Aumento poppate e rifiuto biberon: alternative?

Gentilissima dottoressa,

ho letto numerose sue risposte e sono rimasta davvero colpita non sono dalla loro esaustività, ma anche dalla sensibilità e dall’attenzione che vi traspare: mi rivolgo perciò a lei con fiducia per un consiglio riguardo al mio bambino.

Davide è il mio primo figlio, ha quattro mesi e mezzo, è nato dopo una gravidanza fisiologica con parto spontaneo alla 43ma settimana di gestazione (con otto giorni di ritardo rispetto alla dpp). Alla nascita pesava 3.200 gr. per 52 cm di altezza; attualmente ne pesa 7.250 per 69.5 cm (circonferenza cranica 44,3). È allattato esclusivamente al seno e, come si evince dalla sua crescita (un po’ rallentata nell’ultimo mese ma rapidissima nei primi tre), non ha mai avuto problemi ad alimentarsi; ha però sofferto in modo particolarmente accentuato di coliche (anche due episodi al giorno), a partire dal decimo giorni di vita e sino a un mese fa. Passato il problema delle coliche Davide ha iniziato a manifestare un atteggiamento socievole, curioso, attento: non dorme molto durante il giorno e ha bisogno di diversi stimoli per non annoiarsi, e verso sera spesso ha piccole crisi di pianto evidentemente dovute alla stanchezza.

A partire dal mese e mezzo di età e per una ventina di giorni circa lo schema delle poppate era di sette di media al giorno, l’ultima delle quali tra le 20.30 e le 21, una notturna tra le 4 e le 5 e quella successiva tra le 7 e le 8; per un’altra ventina di giorni lo schema è stato lo stesso ma, essendosi allungato l’intervallo tra le poppate diurne, il loro numero complessivo è sceso a 6.

A partire dal terzo mese e per un paio di settimane il ritmo delle poppate è cambiato poiché, a parità di numero (sei), il bambino ha cominciato a richiedere due poppate notturne; contemporaneamente ha iniziato a manifestare qualche lieve problema nell’addormentamento: per una scelta deliberata e consapevole, io e mio marito abbiamo deciso di non far dormire Davide nella nostra camera, e lo abbiamo abituato ad addormentarsi da solo nella sua culla, dove lo poniamo da sveglio, ma rilassato, dopo la poppata serale e un breve rituale rilassante (giretto di un paio di minuti in braccio al papà, a luci soffuse, canzoncina in braccio a me, "deposizione" nella culla, due carezze e un bacio da parte di entrambi: a questo punto Davide si succhia il pollice per qualche minuto –non ha mai preso il ciuccio che pure all’inizio gli abbiamo offerto – e si addormenta).

Mentre sino a quel momento il bambino non aveva mai pianto un volta messo a letto, a partire dai tre mesi ha iniziato, qualche volta, a piangere un po’ (noi entriamo nella sua stanza, lo culliamo e lo accarezziamo ma senza prenderlo in braccio, e poi usciamo; se continua a piangere ripetiamo questo comportamento, ma il tutto si risolve in mezz’ora al massimo).

Una delle ragioni per cui io e mio marito siamo piuttosto risoluti nel non far dormire nostro figlio nella nostra stanza, oltre che la salvaguardia della nostra intimità, riguarda un mio problema piuttosto serio, che è quello dell’insonnia, disturbo da cui soffro da più di vent’anni (ne ho da poco compiuti 41).

Comprensibilmente tale disturbo è peggiorato con la necessità di allattare di notte, cosicché dopo aver trascorso il primo mese dalla nascita di Davide in condizioni davvero pesanti, d’accordo col pediatra ho iniziato ad assumere ¼ di pastiglia di Serpax (da 30 mg) subito dopo la poppata che precedeva l’intervallo notturno più lungo.

Naturalmente abbiamo tenuto sotto osservazione il bambino, che apparentemente non ha mostrato alcuna modificazione nel proprio comportamento. Dal momento che, malgrado l’assunzione del farmaco (che è quello col quale mi sono curata, a dosaggi variabili, negli ultimi anni, sospendendone l’assunzione solo durante la gravidanza) riesco a sentire sempre il mio bambino quando si sveglia durante la notte, a volte anche quando emette solo un flebile suono, averlo in un’altra stanza, sia pure vicinissima alla nostra, mi dispone meglio al sonno.

Da circa un mese a questa parte, cioè dai tre mesi e mezzo di Davide a ora, i suoi ritmi di poppate sono ulteriormente cambiati: il bambino ha cominciato a richiedere più spesso di mangiare anche la sera e la notte, cosicché il numero di poppate complessive è tornato a essere di sette quando non addirittura di otto, con un intervallo massimo di tre ore e mezza.

