Crisi di pianto inconsolabile a quattro mesi

 

Buongiorno Dott.ssa Sannicandro,

sono la mamma di un bimbo di quasi quattro mesi, il mio primo figlio, dal temperamento sicuramente vivace!

Vorrei chiederLe un parere circa un suo comportamento che, onestamente, mi sta un po’ impensierendo. In queste ultime due settimane Filippo ha avuto, in quattro occasioni, due delle quali ieri ed una oggi, quelle che io chiamo "crisi di rabbia". Non so se il termine sia giusto, né se in effetti siano crisi legate ad un momento di rabbia o stizza.

Consistono in crisi di pianto sempre più forti ed inconsolabili, nelle quali il bimbo sembra perdere il controllo. La prima volta sono rimasta basita e molto spaventata, ho pensato di calmarlo con un bagnetto ed è andata bene.I n quell’occasione arrivavamo da una giornata secondo me per lui un pò stressante, ricca di stimoli e sollecitazioni (i parenti,una casa nuova). Ieri questa crisi è arrivata ancora in casa d’altri, è stata difficilmente placabile, solo dopo un bagnetto ed un contenimento "fisico" (l’ho stretto a me, sussurrandogli parole rassicuranti) si è calmato e poi si è addormentato.

Lo stesso nel pomeriggio,altro principio di crisi:anche in questa occasione,secondo me, era stato sollecitato dalla presenza di più persone e mi sembrava che il suo bisogno fosse quello di essere preso in braccio (ma io ho rifiutato, essendo stato in braccio già per tutto il giorno). In quell’occasione, sono uscita con lui e l’ho portato a spasso: si è placato e poco dopo addormentato. Infine,questa mattina…Dopo esser tornati dal consueto giro e dopo aver dormito per una buona ora, Filippo, improvvisamente, si è di nuovo agitato, piangeva disperato, quasi da farsi venire il vomito…Gli ho fatto un bagnetto, non è servito, si è calmato solo con una specie di "nenia" e con la ripetizione di parole rassicuranti, dette in maniera costante e ferma.

Questa volta eravamo a ridosso della pappa, in effetti poi ha mangiato e si è rasserenato.

Scusi se sono stata prolissa, ma volevo darLE un quadro il più possibile completo. Mi creda, comincio ad essere un po’ preoccupata, non capisco cosa gli succeda, perché reagisca così ed in maniera così improvvisa.

E poi a che cosa reagisce? Comincio anche a sentirmi in colpa,forse sbaglio in qualcosa.

La ringrazio per il suo tempo, anche poche parole mi saranno di aiuto.

 

I lattanti sentono, a volte, il bisogno di scaricare delle tensioni nervose accumulate durante la giornata. A quattro mesi, il loro interesse per il mondo che li circonda si fa ogni giorno più vivo e ogni nuovo stimolo, ogni nuova esperienza, visiva, tattile, acustica, relazionale che sia provoca una intensa emozione che lì per lì non ha modo di scaricarsi perché il bambino viene subito attratto, magari, da qualcos’altro, accumulando emozione su emozione e anche un po di stress.

Pertanto, specie al momento della pappa, quando iniziano i crampi della fame e la pappa si fa un po’ attendere, altro disagio da sommare ai precedenti, il bambino può avere bisogno di scaricare molte tensioni e il pianto, per quanto possa sembrare di difficile gestione e disperato, è un fenomeno salutare che la mamma deve imparare a contenere senza lasciarsi troppo prendere dall’emozione e dall’empatia soffrendo assieme al bimbo se non più di lui.

Quando la mamma soffre esageratamente e si fa coinvolgere troppo dal pianto e dal disagio del suo bimbo, diventa incapace di essere un riferimento sereno e consolatore per lui e si crea un circolo vizioso dove tensione del bimbo si somma a tensione della madre che ha come unica impellente preoccupazione, non quella di fare sfogare il bimbo per benino contenendolo e rassicurandolo, ma quello di fare di tutto e di più affinché il pianto, che tanto turba spesso più la madre che il figlio, cessi al più presto.

Per fare questo ecco comparire bagnetti in orari strani e inconsueti, ciucci in bocca, poppate anticipate, cullamenti che assomigliano più a terremoti che a delicate ninne nanne e così via.

A volte si tratta di strategie efficaci perché distolgono il bambino dalle sue tensioni interne e sembrano consolarlo, ma altre volte possono disorientarlo. Vi sono, poi, bambini che tollerano bene le frustrazioni e i disagi interni e altri che, invece, hanno una bassissima soglia di tolleranza sia alla fatica che alla frustrazione, alla fame e via discorrendo.

Sono temperamenti che di solito si ereditano e che vanno gestiti con pazienza facendo in modo che il bambino abbia giornate calme, abitudinarie, con occupazioni rasserenanti, immerso in un ambiente con pochi rumori, poco affollamento, centellinando le persone che potrebbero essere considerate delle estranee, rispettando il più possibile i suoi orari di fame e rendendo abitudinarie la passeggiata alla stessa ora, una o due volte al giorno, il bagnetto alla stessa ora, la pappa alla stessa ora e così via.

In questa monotona routine, le novità devono trovare posto ma, anch’esse, sempre centellinate, almeno finché il bimbo non sia in grado di gestire meglio emozioni e frustrazioni che comunque, prima o poi, dovrà conoscere. Per insegnare questa corretta gestione è bene che la mamma inizi piuttosto precocemente a insegnare al piccolo l’autonomia, cioè non troppo a lungo in braccio e non in braccio per un nonnulla, non subito il ciuccio o la coccola quando inizia a piangere ma, sempre stando accanto a lui, sostenere e sopportare un po il pianto con animo sereno: il bambino assorbirà questa serenità e la farà sua e nello stesso tempo avrà modo e tempo di inventarsi alcune strategie per uscire da solo dallo stato di tensione.

Ovviamente vanno esclusi tutti i problemi di natura fisica che possono essere alla base di questa irritabilità, se ve ne fossero e bisogna avere fiducia sia in se stessi e nella propria capacità di capire e di gestire le situazioni senza farsi prendere da un inutile panico, sia nel bambino e nella sua capacità di maturare piano piano con il passare dei mesi.

Un caro saluto, Daniela

 

 

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