Alimentazione in bimbo atopico

 

Gentile Dottoressa,

volevo chiedere il suo parere sulla dieta di un soggetto atopico come mia figlia di 13 mesi ed anche qualche consiglio su come rendere più interessante la pappa a quest’età.

Riporto alcune tappe dello svezzamento e della dermatite atopica (maggiormente presente su guance e pieghe cutanee – collo, polsi, ginocchia) che spero siano utili ad inquadrare la situazione:

– allattamento esclusivo al seno, pera a 5 mesi (metà giugno); dermatite atopica comparsa a febbraio, nel suo periodo peggiore con piaghe essudanti e tanto prurito (non avevamo ancora trovato crema ed antistaminico che le alleviassero i fastidi);
– prima pappa "salata" a 6 mesi (metà luglio), ma la bimba si mostrava più interessata al seno e disgustata da sapori diversi dalla frutta; dermatite atopica grave ma sotto controllo con cortisone locale alternato a Fansamac e creme emollienti, antistaminico Atarax;
– prime pappe gradite a 7 mesi e mezzo (fine agosto), quando ho buttato via liofilizzati ed omogeneizzati e sono passata alla carne ed ai formaggi freschi; dermatite atopica in miglioramento (solo pelle secca alleviata da creme emollienti spalmate molto spesso);
– introduzione del pesce a 9 mesi (ottobre) e del pomodoro fresco (è stato un ottobre molto caldo e lo trovavo facilmente fresco); niente dermatite atopica;
– introduzione del tuorlo e di un latte H.A. per la prima colazione a 11 mesi , niente dermatite atopica

Nessuno degli alimenti sopra descritti le ha mai dato una qualche reazione cutanea o di diarrea/vomito, non so se ce ne potevano essere altri da dover notare; nessuno ha portato ad un peggioramento anche momentaneo della dermatite atopica

Le pappe, da agosto ad oggi, sono state tutte gradite; ho seguito lo schema dei pasti proposto da lei sulle pagine del sito e tutte le introduzioni sono state di successo.

Poi, sotto Natale, la dermatite atopica è peggiorata di nuovo (poco essudante, molto rossa e forte prurito) e questo ha frenato la pediatra di base dall’introdurre il latte vaccino. Ero per caso in montagna senza latte H.A. disponibile presso le farmacie locali ed ho usato in emergenza il latte di riso: la dermatite atopica è migliorata subito, senza antistaminico né antinfiammatori locali.

Da allora, ogni volta che la dermatite atopica peggiora, alterniamo latte di riso ad H.A. ed effettivamente il miglioramento c’è. Non ne capisco il motivo, visto che per mesi l’H.A. non ha avuto influenza sulla dermatite atopica come neanche formaggi vaccini e yogurt. Sempre per precauzione, nei periodi "peggiori" sospendiamo anche questi ultimi sostituendoli con formaggi di capra su suggerimento della pediatra.

La bimba ha anche cominciato ad assaggiare dal piatto degli adulti (mangiamo quando lei finisce la sua pappa): pezzettini di pane (anche se ha solo due denti, in qualche modo mastica), pizza bianca, polenta senza sugo, riso con la zucca, patate con verdure, e simili ma adesso…comincia a disdegnare le sue pappe!

Da una settimana mangia solo qualche cucchiaiata della sua pappa (per fermare la fame suppongo), poi sembra aspettare che noi portiamo qualcosa a tavola, ma io non cucino sempre cose che possano andare bene anche per lei!

Ho provato a renderle le pappe più interessanti camuffandole sotto forma di polpette, a lasciargliele come bocconcini da prendere con le mani, ma niente. Non so se l’aver assaggiato cose che contengono sale aggiunto possa aver modificato la sua percezione delle pappe base.

