6 aprile – il giorno dopo

Ora siamo a casa.
Dormiremo, vestiti, in taverna, sui divani, sotto le volte.
Davide vorrebbe dormire in macchina, ma fa tanto freddo
e Lisa ha l’influenza.
Io lo capisco.
Neanche io vorrei più mettere piede in quella stanza che mi ha fatto vivere uno spavento simile.
Ma dobbiamo andare avanti e riprenderci la nostra vita.
Ci ha svegliati il rumore dell’armadio.

Questavolta era ben chiuso, ma le ante facevano un rumore pazzesco, forseperché abbiamo il parquet posto sul tappeto fluttuante.
Ovviamemtequesta volta (essendo già la terza) non ho avuto bisogno di chiedermicosa fosse quel rumore tremendo e mi sono subito destata.
Matteo non è riuscito ad accendere il cervello ed ha cominciato a farfugliare.
Gli ho gridato di accendere la luce ed ho acceso la luce.
Gli ho gridato di prendere i bambini ed ho preso i bambini.
Ero con loro sotto la porta, mi giro e vedo Matteo
che annaspa per cercare gli occhiali.
Solo allora il terremoto è finito.
Ho ordinato a tutti di vestirsi.
Ho preso delle tute, mi sono vestita, poi ho aiutato Lisa a finire di prepararsi,
ho ordinato a Matteo di vestirsi e si è vestito.
Siamo scesi in cucina.
Ho chiesto a Matteo: -Che facciamo?
Lui: -Non lo so.
Io: -Facciamoci un giro.
Lui: -La macchina è dal meccanico.
Io: -Chiamo papà.
Telefoni in tilt. Fissi e cellulari.
Mi affaccio alla finestra pensierosa. Lisa con la febbre non è il caso che prenda freddo, ma la scossa è stata brutta.
Riconosco alla fine del vicolo mia madre, mio padre e Yuri,il cane, che corrono verso di noi.
Io. -Buongiorno! Che si fa?
Mamma: -Non ci fate preoccupare: vi abbiamo portato una macchina, scendete!
E così è stato. Dalle 4:00 alle 6:30 a girovagare.
Sembrava un sabato sera: vecchietti, ragazzi e bambini che passeggiavano per la villa.
Poi la luce mi ha dato coraggio ed ho proposto di tornare a casa.
A dormire al pian terreno sul divano.
Così è stato.
Io e Lisa abbiamo dormito, Davide ha vegliato e Matteo si è visto
tutti i telegiornali del palinsesto.
Lisa era molto contrariata: in macchina lagnava per tornare a casa.
Sul divano lagnava per tornare nel suo letto e,
poco fa, si è raccomandata di non svegliarla mai più così brutalmente.
Ragazze, speriamo di tornare presto alla normalità.
Amo la normalità, la noia ed il piattume.
Davide è stato a L’Aquila mercoledì scorso con la scuola a ritirare un premio
e domenica doveva andare a giocare una partita di basket se non avesse avuto
l’influenza.
L’Aquila è qui dietro, ci andiamo agli specialisti medici, a sbrigare le pratiche burocratiche,
a fare gli scioperi, non ci posso pensare.
Non deve succedere neanche nel Congo, ma mi sento così GRAZIATA.
Son 2 mesi che assesta una scossa a Sulmona ed una a L’Aquila.
Come una conta in cui poi non è toccato a noi.
Preghiamo per le vittime, per i feriti, per i senza tetto e per
i traumatizzati da questo sisma.

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