L’inizio – Sole

testgravidanzapositivo.jpgDa dove iniziamo? Direi dall’inizio. Da quando a giugno dello scorso anno io, tua madre, sono entrata in panico per un ritardo. Non mi sentivo ancora pronta per diventare mamma e il solo pensiero mi faceva tremare.
Tuo padre invece, che pochi giorni dopo avrebbe compiuto 33 anni, sperava in un regalo di compleanno speciale.
Poi il ciclo è arrivato e insieme a lui la mia delusione.
Ero tanto delusa quanto pochi giorni prima ero stata spaventata e ho scoperto di volerti, di volerti con tutto il cuore (imparerai presto che tua madre è l’essenza dell’incoerenza).
Abbiamo deciso di aspettare agosto per incominciare a cercarti.
Ho anche smesso di fumare: di punto in bianco una sera ho buttato la sigaretta nel WC e ho detto basta.
L’ho fatto per te ma non te lo rinfaccerò mai perché è stata una delle cose migliori che abbia mai fatto (prima di te, s’intende).
Non sei arrivato subito o forse non ti abbiamo cercato abbastanza. O forse volevi che risolvessi un po’ dei miei casini prima di venire tra noi.
In un anno ho avuto due promozioni, un tot di delusioni, ho perso il lavoro e ne ho trovato uno migliore. E ho imparato una lezione importante che credo abbia imparato anche tuo padre: ci sono cose che anche se le vuoi non puoi semplicemente andartele a prendere. Parlo di te, ovviamente. Che hai dimostrato ancora prima di arrivare di avere lo stesso senso dell’umorismo di tuo padre e il mio stesso caratterino.
Ma alla fine sei arrivato, con la complicità di un viaggio a Cork, di un barbone un po’ matto ma simpatico, i consigli di tante mamme speciali che si chiamano NOIMAMME, e sei stato concepito con tutto l’amore di cui tuo padre e io siamo capaci. Tranquillo, ti risparmio i particolari per evitare che fra 15 anni ci guardi rosso in viso e con una smorfia di disgusto.

Sei arrivato in concomitanza con il mio primo giorno di lavoro, più o meno. Più o meno perché in realtà quel giorno una perdita di sangue mi ha gettata nello sconforto più totale e tra le lacrime mi sono fatta abbracciare da tuo padre, delusa.
Ci contavo. Anzi, me lo sentivo. Fino a quel giorno sentivo che c’eri, e poi la delusione. Ho pianto e mangiato cioccolato per consolarmi, ignara di te che, ne sono certa, te la ridevi alla grande per lo scherzetto ben riuscito.
Sono trascorsi cinque giorni senza che iniziasse il ciclo. Cinque giorni in cui continuavo a dirmi che allora forse c’eri ma anche che non dovevo illudermi. A tradirmi è stata un’insolita sonnolenza pomeridiana nel week-end, trascorso con tua cugina Alessandra e tuo cugino Maurizio, del quale abbiamo le foto. Tutti dicono, col senno di poi, che ero radiosa.
È arrivato il lunedì e tornando a casa dal lavoro mi sono decisa a entrare in farmacia a comprare un test, uno solo, tanto per farmi del male e vederlo uscire negativo per l’ennesima volta mentre scoprivo che il ciclo era finalmente arrivato.
Ma mentre uscivo dalla farmacia e mi incamminavo verso casa avevo una strana sensazione addosso.
Ho fatto la pipì, ho appoggiato il test sul bordo della vasca e intanto vedevo comparire una linea sospetta. Ho letto velocemente le istruzioni, ho guardato il test, poi di nuovo le istruzioni… POSITIVO!
Oh cazzo!
Sì, è stata la prima cosa che ho detto o meglio urlato: Oh cazzo!
E poi ho iniziato a ridere, a piangere, a urlare ancora seduta sul WC con il test in mano: sono incinta, sono incintaaaaa!
Ho chiamato tuo padre con mani tremanti, era su un taxi per far prima ad arrivare a casa. Quando ha risposto gli ho detto: "Non ce la facevo ad aspettare, dovevo chiamarti", e lui: "Che cosa è successo?"
"SIAMO INCINTIII".
Una risata fragorosa all’altro capo del telefono. Quella stessa risata che mi ha fatto innamorare, che mi fa innamorare ogni giorno.
Ho incominciato a correre su e giù per le scale mentre lo aspettavo, incapace di stare ferma, continuando a ridere, incredula e innamorata di nuovo, di te.
Quando l’ho visto arrivare ho aperto la porta, gli sono andata incontro: ciao papà!
E più niente è stato come prima.

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