Ciuccia il dito

 

Salve Dottoressa,

 

questa mail è per qualcosa che forse riterrà "poco importante" ma da tutte le risposte che lei ha dato sinora ho la sensazione che anche stavolta troverà le parole giuste per aiutare una mamma.

 

La mia bimba ha 17 mesi, va al nido da quando ne aveva cinque e mezzo, e purtroppo lo svezzamento è coinciso con l’inserimento al nido, e, dopo un mese, con il mio rientro al lavoro.

 

Ciò -a mio parere- ha amplificato la sua già latente (prima di quel periodo, intendo) abitudine al succhiarsi il pollice, che peraltro era presente anche quando stava nella mia pancia.

 

Mia figlia succhia il pollice per addormentarsi, per consolarsi, quando si annoia, se prova disappunto o rabbia per qualcosa insomma abbastanza spesso, anche perché è facile che alla sua età subisca qualche frustrazione.

 

Basta che uno le dica un "NO" deciso, magari per non farle fare qualcosa, o che un bimbo non voglia cederle un gioco, o che le si cambi il pannolino se non vuole, ecco che parte il capriccio e se non viene "soddisfatta" parte subito il dito in bocca.

 

Se a ciò si unisce il fatto che la bimba sta al nido purtroppo otto ore al giorno forse si spiega questo suo modo di rassicurarsi, penso che il dito sia il suo oggetto transizionale che la consola dalla mancanza della mamma.

 

Ogni giorno appena arriva il momento in cui la vado a prendere al nido, lei è contenta, mi abbraccia ma subito si mette il ditino il bocca, sembra proprio evidente la sua associazione dito-in-bocca = mamma.

 

Io faccio del mio meglio per dedicarmi completamente a lei nel tempo che passiamo assieme, ma ovvio che talora ho qualcosa (il minimo indispensabile) da fare in casa, oppure a volte può capitare che la rimproveri se fa qualcosa che non deve, e subito lei si consola con il ditino.

 

Mio marito dice che non dovrei rimproverarla MAI (cosa che a lui riesce benissimo, avendo una pazienza infinita) ma va anche detto che la bimba con me è molto più capricciosa di quanto non sia con tutti gli altri.

 

Insomma, il problema è che io mi sento perennemente e incessantemente in colpa verso di lei, vorrei riempirla sempre e solo di dolcezza ma a volte sono anche -umanamente- nervosa o un po’ stanca.

 

Per il resto è una bambina solare, vivace, allegra, simpatica, affettuosissima, ma non riesco a capire se questo suo "vizio" sia la spia di un disagio oppure non sia nulla di importante.

 

Cosa posso fare ancora per rassicurarla e magari aiutarla pian piano a smettere di ciucciarsi questo benedetto dito?

 

Noi (io, il padre, i nonni, le educatrici al nido) quando vediamo che si ciuccia il dito non per sonno o stanchezza ma per

consolazione cerchiamo di "distrarla" oppure le diciamo "non succhiare il dito, non c’e bisogno, siamo qui, stiamo con te" ma non so se e’ l’atteggiamento giusto o dovremmo ignorarlo e lasciare che passi da solo.

 

Grazie di cuore per il suo lavoro e la sua disponibilità

 

 

 

 

 

Difficile – e lo dico per esperienza personale visto che sono stata anch’io una accanita ciucciatrice di pollice fino alla veneranda età di 10 anni! – convincere un bambino accanito con il suo dito consolatore a cambiare modalità di autoconsolazione.

 

Deve superare un vuoto abissale, una vera disassuefazione da una droga con tutto il corredo di sintomi legati alla crisi di astinenza. Io credo che potresti soprassedere fino a quando non parlerà più speditamente e potrai, così, comunicare meglio con lei cercando di capire quanto vi sia di insicurezza, quanto di relativo senso di solitudine o di difficoltà a relazionarsi agevolmente con gli altri, quanto di semplice, fisiologico investimento nell’oggetto transizionale.

 

Nel frattempo fate bene tutti, non tanto a dirle di non mettere il dito in bocca quando lo fa, ma a distrarla con altra occupazione che la obblighi ad usare le mani e questo dovrebbe succedere anche a casa quando tu dovrai sforzarti di recuperare le lunghe ore trascorse distante da lei giocando molto con lei, facendola partecipare alla preparazione della pappa in qualche modo, facendole manipolare qualcosa e via discorrendo.

 

Fai in modo di sviluppare la sua intraprendenza e la sicurezza in se stessa. Cerca di aumentare la sua autostima facendola sentire ascoltata quando tenta le sue prime paroline e incoraggiandola e lodandola ad ogni sua nuova acquisizione I bambini, nei primi tre anni di vita, traggono piacere dalla loro oralità, dalle sensazioni procurate dagli oggetti succhiati, dai cibi mangiati, dal latte succhiato, dalla sensazione di divorare l’oggetto d’amore per poterlo conservare perennemente con sé.

 

Non ti curar di questo vizietto, che vizio, in fondo, non è, per i primi due o tre anni: quando non proverà più piacere in ciò, sarà lei per prima a dimenticarsene, ma per ora ha bisogno di costruirsi una sua sicurezza interiore che evidentemente ancora non ha. Le esperienze dell’asilo e del costante affetto dei genitori l’aiuteranno in questo, ma tu non essere ambivalente nei suoi confronti, cioè non sgridarla una volta per poi essere permissiva nella stessa circostanza la volta successiva: sii coerente e trova una condotta quanto più possibile lineare ed autentica che rifletta il tuo stato d’animo senza sensi di colpa.

 

Non alzare la voce per proibirle qualcosa per poi, un minuto dopo, riempirla di coccole come a volerti scusare. La bimba si sentirà disorientata e svilupperà insicurezza e questo non l’aiuterà a fare a meno della sua consolazione prediletta. Parla chiaramente con tuo marito affinché non deleghi completamente a te la gestione dell’educazione della bimba comportandosi in modo troppo permissivo ed obbligandoti, così, a svolgere un doppio ruolo con il rischio di cadere in contraddizione e di perdere di credibilità, cioè non sentirti sola nell’educazione della bimba e nello stesso tempo abbi fiducia in lei e nelle sue capacità di acquisire, con il passare del tempo, una giusta autonomia psicologica.

 

Un caro saluto, Daniela

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