Biancaneve vista da me

strega

 

Biancaneve è uno di quei personaggi che se sei femmina sei destinata ad amare, ancora prima di conoscerla, perché ovunque si parla di lei. Il marketing ci fodera gli occhi di immagini fatate della piccola bellissima principessa e non appena si ha l’età delle bambole, ecco che ci viene propinato il cartone animato.
Io sinceramente non ho mai amato questo genere di fiabe, tant’è vero che non la ricordavo affatto quando per la prima volta l’ho vista insieme a mia figlia.
Scegliere un cartone animato piuttosto che un altro è frutto, spesso, di ricordi, di pensieri, di condizionamenti che vengono dall’infanzia ma soprattutto da ciò che si vede girando per negozi.
Quando mi capita di buttare l’occhio nel reparto di giochi o frivolezze per piccole donnine come mia figlia, non manca mai il cofanetto di Biancaneve, il vestito per Carnevale, le scarpette e i trucchi per diventare come lei (!!) e così via.

Come dicevo non mi sono mai appassionata a questo genere di cartoni ma forse nel mio inconscio avevo anche i miei buoni motivi.

Biancaneve e i Sette Nani è stato il primo lungometraggio della Disney, girato nel 1937.
La fiaba, invece, è stata scritta dai fratelli Grimm, Jakob e Wilhelm, probabilmente nel 1814 e pubblicata nella raccolta "Fiabe dei bambini e del focolare".

-Attenzione, rivelo il finale-

È la storia di una giovane principessa ("ha la bocca di rose e ha d’ebano i capelli, come neve è bianca…") che viveva con la matrigna, la regina cattiva (una donna vanitosa e malata di protagonismo) che ogni giorno consultava uno specchio magico per sapere qual era la donna più bella del reame e per paura che la piccola Biancaneve superasse la sua bellezza, l’aveva ridotta a vestirsi di stracci e obbligata a farle da sguattera.
Quando lo specchio le disse che assai più bella di lei c’era appunto la giovane principessa, la Regina decise di farla uccidere (!) da un cacciatore, che, come testimonianza dell’effettuato delitto, avrebbe dovuto portarle il suo cuore.

Ora, permettetemi una piccola divagazione in merito, poi riprendo a tracciare i contorni della trama, che tanto conoscete tutti a memoria.
Spesso, quando vedo questa scena, mi sento paralizzata nel decidere se farla vedere o no a mia figlia, che è ancora piccola, e il significato della parola "uccidere" ancora non lo conosce, ma può ben riconoscere nei tratti alterati della Regina, o nella sua voce graffiante e dura, alcuni stati d’animo che non si possono affatto definire lieti.
È difficile anche spiegare, più avanti, a un bambino, il perché di una scelta così crudele come quella della Regina, di uccidere una sua rivale (se rivale si può definire una donnina mite, colpevole solo di essere più bella di un’altra), oltretutto figlia di suo marito.
Nella vita tendiamo sempre a spiegare e ad insegnare le cose più buone e giuste…e di fronte a una simile barbarie è quasi impossibile riuscire a trovare le parole giuste per dare una spiegazione.
È vero che di pazzi è pieno il mondo, ma questo genere di cose a me colpisce sempre. Chissà cosa è venuto in mente ai fratelli Grimm quando hanno pensato di scrivere questa fiaba…per bambini.

Ritornando alla trama, Biancaneve un giorno incontrò un giovane principe che la colpì per la bellezza e la dolcezza ma fuggì di fronte a lui perché vestita solo di stracci e si rifugiò nel castello, fuori dal quale lui le cantò una canzone d’amore.
A questa scena assistette la Regina, che, furiosamente gelosa, comandò al cacciatore di uccidere la piccola Biancaneve. Costui, dopo averla accompagnata nel bosco, al riparo da occhi indiscreti, di fronte alla bontà ingenua della ragazza, non riuscì a compiere il misero e crudele atto e le intimò di fuggire dalla regina, rivelandole le meschine mire nei suoi confronti. Portò quindi alla Regina il cuore di un cinghiale, al posto del cuore della Principessa.
Quest’ultima, fuggita alle grinfie della regina, si trovò sola nel bosco e grazie ai piccoli animaletti abitanti del bosco, riuscì a raggiungere la prima casetta dove potesse sentirsi al sicuro, ovvero la casetta dei Sette Nani.

I Nani erano dei piccoli e anziani ometti, dai nomi particolari (Dotto, Eolo, Gongolo, Cucciolo, Brontolo, Pisolo e Mammolo) che lavoravano ancora in una miniera di diamanti, incuranti del loro aspetto fisico e della pulizia della casa, tant’è che la giovane principessa, trovatasi nella loro casa, non riuscì a pensare ad altro che a pulire tutto, cucinare e riordinare.
La sorpresa per i nani fu enorme, rientrando.

