Perdite ematiche cicliche in gravidanza

Mi piacerebbe poter scrivere con dati scientifici alla mano, poter dare conforto avallato da scienza, alle donne che hanno perdite ematiche “speciali” durante la gravidanza.
Ma non posso.
Non posso perché, purtroppo (o per fortuna), sono tanti i pareri medici che si ascoltano e pochi quelli che ci convincono, fosse solo perché ogni tesi è diversa dall’altra.

perdite ematiche cicliche in gravidanza

Avevo sentito in passato storie di donne che hanno avuto cicli regolari in gravidanza, in molti casi al confine con la leggenda, donne che hanno scoperto di essere incinte solo dopo aver sentito il bambino muoversi dentro di sé.
Sembrava impossibile anche perché, è risaputo, il primo sintomo attendibile per una gravidanza è proprio l’amenorrea, cioè l’assenza di mestruazioni.

Nonostante questa certezza, pare che a volte, anche gravidanze portate a termine regolarmente, come le mie, possano essere caratterizzate da cicli mestruali di cadenza mensile e durata variabile, ma si dice cautelativamente “pare” perché non esiste in letteratura una prova reale che possa ritenere queste perdite una mestruazione.

Il posto di “prove” scientifiche è preso da teorie più o meno accreditate su basi statistiche o anche da dicerie popolari, dal “come diceva mia nonna”, che sono poi quelle meno provate, ma spesso le più corrispondenti.
Nel mio caso ho incontrato sempre ginecologi reticenti ad ammettere che si trattasse in realtà di mestruazioni (ovviamente anovulatorie) e mi sono state offerte diverse motivazioni spesso fortemente contraddittorie.

Qualcuno ha parlato di uno scollamento non visibile ecograficamente, della serie “sarà da qualche parte, ma non lo vedo”. Qualcun altro ha ipotizzato polipetti o pieghe, sempre non visibili, né palpabili. Qualcun altro ancora ha semplicemente detto “non lo so”, riferendosi poi ad una memoria dell’utero, cioè ad una parte non interessata all’attecchimento dell’ovulo e che si comporta come se fosse vuoto.

Mia nonna, che non aveva nessuna laurea in ginecologia (e nemmeno la terza media) parlava di “pulizia”, cioè di utero che si pulisce per esser pronto e pulito ad accogliere il bambino.

Teorie, pareri, esperienze, ma nulla di realmente convincente.
La verità è che una perdita ematica in gravidanza è sempre un segno che porta con se un qualcosa di funesto.
Io ne parlo con serenità ora che ho partorito, ma ricordo con un senso di angoscia le mie corse mensili verso il pronto soccorso ginecologico, come ricordo con gran commozione l’immagine di quell’ippocampo nel monitor, pulsante e vivace, ignaro dei nostri grandi spaventi.
Ricordo che quando le perdite ematiche erano di colore rosaceo c’era qualcuno pronto a sostenere che fossero meno gravi di quelle di colore bruno, quando arrivavano quelle di colore scuro qualcun altro sosteneva che le peggiori son quelle di colore rosaceo.

Poi ho capito da sola che, trattandosi di pseudo cicli mestruali, come tutte le mestruazioni, attraversano una fase che cambia sia di consistenza che di colore nei giorni, per cui chi “soffre” di perdite di cadenza ciclica deve esser pronta a vedere tutte le gamme di rosso, come devev essere pronta a convivere con un leggero stato d’ansia, per quanto sia possibile una simile convivenza.

Non è piacevole uscire con un fogliettino del pronto soccorso con refertata, sempre, una “minaccia d’aborto“, aldilà della consapevolezza che “è tutto al posto giusto, non si sa bene perché, ma succede”.
Eppure, davvero, l’unica conclusione in questi casi è proprio questa: è tutto al posto giusto, non si sa bene perché  ma succede.

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