Autosvezzamento

Salve dottoressa,

sono Serena, mamma di Mattia, 6 mesi.
Ho allattato il bimbo a richiesta e in modo esclusivo al seno fino al mese scorso.
Poi Mattia mostrava talmente tanto interesse per il nostro cibo al momento dei pasti che abbiamo iniziato a dargli la frutta, ed ha gradito moltissimo, tanto che regolarmente cerchiamo di dargliela a metà mattina e pomeriggio.
Nel frattempo mi sono anche informata sull’autosvezzamento leggendo il libro "Io mi svezzo da solo" ed è una strada che reputo interessante, ma mi chiedo se ci possano essere delle controindicazioni.
Secondo lei è possibile praticare un autosvezzamento, o quanto meno lo svezzamento in modo meno rigido di quanto ho spesso visto proporre dai pediatri ad alcune mamme?
O al contrario avere uno schema di svezzamento ben preciso è utile e consigliabile?

Nelle ultime settimane, seguendo le esplicite richieste di Mattia che è molto curioso ed interessato al nostro cibo, gli abbiamo fatto assaggiare patata, zucchina, carota e fagiolini lessi, e li ha mangiati con soddisfazione, ma il tutto è impostato come "gioco", ed esplorazione.
Potrei magari unire le due strade continuando a fargli esplorare il nostro cibo, ma contemporaneamente proporgli qualcosa che possa essere "sostitutivo" alla poppata? E eventualmente cosa potrei dargli?
Sento che il bambino è pronto ad altri cibi, e che probabilmente ne ha anche bisogno perché a volte sembra che il latte non lo sazi più, ma sono un po’ confusa riguardo alle modalità…
se per certi versi mi piacerebbe seguire l’autosvezzamento per altri ho paura di sbagliare per voler accelerare i tempi…

La ringrazio anticipatamente per qualunque chiarimento e suggerimento potrà darmi.

Serena

L’autosvezzamento sembra una tendenza di gran moda in questi ultimi tempi e si stanno scrivendo fiumi di parole in merito. Però, per applicarlo correttamente, è necessario che la mamma abbia una sufficiente conoscenza delle esigenze nutrizionali del bambino, una sufficiente cultura ed educazione alimentare e che, lei stessa, per suo carattere, sua personalità, ecc., sia equilibrata e ragionevole. Io, per esempio, difficilmente proporrei ad una mamma obesa di autogestire lo svezzamento del suo bambino in quanto supporrei che lei stessa, indipendentemente dalle cause del suo sovrappeso, non abbia troppe capacità obiettive di autoregolarsi e lo stesso penserei di una mamma eccessivamente magra o esageratamente attenta alla linea.

Pertanto ci vuole buon senso e cultura. La mamma può sicuramente essere in grado di capire qual è il momento giusto per svezzare il suo bimbo perché conosce perfettamente tutte le sfumature dei suoi atteggiamenti nei confronti del cibo e una volta deciso che è giunto il tempo di iniziare a proporre nuovi alimenti, è bene che si affidi ad un pediatra per avere un metodo, una giusta sequenza di introduzione degli alimenti, l’idea delle giuste quantità, sempre in linea generale.

Poi, una volta ben imparata l’arte, essa può tranquillamente essere in parte, come dire, messa da parte per dare spazio alle esigenze particolari del proprio bambino. Però i concetti generali di una corretta alimentazione devono assolutamente essere conosciuti ed assimilati altrimenti l’autosvezzamento rischia di essere fonte di errori più che di vantaggi.

Quello che, a mio avviso, è importante è che il pediatra al quale la mamma  si affida sia non solo competente ma anche in grado di capire mamma e bambino e di personalizzare i suoi interventi. Vi sono infatti mamme che si sentono strette e incomprese se inquadrate in regole e schemi alimentari troppo rigidi ma vi sono altresì mamme che al di fuori di regole chiare e ferree si sentirebbero perse e avrebbero sempre paura di sbagliare. Io, per natura, non sono particolarmente impositiva nei miei interventi professionali e cerco in linea di massima di capire la mamma e il bambino che ho di fronte prima di scegliere il modo più idoneo per spiegare uno svezzamento e in tanti anni di professione mi sono accorta che il pediatra, per dire una stessa cosa, deve imparare più modalità se vuole essere sicuro di essere capito e seguito.

Pertanto l’autosvezzamento così come, al contrario, uno svezzamento basato su diete e tabelle molto rigide, non può essere una regola valida per tutti e non è di per sé né da demonizzare né da consigliare. È una espressione di libertà e di rispetto dei tempi e dei gusti di un bambino che deve sempre essere tenuta presente quando si accompagna una mamma nel percorso alimentare del proprio bambino. Non è una idea nuova, è un concetto sempre esistito che è basato su ottimi principi ma richiede, come tutte le altre indicazioni rivolte alla salute di un soggetto, adulto o bambino che sia, un adeguato accompagnamento culturale, almeno per i primi tempi dello svezzamento.

Pertanto, io, più che libri sull’autosvezzamento dei bambini, scriverei libri sul buon senso da applicare ad ogni intervento sui bambini, perché sono certa che parlando di buon senso si può arrivare automaticamente a parlare di corretta alimentazione, di corretta educazione, di equilibrio, di serenità, quindi, in definitiva di saggezza. E ad una persona saggia ci si può permettere di affidare molta libertà di azione mentre chi è privo di saggezza quando si trova a gestire una eccessiva libertà rischia di commettere errori anche su apparenti banalità.

Un caro saluto, Daniela

 

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