Non dorme mai più di 4 ore di seguito

Gentile dottoressa,
la contatto perché sono ormai allo stremo delle forze e i pediatri a cui mi sono rivolta finora, hanno totalmente ignorato il mio problema.
Il mio cucciolo è nato il due novembre con parto naturale (un po’ difficoltoso con travaglio e fase espulsiva molto lunghi) e da allora io non faccio più una notte di sonno.
A dire il vero, non dormo proprio più se non ho qualcuno che si occupi al posto mio del bambino qualche ora.
Spiego meglio, lo allatto al seno dalla nascita, da una settimana sono costretta a dargli l’aggiunta di latte artificiale (Mellin 1) perché sembra che il mio latte sia insufficiente. A ogni modo riesce a poppare da me circa 90/100 gr. di latte per sei poppate al giorno che integro con 30/40 gr. di artificiale.
La sua crescita finora è stata buona, alla nascita pesava 2.800 kg (nato a termine alla 39+4) e dopo il calo fisiologico, alla dimissione era 2.630 kg, ora a due mesi e 11 giorni pesa 4.800 kg.
Comunque nell’arco delle 24 ore mio figlio dorme dalle sei alle otto ore complessive (dipende dai giorni) il tutto ovviamente frammentato in pisolini di mezz’ora/ un’ora, raramente riesce a fare tre o quattro ore di sonno di seguito e quasi mai di notte. Il resto del tempo, mangia o piange, resta sereno solo per pochi minuti dopo la poppata e poi iniziano i pianti.

Ora tralasciando il fatto (per altro non tanto trascurabile) che io non dormo più e non ho più una vita, sto iniziando a pensare che mio figlio abbia qualcosa che non va.
I dottori che lo hanno visto mi dicono che è sano, ma allora mi chiedo perché non dorma mai.
Abbiamo provato di tutto: bagnetti, ninne nanne, continuo cullare ma nulla ha avuto effetto.
Mi dica lei cosa posso fare perché sono sempre stanchissima e tutta dolorante per le ore passate con mio figlio in braccio e non riesco ad essere serena e attiva come vorrei e come il mio piccolo meriterebbe.
La ringrazio anticipatamente,
Elisa

Sei veramente sicura che al bimbo serva l’aggiunta di latte artificiale? Non potresti rimediare aumentando il numero delle poppate, cioè attaccandolo al seno una o due volte in più nell’arco della giornata?
La valutazione se dare o meno l’aggiunta non si deve basare sulla quantità di latte poppato al seno calcolata con la doppia pesata ma bensì sullo stato di sazietà del bimbo dopo la poppata al seno, qualsiasi quantità abbia preso in quel momento. 
Alla valutazione della sazietà del momento va poi aggiunta la valutazione dell’accrescimento mensile che non è affatto obbligatorio che sia per forza di un chilo al mese, come da manuale, ma può essere anche inferiore, purché non inferiore al mezzo chilo e purché la crescita in lunghezza del bimbo continui ad essere nella norma, cioè circa 4 cm. al mese.

Detto ciò, a parte la ben conosciuta sindrome ipereccitabile che può accompagnare per qualche mese dopo la nascita un bambino che ha subito un parto un po’ difficoltoso e faticoso, diagnosticabile non solo dal pianto frequente e dal sonno breve e spesso interrotto, ma anche da altri sintomi neurologici come tremori, ipertono muscolare e riflessi arcaici esagerati, ecc., bisognerebbe pensare al reflusso gastroesofageo, cioè all’esofagite da reflusso.
Se tu hai l’abitudine di leggere quanto si scrive sul sito, ti sarai accorta della frequenza di questo disturbo e di quanto sia impegnativa la gestione di un bimbo con reflusso, specie nei primi mesi. Allora se il tuo bimbo, a volte, si stacca dal seno o dal biberon improvvisamente con aria arrabbiata e si mette a piangere, se inarca la schiena all’indietro quando succhia o quando piange, se tende a rigurgitare o a ruminare un po’ di latte che gli resta o gli ritorna in bocca dopo la poppata, se ogni tanto ha una tosse strana, se ha molta bava dalla bocca, o anche in assenza di questi sintomi, prova a prospettare il problema al tuo pediatra, che potrebbe proporti una terapia di prova con un antiacido come il Ranidil per un po’ di tempo per valutare i miglioramenti.

Io, senza poter vedere e visitare il bimbo, non posso dirti molto di più: posso solo consigliarti di dare meno aggiunte possibile di latte artificiale, basandoti esclusivamente sulla sazietà del bimbo dopo la poppata al seno e accorciando l’intervallo tra le poppate, di bere molto e di escludere almeno i latticini dalla tua alimentazione, oltre ai cibi troppo dolci o troppo grassi e alle bevande eccitanti come tè, caffè coca-cola, ecc., di fare controllare il bimbo anche dal punto di vista neurologico per escludere che possa avere una sindrome ipereccitabile e dal punto di vista pediatrico o gastroenterologico per escludere che possa soffrire di reflusso gastroesofageo. 

A te consiglio di organizzarti la vita in modo da poterti riposare di più: è probabile che per un altro po’ di tempo tu non riuscirai a fare sonni particolarmente prolungati, ma dovrai cercare di dormire tutte le volte che dorme il bimbo e se, nell’arco delle ventiquattro ore, riuscirai a fare almeno tre sonni di minimo tre ore, magari anche in orari non consueti come la mattina o la sera sul presto, vedrai che, pur non essendo il sonno tranquillo di prima della maternità, riuscirai ad andare avanti egregiamente per qualche altro mese, fintanto che il bimbo non sia cresciuto e svezzato del tutto. Contemporaneamente, regalati alcuni momenti di relax tutti per te: fatti fare alcuni cicli di massaggio rilassante o ayurvedico senza portare il bimbo con te, fatti aiutare in tutto e per tutto nei lavori domestici, nella spesa, nel cucinare, cioè in tutto quanto non sia di stretta pertinenza dell’accudimento del piccolo e tu cerca di vivere esclusivamente per te e per lui, cioè allattalo, coccolalo, dormi, coccolati e fatti coccolare e non pensare a nulla ma vivi giorno per giorno, come fanno i bambini. 
Non affidare il bimbo ad altri solo per essere libera di fare altre cose (salvo i massaggi o il tempo che ti prendi per le coccole personali): affida tutte le altre incombenze e responsabilità quotidiane ad altri e occupati soltanto del tuo bimbo. 

Per decodificare l’ipotetico malessere del bimbo, ammesso che non sia soltanto un fatto caratteriale, ereditato, magari, da uno dei genitori, affidati a medici saggi e riflessivi che sappiano inquadrare bene il problema e non avere paura di continuare a chiedere consigli se ne sentirai la necessità fintanto che non si sarà trovata la soluzione o la spiegazione esauriente del problema. 

Un caro saluto, Daniela

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