Posso provare a variare usando il pomodoro per il primo e cominciando a proporle il secondo? In tal caso, posso usare la conserva di pomodoro? Non amo comprare ortaggi fuori stagione e preferisco il conservato "nato" e raccolto d’estate. E la conserva "casalinga" (intendo: pezzi di pomodoro sbucciati e privi di semi che mia madre ha messo sottovuoto in barattoli di vetro la scorsa estate)?

Per il latte vaccino, lei è del parere di rimandare?

Non sono amante del latte, né penso ci sia un mammifero (mucca, capra o asina che sia) sostituibile alla mamma (io purtroppo ho dovuto smettere di allattare a 11 mesi e magari per un soggetto atopico sarebbe stato meglio continuare), ma temo che il latte di riso per quanto integrato con l’aggiunta di vitamine e calcio possa non essere bilanciato. La pediatra non mi ha dato nessun integratore "extra" di vitamina D o calcio.

Con il latte numero "2"  si copre il fabbisogno effettivo di elementi nutritivi di un bimbo di 13 mesi e oltre? Non ho trovato "latti" specifici per questa fascia d’età (ad eccezione del latte di crescita, che però mi sembra un latte vaccino scremato e diluito, sbaglio?).

Un frullato a colazione lo vedo carente per gli stessi motivi scritti sopra, e visto che per ora abbiamo sospeso anche lo yogurt non so proprio se il latte di riso può essere una valida alternativa, e per quanto tempo poi?

Infine, non c’entra niente col precedente, posso farle assaggiare il fegato? E le verdure di stagione come broccoli, cavoli, broccoletti?

Scusi la lunghezza ma non so mai se posso trascurare alcuni dettagli.  Scusi anche la tempesta di domande, ma ripongo in lei un’immensa fiducia.

Con infinita stima, Marianna

Facciamo chiarezza: la dermatite atopica NON HA UN RAPPORTO PRECISO CON L’ALIMENTAZIONE anche se, a volte, sembra migliorare o peggiorare introducendo o eliminando un certo alimento. La dermatite atopica, una volta per tutte, NON È UNA ALLERGIA ALIMENTARE, ma una malattia poligenetica che si eredita e che deve i suoi sintomi cutanei all’azione, diciamo, impazzita del sistema immunitario del soggetto che reagisce producendo anticorpi aggressivi nei confronti dei componenti della cute anche contro sostanze che non sono normalmente allergizzanti ma che hanno come unica colpa quella di essere spesso presenti sulla cute del soggetto e nell’aria che esso respira.

Possono quindi essere allergeni fungini, come la candida che colonizza spessissimo la cute, allergeni batterici, come lo stafilococco, allergeni respiratori come i pollini che, nel soggetto atopico in fase di recrudescenza dei sintomi cutanei possono penetrare nell’organismo attraverso la cute stessa, alterata e non più filtro protettivo contro di essi, sostanze da contatto come il nichel o il lattice, peli di animali, fumo nell’ambiente e anche allergeni alimentari, ma essi sono soltanto una minima parte rispetto alle migliaia di altri possibili allergeni in grado di provocare le reazioni cutanee

Al bambino atopico NON SERVE UNA DIETA IPOALLERGENICA IN SENSO STRETTO anche se, a volte, un vago rapporto tra alimento potenzialmente allergizzante e recrudescenza della dermatite sembra esserci.

Il soggetto atopico ha più possibilità di un soggetto normale di sviluppare una qualche allergia, ma è soltanto se e quando si sviluppa l’allergia che bisogna fare le varie prove di eliminazione e reintroduzione dell’alimento sospetto (sempre che si tratti di allergia alimentare) per accertarsi del nesso causale sicuro tra alimento e dermatite, NON sempre PREVENTIVAMENTE.

Quindi, oltre a prolungare il più possibile l’allattamento materno che ha il vantaggio di modulare favorevolmente l’attività del sistema immunitario del bambino e ad introdurre con prudenza tutti i vari alimenti al momento dello svezzamento, non c’è null’altro da fare nella speranza di ridurre la frequenza delle recrudescenze, frequenza che spesso obbedisce a regole misteriose più che ad un rapporto chiaro di causa- effetto.

