Febbri ricorrenti: svariati i motivi

Gentile dottoressa,

mia figlia di anni 2 ha iniziato il 18 maggio con febbre alta e tonsillite.

Ha eseguito cura antibiotica con Klacid per 10 giorni fino al 27 maggio. Dopo 14 giorni, precisamente l’11 giugno, le è ricomparsa la febbre alta fino a 40 con faringite che è scomparsa con tre dosi di Antalfebal.

Dopo 14 giorni esatti, il 25 giugno, ci risiamo: febbre alta, altre 3 dosi di antiinfiammatorio e scompare tutto. Ancora una volta, dopo altri 14 giorni, il 10 luglio ricompare la febbre. Il giorno dopo esegue un prelievo che da: globuli bianchi 18500, ves 30, pcr 57, neutrofili 75, e linfociti 17; quindi esegue di nuovo cura antibiotica per 13 giorni con Cedax. Dopo 2 giorni rifacciamo il prelievo e i valori ritornano normali.

Ogni episodio è accompagnato da faringite; nel tempo che intercorre tra un episodio e l’altro mia figlia sta benissimo solo che starnutisce, si gratta il collo e si lamenta spesso come se avesse qualcosa in bocca o sulla lingua che le da fastidio.

Se ci ha fatto caso, quando prende gli antibiotici la febbre non viene dopo 14 giorni dall’episodio precedente ma 14 giorni da quando ha terminato l’antibiotico.

Premetto che a marzo ha avuto la mononucleosi e dagli esami di 15 giorni fa sono uscite le Igm a 19.5, ha fatto anche l’esame delle urine con urinocultura negativo, tampone faringeo negativo e immunoglobuline nella norma.

Come è possibile che questa febbre sia così precisa e che quando prende gli antibiotici non si presenta subito ma le viene dopo 14 giorni dalla somministrazione? Tutto ciò può essere pura casualità o dipendere dalla mononucleosi come mi hanno detto?

Se fosse stato un fatto virale sarebbe comparsa anche con gli antibiotici, giusto? Quali esami mi consiglia di fare? Io non so più dove sbattere la testa, la prego, mi aiuti lei.

Grazie

 


La storia della tua bimba, in un certo senso, è un piccolo rompicapo: se vogliamo dare la responsabilità delle febbri ricorrenti alla pregressa mononucleosi, l’ipotesi è più che legittima perché il virus di Epstein Barr che causa la mononucleosi può persistere in forma latente nelle cellule linfatiche, soprattutto delle linfoghiandole e della milza, per molto tempo, anche per oltre sei mesi, dopo la scomparsa dei sintomi della malattia e può riacutizzarsi e rifarsi vivo periodicamente a lungo dopo la fine apparente della malattia primaria.

Questo succede perché il virus determina una relativa depressione immunitaria che rende l’organismo incapace di debellarlo completamente.

Il virus, infatti, produce una sostanza particolare (interleuchina) che è una proteina identica a quella che il sistema immunitario produce quando l’agente patogeno è stato totalmente debellato e la malattia si è conclusa. In questo modo inganna il sistema immunitario del soggetto malato che crede così di aver concluso la sua funzione e smette di lavorare.

Il virus, sempre presente nelle linfoghiandole allo stato silente, ogni tanto può riattivarsi ricreando ogni volta una piccola infezione, riattivando ogni volta il sistema immunitario che ridistrugge parzialmente il virus, riproducendo nuovamente interleuchina per simulare la fine della malattia e così via finché finalmente, dopo mesi e mesi di lotte estenuanti, l’organismo ha la meglio e le febbri non ritornano più.

Questa può essere una spiegazione plausibile e in tal caso non ci sarebbero cure specifiche se non qualche farmaco stimolante del sistema immunitario, qualche ricostituente generico e, a volte, la terapia omeopatica. Se questa ipotesi si rivelasse giusta, gli anticorpi anti VCA di tipo IgG dovrebbero mantenersi positivi nelle fasi di riacutizzazione, gli indici di flogosi alti e non sarebbe male, almeno una volta, controllare la funzionalità tiroidea e renale della bimba perché può capitare che, nei soggetti geneticamente predisposti (predisposizione anti HLA), si potrebbe verificare la produzione di autoanticorpi, simili a quelli prodotti contro il virus, rivolti, però, contro il tessuto tiroideo e renale, con relativi screzi e danni alla funzionalità di questi due organi.

Un’altra ipotesi plausibile è che la relativa, prolungata depressione del sistema immunitario del soggetto lasciata in eredità dal virus renda il bambino più facilmente aggredibile da infezioni batteriche o virali per alcuni mesi dopo essersi ammalato di mononucleosi e siccome le infezioni alle prime vie respiratorie sono le patologie più frequenti in assoluto nei bambini, nulla di strano che si ammalino più spesso anche di banali faringiti o faringotonsilliti, virali o batteriche che siano, per alcuni mesi dopo la malattia iniziale: questo spiegherebbe l’andamento della febbre relativamente indipendente dall’antibiotico, cioè la durata di tre o quattro giorni apparentemente inviariata sia che la bimba assuma antibiotici sia che assuma solo antinfiammatori.