Sono certa che il mio latte non scarseggi, perché al contrario i miei seni, maggiormente stimolati, stanno producendo di più, tant’è che spesso, rischiando l’ingorgo mammario, sono costretta a tirarmi piccole quantità di latte. Sono anche convinta che Davide si attacchi per fame e non per desiderio di contatto o di "consolazione" non solo perché, non essendo ancora tornata al lavoro ed avendo desiderato da tutta la vita questo mio bellissimo bambino trascorro tutto il mio tempo con lui ricoprendolo di attenzioni e di affetto, ma anche perché ho provato, per alcuni giorni, a fare la doppia pesata e ho constatato che mai le sue poppate sono state inferiori a 130 ml.

Leggendo anche le sue risposte ho capito che l’accresciuta mole del bambino richiede una maggiore quantità di latte, e dato che la sua capienza gastrica è ancora abbastanza limitata per mangiare di più può solo farlo più spesso… Tuttavia, il mio problema dell’insonnia è tornato a peggiorare, e anche il Serpax pare non farmi più alcun effetto, senza contare che venendo a mancare un intervallo ampio tra le poppate notturne anche la percentuale che passa nel mio latte e viene ingerita da Davide è maggiore. Preoccupata per quest’insieme di cose, di concerto col pediatra e col mio medico abbiamo deciso di cambiare farmaco, e da poco più di una settimana ora ho sospeso il Serpax e sto assumendo una compressa di Nopron che si sta rivelando molto indicato per trattare la mia insonnia.

Tuttavia resta il fatto che la notte Davide "chiama" per mangiare come minimo due volte, e capita pure che, oltre a faticare maggiormente a prendere sonno non solo una volta messo a letto la sera ma anche dopo le poppate notturne, si lamenti senza apparente motivo nel cuore della notte: in questo caso occorre alzarsi e oscillare la sua culla per tranquillizzarlo. Per alleviare un po’ il mio carico mio marito si è offerto di dare lui qualche volta il biberon a nostro figlio, ma lui lo rifiuta categoricamente, non solo se riempito di latte artificiale (abbiamo provato diversi tipi), ma addirittura col mio latte! Va da sé che ora io mi senta un po’ "legata", e anche se il rapporto col mio bambino è bellissimo, era mia intenzione allattare sino a sei mesi e poi passare gradatamente, riducendo via via le poppate, al latte artificiale di proseguimento, di pari passo con lo svezzamento.

Ora non so più come regolarmi ed è per questo che le chiedo aiuto. Il pediatra che segue Davide mi ha prospettato due sole soluzioni, lasciandomi facoltà di scegliere e non forzandomi né in un senso né nell’altro: o farmi andare via il latte con un farmaco, e a quel punto secondo lui non avendo alternative in un paio di giorni il bambino si rassegnerà e si nutrirà dal biberon, oppure rassegnarmi io e continuare ad allattare finché sarà necessario.

Perciò Le domando: possibile che non esista una soluzione intermedia? L’ipotesi di mandarmi via il latte mi sembra davvero troppo drastica e ingiustificata. Potrebbe aver senso proporre al bambino la tazza? Ma contenente cosa, visto che pare non apprezzare proprio il latte artificiale?

E ancora: per ovviare alle aumentate necessità alimentari del mio bambino e dunque (ma le due cose andranno necessariamente di pari passo?) al problema degli aumentati risvegli notturni, potrei tentare di proporgli una pappa lattea a base, ad esempio, di farina di riso? Ma mi rendo conto che anche in questo caso si ripropone il problema del latte: si possono preparare le pappe anche con l’acqua, e se sì, sarebbe sensato farlo? Infine: il pediatra mi ha detto che, sebbene con l’allattamento esclusivo al seno sia consigliabile iniziare lo svezzamento a sei mesi, ora che Davide ne ha compiuti quattro e mezzo potrei anticiparlo: lei cosa ne pensa? E in caso positivo, inizierebbe con la pappa salata a base di brodo di verdura o con la frutta, e in che modo?

Mi rendo conto che questa mia lettera è davvero lunghissima, ma mi sto rivolgendo a lei come ad una professionista e ad una donna dalle rare doti di empatia: confido anche nella sua pazienza e tolleranza…

Scusandomi per la prolissità, le mando un caro saluto e le rinnovo i miei complimenti per il suo operato.

Valentina


Come avrai, forse, letto, in altre mie risposte su argomenti più o meno analoghi, io sono per un comportamento autentico della madre, senza forzature o recite di ruolo di madre perfetta, che rendono la nutrice indecisa sul da farsi e soprattutto favoriscono ambivalenze e comportamenti contradittori.

Poi, un’altra considerazione: il bimbo è nato alla 43° settimana, non ha, quindi, quattro mesi e mezzo, ma si può dire che ne abbia già compiuti cinque, visto che allo scadere della 40° settimana di gestazione, il feto non si mette in stand by ma continua a maturare anche se il peso si ferma un po’ perché la placenta invecchia.

Infine: all’avvicinarsi degli otto chili, il bambino ha bisogno di altri nutrienti oltre a quelli contenuti nel latte materno, anche se ancora abbondante e se, per sentirsi sazio, chiede continuamente latte tanto da raggiungere il litro al giorno, o quasi, è la riprova che è arrivato il momento dello svezzamento, indipendentemente dall’anagrafe e dal calendario.