E qui apro una seconda divagazione. A questo punto della storia è logico che la principessa sia già entrata nel cuore di ogni bambino perché è una dolcissima ragazza, ingenua al punto giusto, cioè inverosimilmente ingenua, quasi un po’ sciocchina nella sua infantilità, dalla vocina deliziosa e incantevole. I suoi canti infatti echeggiano nel bosco con armonia ed è quasi impossibile per noi videoascoltatori non provare a dilettarsi nelle sue arie.
Ogni bambino ne rimane rapito, le canzoni sono orecchiabili e con testi che parlano di amore, gonfie di tenerezza, di bontà e di speranza. Gli uccellini, i cervi, le tartarughe, gli scoiattoli, ballano con lei, la aiutano nelle pulizie della casa dei sette nani, accompagnandola nei canti e nel seguire le note.
È, ovviamente, uno spettacolo di gran godimento, di relax musicale, di gioia e di spensieratezza, guarnito da musetti simpatici, volenterosi e allegri.

Nonostante ciò, è quasi impossibile non rimanere stupiti di fronte al "potere" che Biancaneve ha immediatamente nei confronti di sette uomini adulti, anzi diciamo anziani, che la conoscono per la prima volta.
Razionalmente, se una donna entrasse in casa di una famiglia di fratelli abituati da anni a vivere da soli, stravolgendo le loro abitudini, cambiando i connotati della loro casa, obbligandoli a lavarsi, a fare ciò che vuole lei, penso che ovunque e per ogni persona, scatterebbe il rifiuto e l’allontanamento della donna. Qui invece si assiste, quasi impotenti, al plagio dei nani, affascinati dalla dolcezza della giovane principessa, che li intenerisce raccontando loro che la crudele matrigna vuole ucciderla.
Tutto questo, visto da occhi adulti, è veramente assurdo. Ma si sa che le fiabe sono state create per i bambini, no?

 

Allora vorrei che, a questo punto, qualcuno mi spiegasse (ritornando al discorso di prima) perché così tante volte in questa fiaba si parla di uccisioni.
Esempio: i nani rientrano dal lavoro e trovano la casa aperta, con le luci accese. Entrano e, sgomenti, scoprono che qualcuno si è permesso di lavare loro i piatti, lucidare i pavimenti, cucinare qualcosa per cena. Intelligentemente, non credono che qualcuno abbia fatto tutto ciò gratis (e qui c’è il primo e forse unico ragionamento verosimile della storia) e si fanno l’idea che all’interno della casa ci sia una specie di mostro, o qualcuno che vuole far loro del male.
Appena salgono in camera da letto vedono che sotto le coperte dei loro letti (dove Biancaneve si era sdraiata per schiacciare un pisolino) c’è qualcuno che si muove e Dotto (che per logica dovrebbe essere il più saggio del gruppo) aizza i restanti nani ad "uccidere il mostro prima che si svegli". Incredibile per le mie orecchie.
Scatta, in più occasioni della storia, un meccanismo chiamato suspence nei cuori dei giovani videoutenti, misto anche alla paura che alla loro "beniamina" possa capitare qualcosa di male, cosa che io reputo un po’ eccessiva e triste, se pensate alla faccia di un bimbo che si affeziona ad un personaggio e teme per la sua vita, con la faccia contratta dal dolore.
Questo meccanismo si ripete più avanti, dopo che Biancaneve, accettata e ormai amata dai nani, viene lasciata sola in casa mentre loro partono per lavorare e la matrigna, venuta a conoscenza del doppio gioco del cacciatore e trasformatasi in strega, viene a bussare alla porta della sua casa per proporle l’assaggio di una mela (opportunamente intrisa di veleno mortale).

E qui parte la terza divagazione. Perdonate tutti questi patemi d’animo cui vi sto sottoponendo, se davvero mi state ancora leggendo. Mi chiedo se sia corretto parlare di veleno, di metodi per uccidere, di cattiveria gratuita e crudele in un cartone animato per bambini.
La scena dove la matrigna si trasforma in strega è terrificante non solo per i cuccioli che assistano ignari allo spettacolo, ma anche per le persone adulte che tengono loro compagnia.
Il cartone Disney è perfetto sotto tutti i punti di vista, animato in maniera impareggiabile nonostante, come ripeto, sia il primo lungometraggio registrato nel lontano 1937.
La matrigna prepara una pozione magica, miscelando elementi di paura, di terrore e di invecchiamento per trasformarsi in una vecchina inquietante (per quanto gobba, alta quasi più di Biancaneve), inguardabile per bruttezza e orribile per impressione.
Ancora ancora, se si fosse trasformata in una normale vecchina, avrei capito la stupidaggine…ooops, l’ingenuità di Biancaneve nell’accoglierla in casa, ma vista così ha davvero il sapore di un raggiro. Chi mai farebbe entrare in casa sua una simile strega, che intimorisce al solo sguardo?
Eppure, la giovane principessa cede alla pena per la vecchia e la accompagna in casa. Dopodiché, cade pure nel tranello preparato ad arte dalla strega, secondo cui, se Biancaneve darà anche solo un morso alla mela avvelenata, cadrà in un sonno mortale.
La mela, rappresentata splendidamente da un lucidissimo e invitantissimo colore rosso, nasconde in realtà una facciata di morte ben visibile agli occhi dei bimbi che guardano il cartone. Nell’impregnarla di veleno, infatti, la strega si compiace dell’aspetto del teschio che compare ai suoi occhi.

