Camminare sulle punte

Gentile dottoressa,

le chiedo un consiglio per ristabilire la giusta andatura in una bambina di due anni e tre mesi che, sin da quando ha iniziato a camminare, ovvero a 14 mesi e mezzo, si sposta sulle punte.

Dopo la fase del gattonamento, iniziata intorno ai nove mesi, ha cominciato a provare a sollevarsi da sola.
In famiglia l’abbiamo aiutata a fare dei passetti o saltelli da ferma tenendola per le manine, favorendo il suo stare sulle punte.

Il mio grosso cruccio è proprio pensare che questa abitudine sbagliata nel camminare sia stata provocata "in buona fede" da noi famigliari stessi.

Quando siamo a casa le metto i calzini antiscivolo e per uscire le scarpette da ginnastica.

Vorrei chiederle: come faccio a toglierle questo "vizio" di camminare sulle punte?
Inoltre, sbaglio nel metterle calzini antiscivolo e scarpette da ginnastica? Devo usare ciabattine chiuse e scarponcini?

La ringrazio infinitamente e le porgo distinti saluti.

Monica

Dall’inizio della deambulazione, cioè attorno al primo anno di vita, fino a tutto il secondo anno o poco di più, cioè per tutto il periodo di acquisizione di una deambulazione autonoma e spedita, il camminare sulle punte non deve essere considerato un processo patologico ma una fase del normale sviluppo psicomotorio che serve a potenziare i muscoli interessati dal processo della deambulazione (muscoli del piede, della caviglia, del polpaccio, ecc.) e della corsa.

Dopo i due anni, massimo due anni e mezzo, il persistere di una tendenza a camminare sulle punte può dipendere da una eccessiva tensione o tono muscolare dei muscoli del polpaccio – tricipite della sura – o da una insufficiente lunghezza del tendine di Achille che ha la sua inserzione distale sul tallone. La manovra per capire se si è di fronte ad una di queste due eventualità ma soprattutto se si è di fronte ad un tendine di Achille eccessivamente corto è quella di prendere la bimba in braccio, estendere la gamba mantenendo una leggera pressione sul ginocchio in modo che non possa piegarsi e, con una mano sotto la pianta del piede, provare ad estendere il tendine di Achille, cioè provare a flettere il dorso del piede verso la parte anteriore della tibia: se durante la manovra il dorso del piede si avvicina molto alla tibia e l’angolo formato dal dorso del piede e dalla gamba è inferiore a 90°, cioè inferiore ad un angolo retto, vuol dire che il tendine di Achille è nella norma, se, invece, l’angolo non va oltre, cioè non si riduce oltre i 90°, vuol dire che il tendine è corto oppure che il tono muscolare del tricipite è eccessivo.

Per il tono muscolare e, in parte, per il tendine di Achille corto si possono effettuare esercizi di stretching per allungarli, ma un tendine di Achille eccessivamente corto può essere allungato chirurgicamente. La valutazione è di pertinenza ortopedica qualora la semplice manovra casalinga spiegata prima desse un esito dubbio o francamente positivo. Per completezza di risposta, infine, è bene ricordare che vi sono patologie neurologiche e/o neuromuscolari (sofferenza cerebrale alla nascita con sindrome ipertonica, distrofia muscolare…) che possono dare luogo ad una sintomatologia simile e che devono essere valutate dal pediatra e dal neurologo, ma che, nella grandissima maggioranza dei casi, avrebbero dato segni in altro modo e in precedenza.

I calzini antiscivolo e le scarpine da ginnastica vanno benissimo fintanto che la bimba non deve affrontare una camminata: fuori casa, in caso di passeggiata di una certa lunghezza, io preferirei scarpine sempre morbide e non costrittive ma con una suola leggermente rialzata sul tallone e non piatta piatta come le scarpette tipo Superga, da tennis per intenderci.

Un caro saluto, Daniela

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