Visita ortottica per bambino DPS

 

Buongiorno dottore,

ho un bimbo di quasi tre anni, affetto da disturbo pervasivo dello sviluppo. Tende a strizzare spesso gli occhi, talvolta quando osserva le luci. Per questo motivo, a marzo l’ho portato da un oculista che ha diagnosticato astigmatismo di circa 1 grado a destra e forse 3 gradi a sinistra (il bimbo non è stato molto collaborativo).

L’oculista ci ha detto che è un difetto che non va corretto. Potrebbe essere questa la causa dello strizzare gli occhi? È possibile fare una visita ortottica a bambini "non collaborativi"? È d’accordo sul fatto che questo difetto non sia stato corretto?

Grazie per le sue risposte e scusi per la lista di domande.

Tania

Gentile sig.ra Tania,

in numerosi casi lo "strizzare" gli occhi rappresenta un campanello di allarme che ci deve far sospettare la presenza di un disturbo visivo non corretto. Normalmente la fotofobia (forte disturbo in presenza di fonti luminose) è segno di un’irritazione del segmento anteriore (ad esempio, una congiuntivite) o può essere una conseguenza di una ipermetropia o un astigmatismo non corretti. Inoltre tante volte il bambino può strizzare gli occhi per ottenere una migliore messa a fuoco, atteggiamento che può essere rilevato soprattutto quando il piccolo paziente fissa oggetti distanti.

Da quello che mi riporta, è già stata effettuata una diagnosi di astigmatismo bilaterale, particolarmente importante nell’occhio sinistro. Un difetto visivo di tale entità deve obbligatoriamente essere corretto con un occhialino per evitare l’insorgenza di una ambliopia, cioè un occhio pigro, a carico dell’occhio con il difetto maggiore. L’astigmatismo è un difetto che rimane più o meno costante durante l’arco della vita, dato che dipende dalla conformazione anatomica della cornea, e l’utilizzo dell’occhiale è indispensabile per offrire al bambino una visione a fuoco.

Mi permetto inoltre di aggiungere che la collaborazione del bambino durante la visita ha un’incidenza relativa sulla diagnosi finale; non dimentichiamo che è possibile calcolare con la massima precisione un difetto visivo, e quindi prescrivere un occhiale correttivo, anche nei primissimi mesi di vita.
Esistono infatti dei test clinici oggettivi in cui non è richiesta alcuna collaborazione da parte del piccolo paziente, ma grazie ai quali è possibile studiare le caratteristiche anatomiche e sensoriali dell’apparato visivo; per il calcolo della correzione ottica da prescrivere, ad esempio, si procede con cicloplegia (blocco della messa a fuoco tramite l’instillazione di alcuni colliri) e si misura il difetto visivo presente grazie ad alcune lenti che vengono fatte scorrere davanti all’occhio del bambino. L’esaminatore, valutando il riflesso retinico da una distanza di circa 50 cm, determina la correzione da prescrivere.

Sperando di esserle stato di aiuto nella risoluzione dei suoi dubbi e rimanendo a disposizione per eventuali altre sue domande, le invio i miei più cordiali saluti.
 
Giancarlo Falcicchio
 

 

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