18 settembre – Il ritorno

Sono triste, emozionata, prevalentemente malinconica.
Le bambine hanno fatto la loro ultima lezione di danza, la figliadell’insegnante ha fatto loro una torta di addio, le altre bimbe deipiccoli regalini, dei ricordi.
Tania, con le lacrime agli occhi, ha regalato loro un libro sulballetto con una bellissima dedica e la richiesta che continuino ladanza perché meritano. Sofia ha pianto come prevedevo.

Anche le maestre dell’asilo le hanno festeggiate, si sono complimentatecon noi per queste due nanette che con tenacia e allegria si sonoinserite benissimo.
Sono molto orgogliosa delle mie ragazze, spero che rimanga loro, se nonil ricordo, perché troppo piccole, almeno la ricchezza di quello chehanno vissuto.

Ho salutato la mia shampista del salone rosa fenicottero anni 80,
e quando mi ha chiesto quando sarei ritornata, il never mi è morto sulle labbra. Mai, è tristissimo da dire.
Mi manca da salutare la sig.ra Nada, i colleghi di Fabri che vedrò stasera,
la vicina di casa.

Per fortuna piove, fa freddo e tira vento, non sopporterei di andarmene
con il sole sui tetti, immaginando i tavolini dei caffè pieni di gentee i vasi di fiori colorati sui lampioni. Preferisco andare via conl’idea del grigiore che avvolge tutto.
Si chiude la nostra parentesi a Belgrado, se ne aprirà un’altra a Roma.
Si chiama vita.

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