Quando poi Biancaneve, morsa la mela, cade esanime per terra, è davvero inquietante assistere al montaggio delle scene del regista. Non si vede la principessa accasciarsi al suolo, bensì solo un braccio, quello di Biancaneve, che giace inerme per terra e abbandona il resto della mela che non ha avuto neppure il tempo di assaporare, tanto il veleno è stato potente.
La scena è davvero triste e pesante. La strega si accende in urla di trionfo, si bea della sua ormai "unica" bellezza, gode nel vedere la figlioccia morta per sempre.
Vedere queste scene, per qualsiasi essere umano, non è certo fonte di allegria. Tutt’altro. Ci si chiede, spontaneamente, se questa fiaba sia frutto di una mente malata.
Ma in agguato ci sono i sette nani, avvertiti dagli animaletti del bosco del pericolo (ahimè già consumato) che corrono in soccorso alla giovane principessa, e appena vedono la strega la obbligano a scappare. Gli anziani minatori la rincorrono (quando mai un anziano minatore avrà voglia di cavalcare un cervo a velocità elevate dopo una giornata di stressante lavoro!), mossi da propositi assassini (toh, che strano).
La strega, salita su una altissima rupe, cade all’indietro colpita da un fulmine e muore.

Biancaneve, esposta in una bara di vetro, viene vegliata dai nani per anni, fino a quando il principe dell’inizio della storia (ah ecco, ma dov’era finito!), che non ha mai smesso di cercarla, la scopre nel bosco, solleva la teca e la bacia, risvegliandola dal sonno mortale.
Questo, che dovrebbe essere il lieto fine, ha un sapore amaro, come del resto quasi tutta la storia, perché, invece di ringraziare i nani che hanno vegliato su di lei per anni, che si sono distrutti dal dolore, che l’hanno così tanto amata, Biancaneve non trova di meglio da fare che salire in groppa al cavallo bianco del principe e dire loro "addio", senza colpo ferire e soprattutto senza pensarci troppo. Gasp.
Loro, invece di rimanerci male e accusarla di ingratitudine, festeggiando danzanti e ringiovaniscono di colpo, come si conviene nei sogni di mezzo mondo.
The end.

Direi che, di questa fiaba, si possono salvare le canzoni (memorabili per dolcezza), le animazioni particolari e d’effetto, soprattutto per quegli anni e il motivo-mito dei sette nani "Eh-oh, eh-oh, andiamo a riposar!", che chiunque conosce.
Senza volerla demonizzare a tutti i costi, si può dire che per la simpatia dei nani, per certe espressioni, per alcune scene divertenti, per la dolcezza della voce di Biancaneve, per la storia d’amore con il principe e per la vittoria sul male, questo è un cartone animato considerato importante e quasi fondamentale per gli appassionati Disney.

Morale? Senz’altro che non si deve accettare cibo dagli sconosciuti, però, a tal proposito, che sia un cartone per molti versi crudele, a venirmi ad insegnare una morale, a tratti non lo sopporto.
Forse è anche giusto che si sappia che nel mondo non esiste solo il bene e che il male va combattuto, ma certi concetti sono talmente esasperati in questa fiaba che non riesco a condividerli.
La crudeltà è una cosa non condivisibile e difficilmente comprensibile. Per questo, trovo strano che spesso nei cartoni animati, entri in gioco un particolare personaggio cattivo, che per gran parte della storia, la fa pure da padrone. Quanto sia educativo, questo non lo so. Per una persona che giudica con gli occhi della bontà, questi sono concetti insormontabili.

Biancaneve è disponibile in videocassetta (ma ormai è quasi una rarità, visto che è fuori produzione da anni) e in DVD, nel quale è presente anche un documentario di 40 minuti per scoprire gli eventi che portarono alla realizzazione del film.

 

 

biancaneve

 

 

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