La depressione post-partum: cos’è e come si cura?

depressione post-partumI normali cambiamenti psicofisiologici ed ambientali che si verificano durante il periodo immediatamente successivo alla nascita del figlio possono produrre una serie di difficoltà nel passaggio alla genitorialità ed un possibile rischio di depressione post-partum (DPP).

Essa è caratterizzata da repentini sbalzi d’umore, tristezza, caduta della concentrazione, sentimenti di inadeguatezza, d’incompetenza e di disperazione, ipersensibilità, ansia, vergogna, odio e trascuratezza verso sé stessi e verso il bimbo, disturbi del sonno e dell’appetito, calo del desiderio sessuale, pensieri suicidari. Tra le variabili che possono influire sull’insorgenza della depressione post-partum è possibile rintracciare anche alcuni eventi di vita “stressanti” ovvero eventi negativi che possono favorire l’insorgenza della depressione post-partum (ad esempio: lutto o malattia grave di una persona cara). Tali eventi sono legati alla capacità di “coping”, ossia alla capacità di rappresentare mentalmente e poi di affrontare le difficoltà che la donna ha rispetto agli eventi di vita stressanti.

Un ulteriore elemento che può influire sulla DPP è la difficoltà nel rapporto di coppia: il periodo che segue la nascita del bambino è considerato un momento di “aggiustamento fisiologico” della coppia, in cui si passa dalla diade dei due partner all’inserimento del bambino nella famiglia.

Anche il supporto sociale scarso è una variabile che può essere predittiva di depressione post-partum. Infatti, durante il periodo della gravidanza e del dopo parto, la presenza di amici, partner, familiari, parenti può essere di molto aiuto nel gestire lo stress. Il sostegno sociale può esprimersi sotto forma di consigli o anche di aiuto pratico nei compiti e nei lavori quotidiani, che riguardano anche la cura del bambino. Può infine esprimersi a livello emotivo, vale a dire con manifestazioni di stima e di riconoscimento del lavoro compiuto dalla madre nell’accudimento del bambino.

È allora il caso di non ignorare questi segnali e senza vergogna affidarsi ad uno specialista pronto per aiutare a far fronte a questi inconvenienti.

L’aver sofferto precedentemente di depressione e la presenza di disturbi psicopatologici all’interno della famiglia possono rappresentare dei fattori predisponenti della depressione post-natale.

Il modello cognitivo-comportamentale della DPP assume che pensieri e comportamenti disfunzionali siano fattori determinanti della depressione post-partum. Tali pensieri e comportamenti derivano dalla triade cognitiva e dagli errori cognitivi. Nella triade cognitiva vi è una visione negativa di sé stessi, del mondo e degli eventi futuri; gli errori cognitivi sono caratterizzati da convinzioni secondo le quali va tutto male e nulla è possibile fare per modificare in meglio le cose. Tra gli errori cognitivi vi sono: l’ipergeneralizzazione, l’astrazione selettiva, l’ingigantimento ed il pensiero dicotomico. Nell’ipergeneralizazione il soggetto generalizza, alle situazioni di vita quotidiana, caratteristiche tipiche di una situazione; nell’astrazione selettiva si tende ad avere un’attenzione selettiva verso gli stimoli negativi dell’ambiente circostante; nell’ingigantimento, invece, si valuta un evento per eccesso (es. una guidatrice che ha subito un incidente automobilistico di minima entità conclude di aver rischiato di perdere la vita); nel pensiero dicotomico le esperienze di vita sono polarizzate in due opposti (es. se non supero l’esame sono uno stupido). La triade cognitiva e gli errori cognitivi sottendono agli schemi, attraverso cui si “spiega” il mondo circostante, ed ai pensieri automatici, che si presentano in modo spontaneo nelle circostanze di vita quotidiana. Nella depressione post-partum sono due le categorie di schemi: l’indageuatezza (es. sono un fallito) e la non amabilità (es. nessuno mi vuole).

La terapia cognitivo-comportamentale della DPP si basa sulla modifica delle credenze disfunzionali e dei comportamenti  tipici della persona che soffre di tali disturbi. In particolare, il trattamento si basa sull’identificazione delle convinzioni disfunzionali attraverso cui il soggetto percepisce la realtà e la loro modifica tramite tecniche di ristrutturazione cognitiva, tecniche psicoterapeutiche che hanno per l’appunto l’obiettivo di modificare le convinzioni irrazionali del paziente.

La terapia cognitivo-comportamentale si caratterizza per il fatto che le sue tecniche si sono dimostrate efficaci in studi clinici che ne verificano la validità scientifica.

La dr.ssa Maria Rita Sergi psicoterapeuta cognitivo-comportamentale dell’AIAMC ha collaborato alla stesura di questo articolo.

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