Spasmi affettivi

Gentile dottoressa, mia figlia di 3 anni ha sempre avuto la tendenza a piangere fino a farsi mancare il fiato, diventare grigia con le labbra viola, e in qualche caso perdere conoscenza (la perdita di coscienza si e’ verificata 3-4
volte, sempre in occasione di cadute). Da piccola gli episodi erano piu’
frequenti e non strettamente legati a traumi fisici, ora invece capita
per lo piu’ solo quando si fa male o comunque si spaventa molto.
L’ultimo episodio e’ di pochissimo tempo fa, e’ caduta di faccia
ripiegandosi all’indietro su se stessa (tipo contorsionista) e una volta
rialzata ha appunto avuto una di queste crisi, solo che mentre
solitamente appena svenuta ricominciava a respirare subito e quindi si
riprendeva, questa volta aveva delle specie di spasmi e ci ha messo di
piu’ a riprendere il respiro, il che mi ha fatto spaventare davvero.
Dopo accusava dolore al petto ma penso (e spero) fosse conseguenza della
caduta, e comunque in 5 minuti era passato tutto ed era di nuovo vivace
come sempre.
Vorrei solo sapere se come pensavo finora si tratta di spasmi affettivi,
e se potrebbero degenerare in qualcos’altro. Inoltre mi chiedevo se
potrebbe capitare che non si riprenda da sola… e in questo caso che
dovrei fare?

Grazie e cordiali saluti

Alessandra

Cara Alessandra, i cosìdetti “spasmi affettivi” non sono evenienza rara nei bambini piccoli, cioè nei bambini tra 0 e 3 anni di età. Pensa che si stima che attorno al secondo anno di vita circa il 5-10% dei bambini manifesti sporadicamente o frequentemente spasmi affettivi. Di cosa si tratta? Si tratta, appunto, di movimenti di irrigidimento di tutto il corpo o solo degli arti, accompagnati da pianto e seguiti o meno da arresto momentaneo e volontario della respirazione, scatenati da un episodio acuto di tipo doloroso o traumatico, come una caduta o una fitta al pancino o una colichetta o un mal di orecchio, oppure da sentimenti di frustrazione come dopo una sgridata o la negazione di qualcosa che il bambino chiede e che non gli viene concessa. Si possono manifestare in due modi: o in una forma cosidetta asfittica, durante la quale il bambino smette immediatamente di respirare e di conseguenza diventa subito cianotico, rigido, presentando o meno clonie agli arti e perdita momentanea di coscienza, oppure in una forma senza cianosi, durante la quale il pianto assume particolari caratteristiche con singhiozzi seguiti da pause senza respiro sempre più lunghe fino allo svenimento e alla sincope con il bambino che si accascia privo di sensi e molto pallido, anche in questo caso con o senza presenza di tremori o clonie agli arti ma senza cianosi.
Tutti questi sintomi sono, si, scatenati dall’assenza più o meno spasmodica del respiro, ma su base sempre volontaria. Quindi, se anche dovesse subentrare perdita transitoria di coscienza in seguito a mancanza di ossigeno piuttosto prolungata, una volta persa, appunto, la coscienza, cessa la volontarietà e il bambino riprende regolarmente a respirare con o senza le varie “pratiche rianimatorie” inutilmente messe in atto dal genitore impaurito.
Una volta ricordo di avere effettuato una visita domiciliare ad un bambino di un anno con febbre alta che soffriva, appunto, di spasmi affettivi regolarmente inscenati perché non voleva farsi visitare e la mamma, senza che nessuno avesse avuto tempo di fermarla, lo portò immediatamente sul balcone per fargli “prendere aria” e lo sollevò per le caviglie a testa in giù dandogli dei colpetti sulla schiena come se avesse inalato chissà cosa, a pochi centimetri dalla ringhiera anche pittosto bassa! I genitori impauriti tendono a perdere il controllo, soprattutto quando il bambino è molto piccolo, 8-10 mesi per es. e a praticare manovre insensate (acqua sul viso, scossoni, testa all’ingiù e gambe all’insù ecc. Tutto questo non serve a nulla. Il bambino va lasciato fermo e tranquillo e non resta altro da fare che aspettare che la crisi finisca. Quando il bambino è grandicello, 3 anni compiuti, per es., alcuni consigliano addirittura di lasciarlo solo affinché cessi il motivo di attirare l’attenzione su di se.

Ma tutto questo quando si è sicuri che si tratta proprio di spasmi affettivi, come credo sia proprio il tuo caso. Dopo il terzo anno di età questi atteggiamenti e queste modalità di reazione diradano fino a scomparire. Qualora fossero ancora presenti oltre il quarto anno, una consulenza neuropsichiatrica ed un elettroencefalogramma, possibilmente praticato durante il sonno, possono dirimere ogni dubbio di altra patologia neurologica sottostante e possono evidenziare un lato particolare della relazione madre-figlio che potrebbe portare il bambino ad attirare in modo esagerato l’attenzione su di se, o, a volte, delle note isteriche nel carattere di alcuni componenti della famiglia. Ad ogni buon conto, qualora gli episodi sincopali, cioè di mancanza di coscienza con pallore, fossero di una certa entità, un elettrocardiogramma nonché una visita otorinolaringoiatrica e alcune analisi di routine, sarebbero da consigliare. Dagli spasmi affettivi i bambini, comunque, si riprendono sempre da soli e gli spasmi affettivi, oltre a scomparire con l’età, non tendono mai a degenerare.
Un caro saluto, Daniela

Lascia un commento

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.