Enuresi notturna a 5 anni

Gentile dottoressa, 2 estati fa ho tolto il pannolino di notte a mia figlia che allora aveva poco più di 3 anni. È rimasta completamente asciutta per quasi 3 mesi, poi a ricominciato a bagnarsi, molto e tutte le notti. Ho dato la colpa all’inizio della scuola materna, nuovi amici, insegnanti. Ma la situazione non è più rientrata. La pediatra mi ha consigliato un esame urine e un’ecografia all’addome entrambi negative.Fra 2 mesi la bimba compirà 5 anni e, se finora non se ne preoccupava, adesso comincia a risentire di questa situazione, chiedendomi quando smetterà di bagnare il pannolino e diventerà  finalmente grande. Le chiedo se posso fare qualcosa e se sia necessario indagare ulteriormente ma soprattutto mi fa strano che per 3 mesi la bambina non si sia mai bagnata per poi “regredire” totalmente. Concludo informando che anche le cugine di mio marito hanno avuto problemi del genere fino quasi all’età adulta e che di giorno non ci sono mai stati problemi. La ringrazio.


 

I bambini imparano la continenza urinaria tra i due anni e mezzo (femmine) e i tre anni (maschi), ma fino all’età scolare (sei anni) la percentuale di bambini che bagnano il letto di notte è talmente alta che l’esperienza suggerisce di non dare troppo peso al problema fino a questa età. A 6 anni ancora 1 o 2 bambini su 10 sono enuretici e per non osservare più il problema bisogna aspettare la pubertà, cioè attorno ai quindici anni e non prima con una riduzione lenta e costante della percentuale di bambini enuretici con il trascorrere degli anni. Sono classificati enuretici i bambini che bagnano il letto di notte almeno due volte a settimana per tre mesi consecutivi dopo il quinto anno di vita. Naturalmente parliamo di bambini senza malattie o infezioni o malformazioni vescicali né malattie neurologiche. La tua bambina ha una enuresi secondaria visto che per alcuni mesi sembrava avere imparato la continenza. Nella stragrande maggioranza dei casi di enuresi prolungata oltre il terzo anno di vita, alla base vi è una immaturità neurologica e/o funzionale e/o anatomica e/o ormonale e/o recettoriale. Nei bambini piccoli, infatti, la secrezione di ormone antidiuretico (ADH) è più o meno uguale sia di giorno che di notte, di conseguenza la produzione di urina avviene con la stessa velocità a tutte le ore, mentre nei bambini più grandicelli e negli adulti, di notte durante il sonno la produzione di ADH aumenta sensibilmente provocando una riduzione della produzione di urina. Questo permette alla vescica di riempirsi più lentamente e di raggiungere un grado di distenzione tale da dare lo stimolo impellente ad urinare o solo la mattina o comunque solo una volta durante la notte dopo molte ore dall’ultima minzione serale. Nel bambino piccolo la vescica è ancora poco sviluppata, di conseguenza arriva al suo massimo grado di distensione prima rispetto ad un bambino più grande con vescica più capiente e per di più la capacità di trattenere le urine dal momento che si rende evidente lo stimolo ad urinare è inferiore. Se, poi, l’organizzazione neurologica del sonno matura lentamente, cioè se il bambino, anche a cinque o sei anni ha un sonno molto profondo con difficoltà ad essere risvegliato come succede ai bambini più piccoli, anche uno stimolo proveniente da una vescica piena non basta a svegliarlo e il bambino può perdere le urine. Alcuni bambini soffrono del problema della vescica iperattiva, che manda, cioè, lo stimolo impellente ad urinare anche quando non è del tutto piena, ma in questi casi i bambini tendono ad andare più spesso in bagno anche di giorno e a perdere piccole quantità di urine anche se sono svegli e sentono lo stimolo e non mi sembra il caso della tua bimba. Infine disagi o stress psicologici possono influire sull’enuresi notturna ma si tende a classificarli come concause, non come cause prime del problema. L’enuresi stessa, in un bambino grandicello, è percepita come umiliante o come una colpa, fa diminuire l’autostima del bambino e accentua il problema che ha quasi sempre l’origine primaria altrove. La familiarità è