Jacopo e Maddalena

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È da un po’ che mi si chiede di parlare di Maddalena,
ma è imprescindibile che parli di lei senza parlare del grande,
perché lei ora, chiusa nei suoi quattro mesi e mezzo di gorgheggi,
occhi sgranati sul mondo,
sorrisi dispensati a chiunque s’avvicini,
bocca spalancata per succhiare…
è il prolungamento di suo fratello
che mi dice:
"l’hai fatta esattamente come desideravo".

Maddalena non è più "stranfugnina",
le sue gambe si sono riempite,
la pelle s’è distesa.
Quando è nata sembrava ET:
quegli occhi grandissimi spalancati,
le pieghe del viso,
l’incarnato arrossato,
e l’aria sempre sgomenta.
Ora i suoi tratti somigliano quelli di Jacopo alla sua età,
un viso rotondo,
il nasino a patata,
le orecchiette a sventola.

Maddalena ha riempito gli spazi lasciati da un bimbo grande che cresce:
un posto nel lettone,
mi fa compagnia mentre cucino,
i baci e gli abbracci con un corpicino inerme che si lascia mangiucchiare mentre il grande sfugge.

È bello vederli addormentarsi vicini nel letto,
lui così possente a proteggerla
lei così piccina a nascondersi.

Come sempre a quest’ora che mi viene la malinconia del buio della notte,
penso a come siano fortunati,
lui sarà sempre un po’ suo padre
lei sarà sempre un po’ sua madre
e si cresceranno a vicenda
al di là di me e Fausto.

Jacopo è il bambino degli esordi repentini,
lui non ti prepara psicologicamente al salto
lui quando è pronto lo fa e basta
e la mia "indolenza" a vederlo crescere
si deve adattare nel giro di mezz’ora.

Fece così con l’abbandono del seno:
un giorno girò il viso dall’altra parte
(aveva 15 mesi)
ma non ne volle più sapere.
Così con il pannolino:
dopo mesi di tentativi a vuoto
il primo giorno di materna disse:
"mai più panno"
e così fu.
Una sera mi fece un discorso da "grande":
"mamma non posso più dormire con te
che i miei amici mi scherzano"
detto fatto,
ha abbandonato il lettone.

Da alcuni mesi mi chiede di togliere le rotelle della bicicletta,
io sono restia,
me lo prefiguro a terra con la testa fracellata.
L’altro ieri è scesa la catena della bici
è andato da Antonio a farsela sistemare:
"Antonio, togli anche le rotelle che sono grande".
L’incoscienza del vicino, mista a quella di mia madre,
via le rotelle.
Oggi avrebbe dovuto essere il grande giorno,
quello della testa fracassata,
preparo guanti, ginocchiera, casco.
Saremmo andati alla chiesa dei morti dietro casa
dove c’è un’erbetta bassa
e gli avrei insegnato a reggersi su due ruote.
Sto per sistemare Lena nel guscio,
e lui parte con la bici,
via,
così
senza me
che rimango lì
che mi vien da piangere.

Impietrita lo guardo:
"ma chi ti ha insegnato???"
"nessuno mamma, lo sapevo che lo sapevo fare!"

E allora chiamiamo il pubblico
i vicini
l’amico lorenzo sgrelli (rigorosamente col cognome)
la tina, la mery, roberto,
convochiamo la nonna,
tutti fuori a vedere l’esordio,
lui orgoglioso di se stesso,
che fa pure lo sborone e alza la manina per salutare
con quegli occhi grandi color nocciola
e i capelli biondi al vento.

Non vede l’ora che arrivi suo padre,
non vuole dirglielo per telefono,
vuole andargli incontro in bici,
vuole "dimostrare".

Poi chiamiamo mia sorella Mara
che si commuove perché lei si ricorda la sensazione,
dice che l’equilibrio è come una sferzata di serotonina
ti senti invincibile a cavallo del tuo equilibrio
non ti capaciti di come ti riesca di pedalare e non cadere,
in effetti Lapo fece così anche col camminare
ora che ricordo
lasciò il suo carrello primi passi un giorno
e non lo volle mai più.

Intanto Maddalena si è addormentata
fuori, nel guscio, mentre questo sole le sta colorando il viso,
non sa bene di questo fratello che sa pedalare,
ma come sente le sue urla di felicità
sgrana quegli occhi chiari
per poi richiuderli
e lui la richiama:
"guardami Maddalena
guardami amore!"


Si può essere più felici?

 

Thread pubblicato sul forum di noimamme.it  il 9 maggio 2008

 

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