Vaccino contro l’influenza ai bambini “sani”

 

Carissima dottoressa,

 

vorrei chiederle un parere.

 

Ho un bambino di sei anni e nonostante sia un bambino che si è ammalato spesso nei primi anni di asilo, non gli ho mai voluto fare il vaccino antinfluenzale e la sua pediatra non ha mai insistito per questo.

 

Quest’anno però, visto questa benedetta influenza A, vorrei fargli ora l’antinfluenzale e poi, quando ci sarà, l’altro. La dottoressa mi ha sicuramente consigliato quello per l’influenza A, ma per l’altro ha lasciato a me la scelta.

 

Io da una parte sarei tentata di farlo ma dall’altra molte mamme mi hanno detto che tanti bambini il primo anno di vaccino possono anche ammalarsi molto di più del solito: è vero tutto questo o è solo una leggenda metropolitana?

 

Grazie in anticipo per la risposta. Roberta

Vaccinare un bambino sostanzialmente sano contro l’influenza stagionale è sicuramente una scelta ragionevole anche se non indispensabile: egli, infatti, avrà almeno cinque volte più probabilità di ammalarsi di influenza al momento dell’arrivo dell’epidemia rispetto ad un adulto ugualmente sano, però una semplice influenza stagionale in un bambino sano di sei anni non dovrebbe fare temere chissà quali complicazioni e per di più, in seguito alla malattia contratta naturalmente, egli formerà anticorpi che dureranno tutta la vita, mentre se vaccinato, gli anticorpi che formerà dureranno soltanto una stagione e ogni anno, se non vuoi che si ammali, dovrai rivaccinarlo di nuovo.

 

Ora, il genoma del virus influenzale, si sa, muta ogni anno, quindi gli anticorpi formatisi dopo l’influenza di un determinato anno possono ancora considerarsi protettivi per due, massimo tre anni, poi i virus influenzali saranno talmente mutati geneticamente da non riconoscere più come validi gli anticorpi del soggetto. Intanto, però, per i primi due o tre anni il bambino sarà sufficientemente protetto e non sarà necessario vaccinarlo.

 

Pertanto, pur sapendo che i bambini piccoli si ammalano di più degli adulti e, in alcuni casi, anche se fondamentalmente sani, sono maggiormente soggetti a complicazioni polmonari in seguito all’influenza, io non tendo a spingere troppo per la vaccinazione considerando la salute del singolo bambino.

 

Altra cosa è, però, quando si considera la salute globale della popolazione: in questo caso, meno bambini si ammalano di influenza e meno malati ci saranno quell’inverno nel paese in quanto i bambini, ammalandosi almeno due o tre settimane prima della popolazione adulta, sono i principali diffusori della malattia. Se loro non si ammalassero, infatti, i casi di influenza nel paese potrebbero ridursi a meno di un quinto di quelli che ci sarebbero non vaccinando i bambini.

 

Pertanto la vaccinazione antinfluenzale in un bambino sano già grandicello, cioè che ha già compiuto due, tre anni, ha una valenza più sociale che individuale e come tale deve essere considerata.

 

Per quanto riguarda la vaccinazione contro l’influenza A, il ragionamento si sposterebbe di poco se noi conoscessimo meglio questo virus e tutte le sue caratteristiche. Quando venne in forma epidemica (e non pandemica) negli anni 1967 e 1974, se ricordo bene, o giù di lì, non fu altro che una banalissima epidemia influenzale stagionale a cui nessuno fece gran caso.

 

Ora è un po’ mutato geneticamente ed ha assunto, proprio grazie a questa sua mutazione che lo rende nuovo, la caratteristica di virus pandemico, estremamente diffusibile. Nonostante ciò, nei paesi dove si è diffuso per prima perché ad aprile in quelle zone era inverno, nonostante non ci fosse ancora il vaccino, non ha causato un numero di malati e di vittime eccezionale nonostante quanto diffuso dai mass media che hanno enfatizzato solo i casi gravi o mortali comunque eccezionali invece di comunicare statistiche obiettive e al momento dell’arrivo previsto nel nostro paese e alle nostre latitudini, già si sa che sta perdendo virulenza e la tanto temuta epidemia forse ci sarà in forma più ridotta e con una percentuale di forme complicate che già sappiamo essere inferiore al previsto.

 

Nonostante ciò bisogna dire che la mutazione genetica subita negli anni dal virus H1N1 lo rende più facilmente aggressivo nei confronti dei polmoni perché benché i casi complessivi di gravi complicazioni post influenzali,  inferiori statisticamente a quelli relativi al virus influenzale tradizionale, sono soprattutto gravi polmoniti virali che comportano una sintomatologia pesante per il paziente e soprattutto che non sono molto sensibili agli antivirali né ovviamente, agli antibiotici. Pertanto non vi sono armi molto efficaci nei confronti di eventuali complicanze post influenza pandemica.

 

In sintesi: la nuova influenza è più lieve di quella tradizionale quando tutto va bene, ma quando sorgono complicazioni sono problemi molto seri perché non si tratta di una sovrapposizione batterica come avviene nell’influenza tradizionale, ben combattuta dagli attuali antibiotici, ma di una polmonite virale grave contro la quale non sempre gli antivirali, unici farmaci possibili, sono efficaci.

 

Del problema della possibile sovrapposizione di entrambi i virus, poi, non sappiamo nulla perché casi del genere non si sono ancora verificati. Pertanto, a mio parere, è proprio l’incertezza e la scarsa conoscenza degli effetti di questo nuovo virus ad indurre a vaccinare il più possibile la popolazione e a questo punto, visto che si tratta di vaccini preparati sostanzialmente nello stesso modo i cui effetti collaterali si sa essere banali ed accettabili, semmai ci fossero, si pensa che sia opportuno vaccinare i bambini contro entrambe le influenze, sempre nella duplice ottica di una prevenzione individuale ma anche sociale.

 

Le vaccinazioni si praticano separatamente e attualmente c’è ancora incertezza sulla possibilità di praticarle allo stesso soggetto nello stesso giorno. La vaccinazione stagionale necessita di due dosi se praticata per la prima volta, e per quella pandemica, a tutt’oggi si sa che ne potrebbe bastare una sola dose.

 

Già da ora si può cominciare con la vaccinazione antinfluenzale tradizionale con un richiamo dopo un mese. In quella occasione, se il vaccino sarà pronto, si saprà se sarà possibile, lo stesso giorno, praticare anche la vaccinazione anti H1N1 oppure se si dovrà attendere alcune altre settimane. Le direttiva arrivano ai medici giorno dopo giorno.

 

Un caro saluto, Daniela

 

 

Lascia un commento

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.