frequentissima proprio perché l’enuresi è quasi sempre causata dalla maturazione più lenta di tutti o parte di quei meccanismi di cui sopra, maturazione che avviene, appunto, in tempi spesso regolati geneticamente. Non bisogna, quindi, scoraggiarsi né arrabbiarsi di fronte ad un bambino con enuresi prolungata negli anni. Non bisogna sgridarlo con il fine di educarlo o meglio, non bisogna sgridarlo costantemente ma solo nei casi in cui è accertata la volontà di attirare l’attenzione su di sé: ma sono casi rari. Il bambino, specialmente quello già in età di vergognarsi del problema, va, invece, incoraggiato e rassicurato che il problema col tempo sarà definitivamente risolto. Va lodato quando la mattina si sveglia asciutto e magari anche ricompensato con un regalino gratificante che può essere concordato la sera prima di addormentarsi nel tentativo di innescare un meccanismo inconscio che porti ad un maggior controllo della vescica e che abbia come scopo il potenziamento dell’autostima del piccolo. Se in famiglia vi sono stati fratelli, genitori, zii o cugini enuretici è bene che parlino con il piccolo del problema che anche loro hanno avuto per rassicurarlo sulla sua scomparsa nel tempo. Oltre a questi accorgimenti psicologici e pedagogici, è bene evitare che di notte la vescica si riempia troppo, quindi si dovrebbe evitare che il bambino beva qualsiasi liquido fino a due ore prima di dormire. Allo stesso tempo si devono evitare le bevande eccitanti e diuretiche, soprattutto quelle che contengono caffeina come coca cola e thè. Almeno a cena, ma meglio ancora durante tutto il giorno, vanno evitati i cibi che contengono sia molto calcio come formaggi, latticini, ecc., che molto sale come prosciutto e insaccati vari (anche i formaggi contengono molto sale) perché una forte concentrazione sia di calcio che di sodio stimola il rene ad eliminare queste sostanze in eccesso e, per farlo, a produrre una grande quantità di urina. Andrebbe anche regolata la quantità di liquidi nell’arco della giornata. Vi sono bambini, infatti, che, per abitudine o per mania, tendono a voler bere anche più di quanto a loro necessario, spesso solo per il gusto di assaporare bevande zuccherate come aranciata o succhi di frutta quando a loro non si offre solo acqua. La continenza urinaria va poi insegnata anche di giorno chiedendo al bambino, dal momento che manifesta lo stimolo ad urinare, di aspettare, se possibile, alcuni minuti, aumentando di volta in volta questo lasso di tempo per abituare sia la vescica che il bambino a trattenere le urine. La sera, durante l’ultima minzione prima di andare a letto, bisognerebbe accertarsi che il bambino svuoti completamente la vescica facendolo urinare con calma senza fretta. Se si addormenta presto e i genitori hanno l’abitudine di coricarsi molto più tardi, dopo tre o quattro ore potrebbe essere portato in bagno: si tratta di una incombenza faticosa e sgradevole ma a volte il bambino, che solitamente ha un sonno molto profondo, non si sveglia nemmeno del tutto, però urina nel wc comunque e dopo, non ricevendo più liquidi, riesce a rimanere asciutto fino al mattino. Anche l’acqua che si da da bere al bambino dovrebbe avere un basso contenuto di sodio (inferiore ai 25mg/L) per il motivo spiegato prima. Qualsiasi accertamento andrebbe posticipato dopo il sesto anno se non vi sono sintomi riferibili a malformazioni o altre patologie. Al persistere dell’enuresi oltre il sesto anno si possono effettuare analisi del sangue per escludere, dosando gli elettroliti e studiando la quantità e la composizione delle urine, la presenza di un diabete insipido dovuto a carenza di ormone antidiuretico e, dosando la glicemia e la glicosuria, pr escludere un diabete. Vanno ovviamente escluse le infezioni alle vie urinarie, va praticata ecografia renale e vescicale per escludere malformazioni riservando indagini più specifiche come cistoureterografia minzionale o altro alla valutazione di specialisti come l’urologo, il nefrologo o il neurologo ma solo in casi molto specifici.

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