Ieri sono andata in Tribunale a consegnare i documenti per la disponibilità all’adozione.
Potevo andare una settimana fa, oppure oggi,
invece ho spostato un paio di impegni di lavoro per forzare un po’ le cose e andarci ieri,
il giorno in cui, otto anni fa, sono stata catapultata all’improvviso (era un anticipo piccolino, due settimane, un anticipo quasi da nulla, ma sufficiente per lasciarmi – lasciarci – del tutto spiazzati) in una dimensione diversa, tra altre madri ancora sconosciute….
È sciocco, lo so,
ma mi piaceva l’idea che ci fosse un contatto, come un passaggio di testimone in una staffetta,
tra la mia bimba grande (che diventa sempre più grande; è ancora tanto bimba ma già si intravede in lei la ragazzina che sarà) e questo bimbo che forse, spero, un giorno arriverà….
Mi piaceva l’idea che ci fosse un punto di contatto tra l’inizio del mio percorso di madre
e l’inizio del mio percorso verso questo nuovo bimbo….
Anche se, certo, il giorno in cui è davvero iniziato il cammino di Anna non lo sappiamo,
come non sappiamo il giorno in cui forse arriverà questo speriamo-nostro-bimbo…
Nell’arrivare al Tribunale mi stavo quasi emozionando:
l’edificio storico, le bandiere, poliziotti e carabinieri in uniforme….
i glicini nel pieno del vigore, le rose profumate, le mura del secolo scorso, le ringhiere dei balconi stile Liberty….
e poi l’aria di primavera, il pensiero a Anna a scuola, emozionata per il suo compleanno…
saprà essere di nuovo sorella maggiore?
Ma al secondo piano l’atmosfera simil-sovietica mi riporta subito alla concretezza….
L’impiegata solleva di malavoglia gli occhi dal computer, le lascio i miei documenti, corredati di una foto orribile-orribilissima "della coppia, recente", fatta ieri appositamente, che di foto insieme solo noi due non ne abbiamo nessuna,
e me ne scappo rapidamente, non prima di essere stata sgridata per aver dimenticato il secondo nome di mio marito in una delle caselline da compilare…
E ora aspettiamo….