Se questi motivi non bastassero, ci sarebbe la tua stanchezza e il tuo iniziale esaurimento a giustificare la decisione, perché un bambino ha molto più bisogno di una madre serena che di una madre perfetta.

Io, quindi, ad occhio e croce, ti consiglierei di cominciare a pensare allo svezzamento e, magari, se non vuoi avere troppi problemi durante le feste, di metterlo in programma appena dopo Natale.

Ora, comunque, potresti provare a dargli mezzo vasetto di omogeneizzato di mela o mela e banana, piano piano, col cucchiaino e vedere le reazioni del bimbo. Se lo accetta volentieri, potrai aggiungervi mezzo cucchiaino di crema di riso, non tanto per le calorie, ma per abituare gradatamente il piccolo alla digestione dei cereali e non trovarti, al momento della pappa, a dover mettere tre cucchiai da minestra di crema di riso senza che il bimbo abbia mai avuto modo di iniziare a digerire gli amidi prima di quel momento.

Se tutto andrà bene, potrai anche sostituire la crema di riso con mezzo cucchiaino di biscotto primi mesi in polvere, poi anche un cucchiaino intero, raso. La frutta non sostituisce un pasto, ovviamente, ma ha un sapore dolce e, di solito, gradito ai lattanti e abitua il bimbo all’assunzione di cibo con il cucchiaio. Il piccolo dovrà stare seduto sul seggiolone o sul seggiolino, ma comunque di fronte alla mamma e non in braccio.

Se questa modalità di essere alimentato sarà gradita, potrai, piano piano, aumentare la quantità di frutta fino ad un vasetto intero da 60 gr o poco più, dato anche in due tempi, oppure grattare tu stessa mezza mela (farinosa, tipo deliziosa, non aspra).

Dopo due settimane di queste prove, a mio parere, potrai provare con un brodo vegetale preparato solo con carota e patata, senza passato di verdure ma solo con crema di riso e un cucchiaino di olio (150 gr di brodo, 3 cucchiai rasi di cereali, oppure anche un po’ meno brodo purché la consistenza sia cremosa e non troppo liquida).

Dopo 7-10 gg aggiungerai 30 gr di carne di agnello o coniglio (prima mezza bustina di liofilizzato, poi, dopo pochi giorni, una bustina) e dopo altri 7-10 gg, , prima uno, poi due cucchiai di passato di verdure che, nel frattempo, saranno diventate di più con l’aggiunta di zucchina, bieta, ecc.. In poche parole, una pappa completa la potrà prendere quando avrà compiuto cinque mesi, anche cinque mesi e mezzo, ma per lui saranno già sei, visto che è nato "grande".

Io non ti assicuro che, pur mangiando frutta e pappa, il bimbo smetta improvvisamente di svegliarsi di notte, ma certo è che quando un lattante allattato esclusivamente al seno, a quattro mesi e mezzo, cerca ancora il latte più di cinque volte al giorno, anzi, più di sei volte, qualche motivo, di solito, c’è e, senza andare a cercarlo troppo lontano, di solito il motivo è la fame, visto che mi dici che a te sembra che si svegli sempre per fame e non per altri problemi.

Se la pappa completa verrà accettata volentieri, essa potrà essere mantenuta fissa a mezzogiorno, ma nulla vieta di spostarla alla sera, se pensi di avere meno latte nella seconda parte della giornata. Così facendo, comunque, quattro o cinque poppate rimarranno di latte materno, cominciando dalla mattina presto e finendo a sera tardi e, finché darai il tuo latte, un risveglio notturno potrà essere ancora concesso.

Se il bimbo sta crescendo bene, comunque e sei sicura o ti accorgerai, nelle prossime settimane, che i suoi risvegli non sono per fame o non principalmente per quel motivo, dovrai non attaccarlo più al seno di notte, altrimenti l’abitudine di svegliarsi per poppare sarà dura da togliere perché continuerà a crearsi un bisogno nell’organismo, una ipoglicemia proprio all’ora dei risvegli e non sarà solo un risveglio per vizio o per capriccio.

Quindi, prima di tutto bisogna avere la certezza che il bimbo si alimenti correttamente e a sufficienza durante il giorno, poi si dovrà passare alla eliminazione delle poppate notturne, anche se sarà faticoso, perché altrimenti l’orologio biologico continuerà a suonare alle stesse ore svegliando il bimbo e il circolo vizioso non si romperà.

Quanto al tuo latte: continuerai ad averne a sufficienza se continuerai ad attaccare il bimbo con regolarità almeno quattro volte al giorno, mattina, pomeriggio, all’ora di cena e dopo cena più, volendo, una volta di notte oppure mattina, mezzogiorno, pomeriggio e dopo cena. Tutto ciò come suggerimento, poi sarai tu a decidere, visto che hai ancora latte e non c’è fretta.

Un caro saluto,

Daniela

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