Bronchiolite: terapia e consigli

Gentilissima dottoressa,
sono la nonna di un bimbo di 4 mesi al quale è stata diagnosticata una “bronchiolite”.

Il bimbo, sotto controllo medico, sta seguendo una terapia di aereosol più vari lavaggi e aspirazioni nasali.

Ad oggi (sono 4 giorni che il piccolo sta poco bene), sembra che il catarro si sia mosso però lui non ha appetito e quando si scarica (questo da due giorni) troviamo catarro nelle feci.

È normale tutto questo? La ringrazio anticipatamente.

Una nonna in pensiero!

 

Gentile Signora,

la bronchiolite è una malattia solitamente virale tipica dei bambini molto piccoli: il suo picco di incidenza è, infatti, attorno ai 3-4 mesi di vita e fino a 18 mesi tutti i lattanti sono particolarmente a rischio di contrarre questa malattia.

Essa si manifesta di solito nei mesi invernali, tra gennaio ed inizio aprile e inizia spesso con i sintomi di un banale raffreddore con scolo di muco trasparente dal naso e congestione nasale per complicarsi ben presto con una infiammazione delle diramazioni più fini e terminali dei bronchi, chiamate, appunto, bronchioli.

Questa infiammazione genera le caratteristiche difficoltà respiratorie osservabili nei bambini affetti, cioè aumento della frequenza respiratoria, rientramenti intercostali del torace e nella zona sottoclaveare durante la fase inspiratoria, un lieve sibilo, quasi un gemito, durante la fase espiratoria, tosse stizzosa non produttiva di catarro (situato troppo profondamente per essere espettorato con facilità), spesso dilatazione delle narici durante la fase inspiratoria come tentativo di fare entrare più aria nei polmoni, poca febbre, inappetenza, agitazione e, nei casi più gravi, tutti i sintomi legati alla carenza di ossigeno.

La terapia, normalmente consiste nell’umidificazione spinta dell’aria respirata dal piccolo e nella somministrazione di broncodilatatori, quando necessario e a volte di cortisonici per via inalatoria anche se la loro efficacia, in questa malattia, non sembra molto rilevante.

Molto utile risulta la somministrazione di adrenalina nella fase acuta della malattia.

Per prudenza, spesso si prescrive anche una copertura antibiotica. I primi 4 giorni sono considerati la fase più acuta della malattia: in questo periodo l’edema e l’infiammazione dei bronchioli tende a risolversi e il catarro, ormai diffuso a tutto l’albero bronchiale, tende a fluidificarsi e ad essere ingerito dal piccolo, complici anche i frequenti lavaggi nasali che spingono indietro, verso l’esofago, il muco delle primissime vie respiratorie misto alla soluzione fisiologica utilizzata per i lavaggi stessi.

Le sostanze ingerite impiegano dalle 24 alle 36 ore per essere eliminate con le feci ed ecco il motivo del ritrovamento di muco nelle feci del piccolo.
L’inappetenza è tipica di questa malattia che produce una forte spossatezza e a volte irrequietezza a causa anche delle difficoltà che il piccolo trova nella respirazione.

È molto importante che il bambino sia idratato abbondantemente: se non mangia in modo soddisfacente, al limite, diventa un problema secondario, ma quello che non bisogna assolutamente trascurare è la sua idratazione: i liquidi che deve assumere durante le 24 ore devono essere superiori al normale perché con l’aumento della frequenza respiratoria e con la febbre (che comunque nella bronchiolite di solito è bassa) il piccolo si disidrata in modo importante e se normalmente assumeva, diciamo, sugli 800 cc di liquidi, tra alimenti e biberon di camomilla o di qualsiasi altra bevanda, ora che sta male dovrebbe superare il litro giornaliero.

La fase acuta, più impegnativa, della malattia solitamente si risolve in meno di una settimana, ma lo stato generale rimane compromesso per più tempo: il virus continua ad essere eliminato per una decina di giorni e il bambino resta, quindi, contagioso per lungo tempo anche dopo l’apparente guarigione; l’appetito torna lentamente e normalmente il bambino può considerarsi guarito non meno di due settimane dopo l’inizio della malattia.

Durante questo periodo, soprattutto se tenuto a casa e non ospedalizzato, va tenuto molto riguardato e vanno rispettate in modo rigoroso tutte le norme igieniche necessarie affinché la malattia che nasce come infezione virale non si complichi con lo sviluppo di una broncopneumopatia batterica sovrapposta: quindi lavaggio frequente delle mani di chi accudisce il piccolo, igiene scrupolosa degli ambienti dove soggiorna, allontanamento delle persone che presentano un benché minimo sospetto di infezione come malattie da raffreddamento, tonsilliti, faringiti e via discorrendo.

Un caro saluto,
Daniela

Lascia un commento

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.