Crisi di ansia e attaccamento al rientro dall’asilo

Gentilissima dottoressa ,

la disturbo ancora per un altro problema verificatosi ieri, al rientro del mio bimbo, di 13 mesi, al suo asilo nido dopo un periodo di malattia.

Premetto che frequenta questo nido dai 7 mesi, è sempre stato buonissimo e apparentemente sereno all’asilo. Le maestre dicono che è un angelo.

Quando lo porto lì , al mattino, non fa particolari storie, mi guarda, tende le braccine, chiama mamma una volta e poi lo portano a giocare e passa tutto.

L’unica cosa che mi fa sospettare che sia sereno solo in apparenza è che in concomitanza con l’inserimento all’asilo ha cominciato ad avere molti risvegli notturni che non siamo più riusciti ad eliminare.

Negli ultimi mesi, però, al rientro a casa, ha cominciato a comportarsi in modo strano: mi si attacca alle gambe e vuole stare molto in braccio e piange e si dispera. Ieri invece al rientro a casa si è trattato di un vero e proprio attacco isterico, con urla strazianti e angoscia terribile, mi ha spezzato il cuore, nonostante tutti i miei tentativi per calmarlo e rassicurarlo.

Potrei capire una ansia da separazione al momento del distacco al mattino, ma come mai si comporta in questo modo al rientro a casa, quando al limite dovrebbe essere felice di vedermi?

E come devo comportarmi quando manifesta questa ansia e sofferenza? Io lo tengo in braccio e lo coccolo più che posso, ma ad un certo punto devo pur rimetterlo giù e tutto ricomincia.

Cosa mi consiglia? Purtroppo non ho modo di evitargli lo stress dell’asilo, ci deve andare per forza.

La ringrazio infinitamente

Benedetta


Cara Benedetta,

il tuo bimbo è ormai abituato all’ambiente dell’asilo e quando arriva la mattina è sereno e sazio della tua presenza dal pomeriggio precedente fino a quel momento; per di più potrebbe anche essere rassegnato visto che avrà intuito che la scelta che hai fatto è necessaria e non voluttuaria.

I bambini capiscono queste sfumature in modo eccezionale tanto è vero che, per esempio, se hanno realmente una qualche malattia, accettano la visita pediatrica con molta più rassegnazione di quando sono portati dal pediatra solo per un controllo generale e un bilancio di salute e, ugualmente, se intuiscono che la mamma è assolutamente determinata e non ambivalente nel portarli al nido, sanno che non possono fare altro che adattarsi.

Si tratta, però, solo di un adattamento, in quanto, fino al secondo anno compiuto, la necessità di socializzare e anche la capacità di socializzare ancora non è maturata e l’asilo, per quanto confortevole e accogliente possa essere, è sempre una forzatura e un ripiego per il bambino, che starebbe molto più volentieri a casa ma soprattutto con la mamma e con i genitori.

Allora il tuo bimbo, magari ancora un po’ fiacco e convalescente, probabilmente, in questi giorni, sente ancor di più il bisogno di farsi coccolare e rassicurare e la frustrazione di dovere aspettare delle lunghe ore prima che ciò accada (il senso dello scorrere del tempo non è ancora sviluppato) crea in lui un dolore che al tuo arrivo non riesce e non vuole reprimere.

Si sfoga così con te per scaricare l’ansia accumulata: ti grida, in questo modo, tutta la sua sofferenza e rabbia di dover sottostare ad una costrizione senza potere far nulla per modificare la realtà. Le educatrici dell’asilo, poi, pur comprensive e premurose, non hanno tempo e non ritengono giusto occuparsi di un bambino in via privilegiata con il rischio di dovere trascurare tutti gli altri: così, quando vedono il tuo piccolo triste o scontroso, probabilmente tentano di distrarlo inserendolo con una certa insistenza tra gli altri piuttosto che dare spazio e sfogo, magari, alla sua voglia di piangere e alla sua nostalgia per la mamma.

Il bimbo sarà, allora, condizionato e accetterà di buon grado di comportarsi come "la società" vuole che si comporti e per tutti sarà il bimbo sereno e tranquillo che gli adulti desiderano. Ma prima o poi tutto il disagio deve pur venire fuori e allora ben venga la crisi isterica al tuo ritorno e il suo morboso attaccamento anche fisico a te: sarà la sua ricarica, la sua compensazione.

Quindi coccolalo pure e comunica molto con lui. È giunto ad una età difficile, più difficile dei sette mesi di prima. I suoi primi passi contribuiscono a fargli vivere esperienze di distacco da te, le prime vere esperienze di distacco di cui è in grado, ora, di prendere coscienza realmente. Sappi che, magari in forma attenuata, si comporterebbe così con te anche se non frequentasse l’asilo e tu stessi sempre a casa con lui, solo che in questo caso avrebbe più tempo e più opportunità per esprimere la sua angoscia di separazione e la sua rabbia non avrebbe tempo di accumularsi diventando così prorompente.

Abbi pazienza ancora un po’, cerca di vincere i tuoi inevitabili sensi di colpa e di comunicare molto con il bimbo cercando di programmare delle cose da fare insieme che al bimbo piacciono molto quando lo andrai a prendere di pomeriggio: promettigli un giro alle giostre o altra piccola distrazione che lui ama molto in modo che piano piano, giorno dopo giorno, il bimbo impari ad immaginarti anche quando non ci sei, a portarti nel cuore quando siete lontani pregustando l’avvenimento divertente che gli avrai promesso la mattina, accompagnandolo all’asilo.

È ancora piccolo, ma fra poco vedrai che funzionerà.

Un caro saluto,

Daniela

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