Nido si, nido no

 

Gentile dottoressa,

le scrivo per chiederle un consiglio su un argomento che mi sta molto a cuore e che mi sta creando non pochi dubbi.

Ho 2 figli, una di 2 anni e uno di 5 mesi, Matilde e Andrea. A settembre Matilde ha iniziato ad andare per la prima volta al nido; non ci sono stati grossi problemi d’inserimento anzi, devo dire che la bambina è stata piuttosto rapida tenendo conto che fino ad allora è sempre stata solo ed esclusivamente con me.

Andando al nido, come era prevedibile, ha iniziato a prendersi un po’ di raffreddori e per ultima una bella tosse catarrosa; immancabilmente tutto ciò che ha preso è stato poi trasmesso al suo fratellino, che da quando è nato si è già fatto tre febbri, sempre passate dalla sorella e dai cugini più grandi e adesso gli è toccata pure questa tosse.

Io non lavoro per adesso e starò a casa almeno un altro anno pieno e quindi Matilde in teoria non è obbligata a frequentare il nido e quindi vorrei un suo parere sull’eventualità di lasciarla ancora a casa con noi, per evitare questo continuo contagio e soprattutto pensando all’inverno che sta per iniziare che hanno predetto essere pieno di virus influenzali, non ultimo il famoso virus a.

Io non vaccinerò i bambini per le influenze, però mi preoccupa il fatto che lei dal nido possa contrarre qualcosa e poi portarla a casa. Secondo lei sarebbe un errore tenerla a casa,f orse sono troppo scrupolosa e dovrei lasciare che continui la sua esperienza senza farmi troppe paranoie, oppure pensa che possa essere una soluzione tenerla a casa un altro anno prima della materna?

Aggiungo per ultimo che il costo di questo nido è molto elevato e anche questo sta influenzando parte della mia decisione.

la ringrazio anticipatamente della sua risposta,

cordiali saluti

Arianna

La valutazione è principalmente tua perché sono tue le considerazioni da mettere sul piatto della bilancia e molto meno quelle di ordine medico. Se la bimba fosse più piccola non avrei molti dubbi a dirti di ritirarla dall’asilo perché prima dell’età del linguaggio e comunque prima dei due anni i bambini non partecipano tanto alle attività del nido da pensare che la loro frequenza in comunità sia così pedagogicamente importante per loro e mettendo sul piatto della bilancia i pro e i contro, inclusa la presenza del fratello, io penso che i contro prevarrebbero.

Però, se la bimba è ormai inserita bene e sta traendo vantaggio da questa sua nuova esperienza e se le malattie che si sta prendendo sono sempre di natura piuttosto banale e vengono da lei superate in pochi giorni e egregiamente bene senza provare un eccessivo malessere, io delle malattie non mi preoccuperei più di tanto anche se inevitabilmente le passa poi al fratello.

Aspettare un anno non porterebbe lontano e nel giro di alcuni mesi il piccolo sarebbe comunque destinato ad ammalarsi di più per il semplice fatto che è secondogenito. La valutazione la farei sulla spesa e su quanto incide sul bilancio familiare e sulle tue energie residue perché non dimenticare che nonostante il bimbo piccolo sia ancora un bambolotto, fra poco avrà nuove e più faticose esigenze e tu ti troverai a dover gestire due bambini di età diversa, di cui una, la grande, da occupare tutto il giorno in attività interessanti.

Quindi, a mio avviso, vada per il nido, magari vaccinando la grande almeno contro una delle influenze e vaccinandoti a tua volta, almeno fintanto che non noti che la bimba si ammala sempre di più, deperisce, dorme e mangia male e così via. Ma a due anni è difficile che questo succeda. Se, però, ti senti energica e hai aiuti a sufficienza e se la piccola non provasse delusione in caso di ritiro dall’asilo, tieniti pure i due bimbi a casa e goditeli ora che puoi farlo, ma sempre senza mettere in primissimo piano il timore delle malattie.

Per certi versi il primo anno di scuola, che sia nido o scuola materna, è sempre il primo anno e i bambini che non hanno mai frequentato l’asilo nido rischiano di ammalarsi comunque alla materna, anche se un po meno. Le difese immunitarie si formano sul campo, non in trincea.

Un caro saluto, Daniela

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