Liscia, gassata o… semplicemente acqua

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Se vogliamo essere davvero ecomamme, è necessario che ci prendiamo a cuore il problema dell’acqua.
Acqua da risparmiare, in quanto bene primario, ma anche da conoscere e utilizzare meglio.

Molti sono convinti che le acque minerali in bottiglia siano migliori dell’acqua potabile che arriva tramite l’acquedotto.

È davvero così?

Questa domanda resterebbe facilmente senza risposta se non fosse, al solito, per Altroconsumo, che da anni interviene sull’argomento con accurati studi da cui emerge quanto segue:

  • nell’aprile 2000, in 5 su 39 campioni di acqua in bottiglia sono stati rinvenuti nitrati superiori ai limiti consigliati dall’OMS a bambini e donne in gravidanza
  • nel 1998 da una grande inchiesta sulla qualità dell’acqua potabile in 40 città italiane emerse che l’acqua di rubinetto era mediamente idonea al consumo in tutte le città prese in analisi
  • l’acqua in bottiglia costa mediamente 330 volte più dell’acqua dell’acquedotto.

Bastano, insomma, questi semplici dati per mostrare come la qualità dell’acqua di rubinetto (rigidamente e regolarmente controllata sotto il profilo igienico) non sia inferiore a quella dell’acqua in bottiglia, mentre il suo costo è inferiore, e di molto.

Non dimentichiamo, inoltre, il danno ambientale derivante dalla plastica delle bottiglie (anche se viene interamente riciclata, questo comporta uno spreco di energia non indifferente), dalla carta delle etichette e dal trasporto su strada dell’acqua imbottigliata. Pensiamoci: milioni di camion all’anno viaggiano per portare da una regione all’altra, talvolta da una nazione all’altra, un prodotto che ognuno ha già disponibile a un prezzo molto inferiore, in casa propria. Assurdo, no?

Talvolta l’insicurezza relativa all’utilizzo dell’acqua del rubinetto deriva dal non averne sottomano la composizione esatta, come sulle etichette delle acque in bottiglia. Altroconsumo ricorda che è possibile conoscere in dettaglio la qualità della propria acqua di rubinetto: a chi non dovesse ricevere insieme alla bolletta il certificato analitico di composizione dell’acqua che beve, si consiglia di richiedere i dati alla propria ASL. Si raccomanda, inoltre, di non prestare fede alle offerte di analisi gratuite fatte dai venditori di sistemi di depurazione, che puntano unicamente a vendere i loro prodotti.
Vediamo quali sono i parametri da tenere in considerazione.

Il residuo fisso
Tutti ormai sanno che l’ideale, per un consumo quotidiano, è un’acqua oligominerale.
Dalle inchieste di Altroconsumo è emerso che nessuna delle acque di rubinetto esaminate, in varie città italiane, supera i 700 mg/l di residuo fisso: se consideriamo che il limite al di sotto del quale un’acqua può essere considerata oligominerale è di 500 mg/l, è evidente che quasi sempre l’offerta dell’acquedotto è idonea da questo punto di vista.

Il contenuto di sodio
Le pubblicità affermano che l’acqua "di bellezza" deve essere povera di sodio (pena la ritenzione idrica), e questo aspetto interessa anche categorie, come gli ipertesi, che devono seguire una dieta povera di sodio. In realtà la quantità di sodio ingerita tramite l’acqua è irrisoria rispetto a quella contenuta negli alimenti, e nella maggior parte dei casi i livelli presenti nelle acque dell’acquedotto sono comunque contenuti.

Il sapore di cloro
Spesso quello che spinge a preferire l’acqua in bottiglia è la presenza di cloro nell’acqua di rubinetto, che può dar fastidio. Il cloro è usato come disinfettante e non è dannoso, comunque essendo volatile è possibile ridurne la presenza lasciando l’acqua a contatto con l’aria per qualche minuto in una bacinella, per poi conservarla in bottiglia ben chiusa o in frigorifero.

La "durezza"
Altro aspetto discriminante, la durezza dell’acqua: misurata in gradi francesi (deve essere compresa fra 15 e 50°F), è dovuta alla presenza di carbonati di magnesio e di calcio, non dannosi per la salute. Un’acqua molto dolce, al contrario, è povera di sali minerali, importanti per le funzioni vitali dell’organismo. Solo chi soffre di calcoli e beve molto dovrà preferire acque leggere, per un maggiore effetto diuretico.

I bambini
Per quanto riguarda i bambini piccoli, bisogna porre attenzione ai nitrati e al residuo fisso, che deve essere molto basso (meglio se inferiore ai 100 mg/l o poco più). Questo perché se la si usa per ricomporre il latte artificiale, esso contiene già la quantità adatta di sali minerali e un eccesso potrebbe sovraccaricare i reni del bambino. Ovviamente, se se ne assumono solo piccole quantità giornaliere questo aspetto è meno importante.

Depuratori domestici
L’ultima cosa di cui mi sembra interessante parlare sono gli impianti di depurazione casalinghi. Nel corso del 2007 l’associazione Altroconsumo ha reso noti i risultati di un’indagine condotta prelevando 18 campioni d’acqua in uscita dal rubinetto prima della filtrazione e dopo il trattamento (a osmosi inversa), confrontando la qualità dell’acqua filtrata con quella dell’acquedotto. L’inchiesta è stata condotta presso abitazioni di undici città dal nord al sud Italia e ha evidenziato che gli impianti di depurazione tendono ad addolcire troppo l’acqua e che talvolta (se la manutenzione non è perfetta) immettono in essa batteri non presenti prima della filtrazione. La cosa veramente inammissibile, inoltre, è che per ottenere un litro di acqua filtrata se ne impiegano tre.
Quanto ai costi, fate voi: per dissetarsi con l’acqua del rubinetto una famiglia tipo spende poco più di un euro all’anno, mentre uno di questi apparecchi costa circa 2.000 euro, a cui vanno aggiunti i costi di manutenzione (fondamentale, come abbiamo visto). Tutto questo per filtrare un’acqua già potabile e di buona qualità.
Assurdo, se si ha a cuore il problema dell’emergenza idrica (e anche il proprio portafoglio).

 

 

In definitiva, l’unico motivo per preferire l’acqua in bottiglia rimane il gusto. De gustibus non est disputandum dicevano gli antichi romani… ma se vogliamo essere davvero degli ecogenitori (o anche semplicemente persone con una coscienza ambientale) possiamo chiudere un occhio e qualche papilla. Se poi non potete proprio fare a meno delle bollicine, potete affidarvi a un impianto domestico o preferire acque della zona, che non debbano fare centinaia di chilometri su strada per arrivare al vostro supermercato.

Ma ricordate che la vera ecomamma è liscia!

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