Otite non risolta

Gentile dottoressa Daniela, le scrivo per mio figlio Niccolò (16 mesi).
Circa 3 settimane fa si è svegliato di notte urlando moltissimo. Dopo 3 ore di urla si è riaddormentato e la mattina abbiamo trovato il lenzuolo sporco e il tipico orecchio incrostato da otorrea.

La mia pediatra è stata purtroppo operata ed è assente, ma, sapendo la sua predisposizione a trattare l’otite con otorrea tramite antibiotico (Amoxicillina generico), ho chiesto alla sostituta la ricetta e la posologia: prima me l’ha prescritto per 8 giorni ogni 8 ore, poi al controllo il timpano era ancora aperto ed è stato allungato fino a 10 giorni.

Al controllo seguente, ancora allungato a 15 giorni ed è stata indicata una terapia con aerosol (Clenil e Broncovaleas) 4 volte al giorno. Essendo impossibile sottoporre Niccolò ad aerosol 4 volte al giorno, ho chiamato l’otorino che mi ha sconsigliato l’aerosol e suggerito una cura con Bentelan 0,5 2 volte al giorno per 2 giorni e poi una volta al giorno per 5 giorni. Ora siamo alla fine di queste due settimane di antibiotico e 1 di cortisone.
Risultato? Ancora il bimbo ha secrezioni verdastre (tipo moccolo) da entrambe le orecchie, non si fa sfiorare, piange e si lamenta molto. 
Lei cosa suggerisce?
Grazie
Silvia 


Suggerisco di modificare l’antibiotico magari sostituendolo con una cefalosporina monosomministrazione oppure un sulfamidico. Se ha ancora secrezione verdastra dall’orecchio io proverei a fare un tampone auricolare, benché i risultati possano venire sfalsati da altri germi presenti nel condotto auricolare esterno. La terapia antibiotica per le otiti batteriche è lunga e rognosa perché l’antibiotico si concentra difficilmente e con lentezza nei tessuti sui quali deve agire in quanto lo "assorbono" con difficoltà. A volte, per disperazione, si passa ad una terapia intramuscolare per 5 giorni per poi proseguire con lo stesso antibiotico per bocca. Anch’io penso che l’aereosol, in questo momento, sia l’ultimo dei problemi per Niccolò. Ho accennato al sulfamidico (Bactrim) perché, qualora servisse, sarebbe un farmaco utilizzabile anche per lunghi periodi (dopo la fase acuta a dose terapeutica si passa alla somministrazione con dose dimezzata per alcune settimane, se necessario).

L’otorino mi sembra la figura professionale più idonea per seguire il problema così come si sta manifestando.

Un caro saluto,
Daniela

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