Enuresi notturna

enuresi notturnaLa pipì a letto per anni è stata sintomo di vergogna per molti bimbi che, nonostante rimproveri, allarmi (sensori applicati al letto che suonano se il bimbo fa pipì), levatacce per andare in bagno più volte, non riuscivano a ritrovarsi asciutti al mattino.
Ancora adesso il problema viene spesso taciuto, se ne parla poco e con pudore, tanto che sembra che capiti solo al nostro bambino.

In realtà l’enuresi notturna è molto più diffusa di quanto si creda; soprattutto l’enuresi primaria, che si ha quando un bambino non ha mai smesso di bagnare il pannolino di notte.

Il controllo della vescica di notte dipende in gran parte da fattori ormonali. Risulta quindi inutile forzare il bambino, rimproverarlo, svegliarlo di notte (a meno che non lo richieda lui per provare a evitare il pannolino).

Sgridare un bambino che fa ancora la pipì a letto è come prendersela con lui perché non sono ancora cresciuti i denti, in quanto è qualcosa di completamente indipendente dalla sua volontà.
Fino ai 5 anni circa bagnare il pannolino di notte è considerato fisiologico. Solo dopo questa età si parla di enuresi notturna, ma raramente si fanno controlli prima dei 7-8 anni circa.

Dopo aver eseguito i controlli, se nulla si rileva non resta che aspettare che l’organismo maturi.
Se la cosa crea troppo disagio al bambino a livello psicologico si può, in accordo con il pediatra, valutare l’assunzione della desmopressina (farmaco che induce la produzione dell’ormone responsabile del controllo della vescica durante la notte) associando buone abitudini (come non bere troppo la sera e possibilmente niente nelle ore che precedono la notte e svuotare bene la vescica prima di andare a dormire).

È molto importante far sentire al bambino che la colpa non è sua.
A seconda dell’età si può spiegare con più o meno precisione cosa c’è che non funziona; per esempio, a un bimbo di 6 anni potrà essere sufficiente dire che il suo pancino di notte si dimentica di svegliarlo (ma poi ognuno troverà il modo personale per spiegarlo).

Discorsi un po’ diversi valgono per l’enuresi secondaria, che si ha quando un bambino che aveva smesso da tempo di bagnare il letto di notte riprende a farlo.
Ovviamente occorre sempre non colpevolizzare il bambino, ma è più importante trovare le cause.

Se il bambino ha smesso di fare pipì nel periodo estivo e ha ripreso in quello invernale le cause possono essere ambientali.
In questo caso si può provare a mettere una coperta in più se sembra che il bambino abbia freddo. E non sono rari casi di bambini che pur non bagnando in genere il letto tendono a farlo quando piove.

Un altro caso tipico è quello di bambini che tendono a bagnare il letto quando sono raffreddati.

Anche tonsille o adenoidi ingrossate possono peggiorare il problema (alcuni casi di enuresi primaria vengono risolti con l’operazione di rimozione delle adenoidi, che ovviamente non è terapia per l’enuresi ma ha il vantaggio di risolvere anche questo aspetto nei casi in cui era presente una cattiva respirazione).

Esclusi i casi elencati, è possible che l’enuresi notturna secondaria (a volte anche diurna) abbia cause psicologiche.
In questi casi si potrà valutare con il pediatra un piano d’azione. A volte le cause saranno evidenti (tipica la nascita di un fratellino) e si risolveranno con il tempo. Altre può essere opportuno un consulto con uno specialista.

In tutti i casi rimane importantissimo non far mai pesare al bambino la cosa e magari raccontargli, se ce ne sono, i casi di chi in famiglia ha sofferto dello stesso problema.

Lascia un commento

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.