Quando un bambino atopico presenta una recrudescenza delle manifestazioni cutanee in coincidenza sicura con la introduzione di un nuovo alimento, non si deve fare altro che eliminare l’alimento sospetto per alcuni giorni, valutare la riduzione della dermatite e se questa riduzione o la scomparsa della dermatite sono evidenti, reintrodurre l’alimento sospetto in piccole quantità per capire con la doppia prova se il nesso tra alimento e dermatite è reale o soltanto casuale.

Solo se il nesso di casualità può essere accertato (dermatite che ricompare) l’alimento deve essere eliminato o posticipato di alcuni mesi, ma senza questa doppia prova non serve attuare diete strane ai bambini atopici. Quando un bambino atopico è in fase di recrudescenza della dermatite, piuttosto, è bene evitare che assuma cibi che contengono istamina, sostanza che provoca prurito e possibili manifestazioni cutanee molto pruriginose e questi cibi sono: fragole, agrumi, banane, ananas, avocado, melone, pomodori (soprattutto crudi e con la pelle), spinaci, fecola di patate, tutti i legumi, albume di uovo, tutti gli insaccati (il prosciutto non è un insaccato), i formaggi fermentati (pecorino, parmigiano, gruviera, gorgonzola), lo yogurt, il lievito di birra, la cioccolata, i cibi in scatola, conserve o pesce che siano, i dadi da brodo, i molluschi e i crostacei.

L’istamina liberata da questi alimenti provoca reazioni cutanee simil orticarioidi, prurito, arrossamento, ecc. ecc., ma tutto ciò è cosa diversa dall’allergia vera e propria.

Per quanto riguarda il latte HA: la dermatite peggiorata in occasione della sua assunzione può dipendere sia da una progressiva sensibilizzazione del bimbo a questo tipo di latte che, ricordo, è solo ipo allergenico e non del tutto privo di allergenicità, sia da una semplice coincidenza di un periodo di riacutizzazione spontanea della dermatite, oppure di una riacutizzazione della dermatite dovuta alla presenza di acari della polvere, di peli di animali, di pollini vari.

Ripeto, quindi, in caso di sospetto di influenza negativa di un alimento sulla dermatite atopica, sempre fare la doppia prova di eliminazione e ripresa dell’alimento, altrimenti si rischia di sottoporre il bambino ad inutili privazioni e di colpevolizzare degli alimenti del tutto innocenti.

La cura della dermatite atopica è solo in minima parte alimentare, mentre è quasi totalmente topica, cioè basata su creme emollienti, su cortisone locale e su prodotti per la cosmesi adeguatamente consigliati. D’estate, mare a go-go sempre e sole solo quando la dermatite è in fase di quiescenza. Buoni risultati si hanno anche con i bagni in acque termali.

Alla bimba, a mio parere, puoi tranquillamente dare il latte della centrale o il latte di crescita, se preferisci, che è arricchito con ferro, potresti dare il fegato, anche se molto raramente, se sei sicura della provenienza della carne (a causa del morbo della mucca pazza), purché di bovino piuttosto adulto (sopra i 18 mesi) e controllato e potresti anche dare il latte di riso nonché quello di mandorla (da non dare in fase di dermatite riacutizzata perché le mandorle, come tutta la frutta secca, sono liberatrici di istamina).

Puoi farla mangiare con voi a tavola ringraziando il cielo che è curiosa degli alimenti da adulti e ha un sano appetito.

Gli antistaminici non devono essere utilizzati localmente ma soltanto per via generale, quando vi è la necessità e il cortisone per uso topico è da preferire.

Le verdure di stagione possono essere date ma sempre con gradualità, cioè un alimento nuovo alla volta, regola valida, comunque, per tutti i bambini e non solo per gli atopici. E con questo credo di avere risposto a tutti i tuoi quesiti.

Un caro saluto, Daniela

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