Questo, però, non spiega tanto la periodicità così puntuale con intervallo preciso di due settimane tra un episodio febbrile e l’altro. Se fossero solo o prevalentemente virus i responsabili delle febbri, non ci sarebbe motivo del fatto che gli episodi abbiano una cadenza così regolare visto che i virus sono tantissimi e sempre presenti.

Cosa diversa è l’ipotesi che si tratti di infezioni ricorrenti da streptococco, che è tipico, appunto, per dare febbri a ripetizione con questa periodicità nei bambini predisposti o nei bambini che hanno tonsille infette, magari con focolai batterici profondi, poco aggredibili in modo radicale dagli antibiotici e altrettanto poco riconoscibili con un tampone prelevato, magari, un po’ velocemente e di sfuggita viste le resistenze e le proteste messe in atto dai bambini quando si deve praticare loro un tampone faringeo. Questo spiegherebbe la negatività del tampone per streptococco anche nell’ipotesi che lo streptococco ci sia veramente.

Ma anche altri batteri possono persistere a lungo e dare episodi febbrili benigni ma recidivanti: per esempio lo stafilococco, noto per essere un batterio frequente, poco patogeno ma sempre molto resistente agli antibiotici. Anche una sinusite cronica batterica potrebbe dare febbri periodiche senza molti altri sintomi respiratori (la bimba soffre di mal di testa? Ha l’alito cattivo, soprattutto la mattina? Ha il naso che cola spesso o spesso congestionato?) Se ci fossero alcuni di questi sintom,i l’otorino, con una semplice fibroscopia, potrebbe dirimere ogni dubbio.

Inoltre, se le spiegazioni finora date non bastano per spiegare le febbri ricorrenti, soprattutto se la vostra famiglia ha una origine mediterranea, non bisognerebbe dimenticare l’ipotesi della febbre mediterranea ricorrente di origine genetica che, nella metà almeno dei casi, inizia a manifestarsi proprio nei bambini piccoli.

La trasmissione di questa malattia è autosomica recessiva e ciò significa che bisogna che entrambi i genitori siano portatori sani perché vi sia qualche probabilità che nasca un bimbo affetto. Pertanto i genitori potrebbero non avere mai manifestato i sintomi caratteristici, però nella famiglia, ci potrebbe essere un parente lontano, un cugino o uno zio della bambina che ne è affetto.

La febbre ricorrente mediterranea non si manifesta quasi mai da sola ma si accompagna a dolori addominali, toracici e articolari, quindi non mi sembra il caso della tua bimba, però la diagnosi di febbre mediterranea non è veloce e, nonostante le apparenze, non è facile, perché nei primi tempi gli episodi febbrili possono non essere accompagnati da sintomi dolorosi: bisognerebbe, però, pensarci se la bimba avesse in bocca delle afte e siccome mi hai scritto che le brucia la lingua e la bocca quando ha la febbre, mi è venuta in mente anche questa ipotesi.

Però il capitolo delle febbri ricorrenti è vastissimo e non esiste solo la febbre mediterranea e questa risposta non può diventare un trattato. Se tra le immunoglobuline dosate vi sono anche le IgD, cioè le immunoglobuline D, e sono a valori normali, visto che nella febbre mediterranea le IgD sono aumentate, si può tranquillamente scartare questa ipotesi; se, invece, non sono state dosate, sta al tuo medico valutare l’opportunità di approfondire le indagini.

Per quanto riguarda, poi, l’apparente ritardo nella ricomparsa della febbre quando la bambina ha assunto antibiotici, potrebbe essere solo una coincidenza, visto che gli antibiotici li ha assunti solo una volta, come potrebbe fare propendere per una febbre batterica, tenuta a bada dall’antibiotico che però non è riuscito comunque, nonostante i lunghi giorni di terapia, a debellare completamente il focolaio. Ma un focolaio infettivo batterico può essere ovunque, anche nelle ossa, nel miocardio, nella pleura, nella cistifellea, non per forza in gola e prima di poterlo escludere andrebbe ricercato ovunque.

Quindi, come vedi, l’argomento è vastissimo e via mail, con le poche notizie che ho della bimba, è impossibile districarsi più di tanto. L’ipotesi di una febbre ricorrente in seguito a mononucleosi mi sembra ragionevole, ma per essere sicuri che si tratti di questo bisognerebbe poter escludere tutto il resto e questo lo può fare solo il pediatra che può visitare accuratamente la bimba, con l’ausilio, magari, di analisi e accertamenti più approfonditi di quelli fatti finora.

Resto a tua disposizione per altri chiarimenti, se lo desideri e ti chiedo scusa se non sono riuscita a chiarirti le idee come auspicavi, ma non ho abbastanza elementi per farlo con sicurezza.

Un caro saluto,

Daniela

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