Bambino di 7 mesi di notte piange ogni ora: che fare?

Buongiorno dottoressa sono mamma di un bimbo di 7 mesi che pesa quasi 10 kg. Ho un problema con la nanna… Prima il bimbo si addormentava da solo nel lettino… Poi la pediatra mi disse di sospendere la poppata prima della nanna per problemi di reflusso e quindi per rilassarlo mi se devo vicino al suo lettino dandogli la mano o facendomi accarezzare. Poi ha avuto una brutta bronchite e quindi con febbre alta perciò si addormentava spesso in braccio…

Ora stiamo cercando di fargli riprendere l’abitudine di dormire da solo. Dopo la poppata prima della nanna che abbiamo inserito nuovamente, ma non ne vuole sapere. Se lo corico addormentato ogni ora e mezza si sveglia strillando e non servono a niente gli “shhh mamma è qui”. Strilla strilla fino a che non lo tiro su…

E ricomincia quando cerco di coricarlo. Stanotte ho provato a metterlo nel lettone: si è appiccicato a me e dalle 5, dopo il latte, ha dormito fino alle 8.30 per fare colazione. Mentre il resto della nottata ogni ora, ora e mezza erano strilli.

Avrebbe dei consigli da darmi? Perché dopo nottate cosi sono distrutta…

La prima cosa da appurare è se il bambino piange di notte per problemi di esofagite da reflusso, per fastidi legati alla dentizione, per difficoltà a respirare in posizione sdraiata, eventualmente per una otite catarrale che potrebbe residuare dopo la bronchite pregressa, insomma per disagi fisici e non solo psicologici.

Dato il suo peso (non conosco la lunghezza del bimbo ma 10 chili sono molti per sette mesi), andrebbe poi rivalutata l’alimentazione perché se prendesse ancora molto latte nonostante le pappe che credo siano già state introdotte, anche un eccesso alimentare può peggiorare il reflusso e creare problemi digestivi.

Se si arriva alla conclusione che il sonno disturbato del bimbo dipende unicamente da motivi psicologici, hai solo due vie da seguire: assecondare con pazienza le sue richieste di contatto tenendolo vicino e dandoti una scadenza per questo tuo atteggiamento permissivo: diciamo due settimane o quello che deciderai tu, il tempo che il piccolo si riprenda dai disagi della bronchite, che spunti un eventuale dentino, ecc. per poi passare alla fase due, oppure passare direttamente alla fase due con un atteggiamento da subito fermo e intransigente mettendo il bimbo nel lettino ancora sveglio, sempre alla stessa ora, almeno un’oretta dopo la fine dell’ultima poppata e limitandoti a stargli vicina come facevi prima anche se piange, al buio o in penombra per un tempo, anche questo, piuttosto calcolato, diciamo all’inizio mezz’ora e andando via dopo questo tempo anche se piange senza cedere alla tentazione di tornare nella stanza e prenderlo in braccio, almeno cercando di non cedere per un tempo che stabilirai tu e che, giorno dopo giorno, dovrà essere sempre più lungo in modo da dare possibilità al bambino di stancarsi di piangere e imparare così ad autoconsolarsi anche senza stare in braccio.

So che le urla di un bambino possono essere strazianti e anche molto disturbanti di notte, ma con un atteggiamento ambivalente che tenta di essere deciso e intransigente all’inizio per poi cedere al volere del piccolo non si ottiene nulla e spesso non è nemmeno positivo per il bambino che non riesce così a crescere psicologicamente cosa che prima o poi inevitabilmente deve fare. Non è un periodo facile quello che sta per cominciare: mamma e bambino intuiscono che per crescere psicologicamente bisogna saper rinunciare alla totale simbiosi reciproca che tanto gratificava entrambe fino a questo momento.

Il bambino comincia a capire che non può più continuare ad identificarsi totalmente con la madre ma deve imparare a sentirsi “altro da lei”, un soggetto unico e ben definito e questo gli crea angoscia e dolore. La mamma, da parte sua, inconsciamente intuisce che deve imparare a “lasciare andare” una creatura che non è più parte integrante di sé, deve imparare a separarsi dal suo piccolo, almeno dal punto di vista strettamente fisico, per iniziare a costruire un rapporto dove parole sguardi e carezza diventano via via più importanti delle braccia che stringono e tengono legati a sé. In un certo senso si avvicina il momento di un secondo “parto”, un secondo distacco e le resistenze a questo cambiamento sono molte, sia da parte del bambino che da parte della mamma.

Ma questa è la vita…ed è solo l’inizio.

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