Due pareri discordanti

 

Salve sono Fabiana,

 

io ho una bimba di otto anni tra pochi giorni, ha sofferto e soffre tuttora molto frequentemente di tonsilliti e conseguenti streptococchi e ha preso "augumentin".

 

Nel mese di febbraio scorso con un forte mal di gola e presenza di placche e febbre prima di iniziare l’antibiotico il pediatra mi ha detto di fare il tampone abbiamo iniziato subito dopo con l’augumentin e quando ho ritirato le risposte era positivo e ovviamente l’augumentin andava bene.

 

È guarita e per mia colpa non abbiamo ripetuto il tampone dopo un po’ per vedere se era andato via ma comunque la bimba stava benissimo.

 

La scorsa settimana accusava un po’ di mal gola ed io immediatamente la porto a fare il tampone e risulta di nuovo positivo,vado dal pediatra di base e mi dice di ripetere l’antibiotico senza approfondire il perché di questa frequenza (considerando poi che 2 anni fa abbiamo fatto un day hospital di otorinolaringoiatria per approfondire e non e’ risultato nulla di strano e le tonsille non sono da togliere).

 

A quel punto io, ormai sfiduciata sono andata dalla pediatra privata che mi riservo per le occasioni un po’ piu’ delicate la quale mi ha chiesto di approfondire facendo un emocromo completo con ves tas pcr sideremia ferritina e ripetere anche il tampone. Dopo due giorni ho ritirato le analisi e il tas era ovviamente alto 359 la ves a 31 (val.rif.2-30) pcr 5,0(0,0-12) globuli bianchi neutrofili 2,91(1,80-7,00) e ovviamente il tampone positivo.

 

La dottoressa mi ha detto che con queste analisi non ci sono segni di infezione elevata come dovrebbe essere per uno streptococco e comunque la bambina dopo tre giorni di antiinfiammatorio (niflam) stava e sta benissimo.

 

Ha detto di non preoccuparmi perché probabilmente è portatrice sana.

 

Io mi domando : come possono esserci due pareri cosi contrastanti. aspetto con ansia la sua risposta e la ringrazio tantissimo in anticipo per tutte le belle parole che usa con noi mamme apprensive e timorose.

 

Grazie

 

 

 

 

Segui i consigli della pediatra che hai contattato privatamente: i bambini portatori sani di streptococco, cioè con presenza di streptococco in gola ma assenza di sintomi patologici sia all’osservazione clinica sia alle risposte delle analisi, non vanno trattati con terapia antibiotica a meno che non si sia certi che sono predisposti alla malattia reumatica a causa di precedenti casi di reumatismo articolare acuto in famiglia o a causa di un pregresso episodio di reumatismo articolare acuto nel bambino stesso.

 

Il tampone faringeo si attua soltanto in presenza di una tonsillite acuta sintomatica, cioè accompagnata da febbre, mal di gola, forte arrossamento delle tonsille con o senza placche di pus e non anche alla fine della terapia antibiotica per capire se l’antibiotico è stato efficace e la sua durata sufficiente.

 

Il tampone faringeo, quindi, deve essere considerato null’altro che una conferma alla ipotesi diagnostica che il pediatra pone semplicemente visitando il bimbo e non come la ricerca di qualcosa che potrebbe esserci ma non si vede.

 

Quindi quando un bambino non ha sintomi, anche se va soggetto a tonsilliti da streptococco, non bisogna praticargli il tampone faringeo. In caso di tonsilliti ripetute e molto frequenti, magari un tampone faringeo alle persone che stanno maggiormente a contatto con il bambino, anche adulte, si potrebbe mettere in programma, perché gli adulti portatori difficilmente sviluppano sintomi acuti se non, magari, sporadica febbretta, pallore, astenia anche se sono portatori di streptococco, ma potrebbero trasmetterlo ai bambini con i quali stanno a contatto e che, magari, vuoi per una loro caratteristica, vuoi per un aiuto troppo frequente e precoce dell’antibiotico che viene loro viene prescritto, non hanno la possibilità di sviluppare una sufficiente, efficace e duratura immunità nei confronti di questo batterio.

 

Quanto ai pareri e modi di procedere contrastanti tra un medico e l’altro… che dire? Ogni persona è una testa pensante a sé stante e non tutti sono disposti a seguire pedissequamente le linee guida e i protocolli terapeutici che esistono per tutte le patologie ben conosciute preferendo continuare ad agire e pensare autonomamente: a volte questo modo di svolgere la professione funziona e ha un ché di personale e geniale particolarmente illuminante e da non contrastare, a volte, invece, può indurre in errore.

 

La medicina, come ripeto spesso, purtroppo o per fortuna, non è sempre una scienza esatta e in certi casi difficili e poco inquadrabili in una sindrome conosciuta particolare, l’idea geniale e fuori dalle righe di un bravo medico è risolutiva; altre volte, invece, a pensare con la propria testa e a non aggiornarsi continuamente si rischia di incorrere in errori di valutazione; altre volte, infine, si agisce come si è abituati da anni ad agire per abitudine o per mancanza di tempo per aggiornarsi continuamente.

 

Fortunatamente, al giorno d’oggi, i nuovi strumenti di comunicazione, internet per primo, agevolano moltissimo l’aggiornamento continuo e le discussioni chiarificatrici tra colleghi.

 

Un caro saluto, Daniela

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