ha già ben imparato a decodificare e ad utilizzare per farsi capire, per farsi apprezzare, per attirare l’attenzione; perché, in qualche modo gli umani sono già piuttosto prevedibili per lei (o meglio, lei si illude che sia così in quanto purtroppo o per fortuna non conosce ancora i pericoli insiti in tale fiducia, ovviamente, ma questa è un’altra storia…) Perché suppongo che sia sempre stata circondata da amore ed abbia imparato a fidarsi delle persone. Ma gli oggetti inanimati sono un’altra storia…e per fortuna la febbre tecnologica non si è ancora impossessata della sua anima!

Un caro saluto, Daniela

 

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