Diario di un tulipano bianco

Viola

Diario di un tulipano bianco

 

5 dicembre 2011

Apro questo diario con un certo ritardo e solo dopo un sogno che mi ha fatto capire che è arrivato il momento di aprirsi al tuo arrivo, mia bambina bella.

Due notti fa ho sognato di essere improvvisamente arrivata alla DPP, avevo paura, ero in allerta a cogliere l’arrivo delle contrazioni che avrebbero annunciato l’inizio del travaglio, tenevo le gambe serrate e,

come un’animale bisognoso di solitudine e silenzio, mi allontanavo nel buio, lontana da tutto e tutti.
Non ero affatto pronta, e anche da sveglia non ho capito se in sogno fossi più spaventata dal parto o dal tuo arrivo così imminente.

Ieri ho controllato la corrispondenza tra settimane e mesi di gravidanza.
Io non avevo assolutamente chiaro di essere già entrata nel sesto mese, anzi, sesto mese inoltrato se considero, come ho sempre saputo, che sei arrivata tra noi a inizi luglio all’isola d’Elba e quindi nascerai a fine marzo.

E poi stanno spuntando tre piccoli steli nella terra che ci ha regalato la nostra amica Ivana.
Ivana che ci ha accompagnato tante volte in pronto soccorso, anche l’unica volta in cui ho creduto di averti perso.
Proprio quella volta Ivana mi ha regalato i bulbi di tulipano, un vaso viola e la terra da curare come mi occupassi di te, di noi.
Io e Giovanni abbiamo piantato i bulbi e li abbiamo seguiti con costanza, abbastanza… diciamo con cura sempre crescente.
Ed eccoli i tre steli di tulipano bianco!

È tutto così diverso dalla prima gravidanza che spesso resto senza fiato al pensiero del tempo che corre, di te, bambina mia bellissima,

che stai arrivando in questa famiglia appena nata… vorrei riuscire a proseguire insieme il nostro viaggio e a non lasciarti troppo sola.
E in ogni caso, devi sapere che ti aspettiamo e che lo spazio per te in questa famiglia è già tanto, caldo e comodo.

Questo diario vorrei servisse a ricavarmi uno spazio per parlare un po’ con questa bambina..
fatico così tanto a trovarlo!
Eppure lei fa di tutto per farsi sentire, notte e giorno è sempre in movimento… eppure m’impone il riposo. È proprio decisa come un’Anita..

6 dicembre2011

Bianca …mi piace perché mi ricorda la neve. E basta.
Basta?

Però se penso a Bianca mi parte l’associazione col colore e torno al Viola..
Io ho ancora pazienza, almeno per altri 3 mesi… E voi?!

Bianca è algida, non avrà mai colpi di testa, è molto contenuta. Non so…
Violante è un incontro di italiano e francese antico.

Mi ha scritto Lelia:
Bianca era la mia nonna materna.
Alla fine del 1941, a 23 anni, mollò suo marito, con una figlia di 4 anni e una in pancia (mia madre), perché lui la riempiva di botte.
Tornò a casa di suo padre e cominciò a lavorare nella piccola sartoria di famiglia, con suo padre e i suoi fratelli.
Cominciò a fare attività politica, e lì conobbe Gherardo, che sarebbe stato il suo compagno (non si sposarono mai perché non c’era il divorzio) fino alla morte.
Insieme ai suoi fratelli Rodolfo e Lelia divenne partigiana. Fu catturata e torturata, non disse una parola, scappò prima della deportazione in Germania, attraversò

mezza Italia a piedi per tornare dal suo compagno e dalle sue bambine. Riprese l’attività partigiana. Fu medaglia d’argento al valore.
Niente colpi di testa? Contenuta?

…Bianca…

7 dicembre 2012

Bambina mia,
cosa mi stai facendo?
Oggi abbiamo spaventato la ragazza che mi viene ad aiutare, quando ha visto cosa sono riuscita a mangiare è rimasta scioccata.

Bambina mia solo tu sei riuscita a farmi fermare, ricordalo sempre.

8 dicembre 2011

Oggi Giovanni è uscito con il papà a vedere gli alberi senza foglie e a parlare di autunno e poi di primavera, la stagione in cui arriverai tu, la sua sorellina.
Allora il tuo fratellino in braccio al papà si è fatto serio e ha guardato lontano.
Quando il papà gli ha chiesto a cosa stesse pensando, lui ha risposto: “Penso di avere una sorellina” e ha ricominciato a ridere un po’ intimidito..

13 dicembre 2011

Bambina mia sto per rivederti e poco importa ora dove sia posizionata la placenta, ora quello che importa più di tutto è che faccia il suo dovere.
Qui, in questa sala d’attesa di un grande e anonimo ospedale, viviamo uno dei rari momenti tutto per noi, da sole io e te.

20 dicembre 2011

Piccola come va là sotto? Ieri sera abbiamo festeggiato il compleanno della nonna Maria e io e te abbiamo mangiato davvero tanto.

 

Dopo una doppia merenda (credimi, ho fatto la seconda perché mi ero dimenticata di aver poco prima fatto la prima) ci siamo avventate su una cena cinese che ha impressionato gli

 

altri commensali.
Ma il finale è stato da urlo, un profiterol eccezionale, il profiterol di Calcagno.
All’una mi alzavo un po’ provata. Tu magari tirami due calcetti così capisco se lo possiamo rifare presto!

28 dicembre 2011
Scrivo qui per puro egoismo, per approfittare di qualche momento sola, lasciar fluire le mie emozioni, forse liberarmene.

Non mi interessa, in questo preciso istante razionalizzare e dirmi che ho altre priorità perché questo lo so ogni giorno, ogni minuto delle mie giornate è abitato da questo pensiero.

Ma nel mio profondo, neanche poi tanto lontano, soffro la tristezza di non poter vivere il mio parto come avrei voluto e come so che sarebbe stato meglio per entrambe.

L’onore, la fierezza, la grinta, la forza che, idealmente, associo al mio secondo parto.
Scevro da quella paura dell’incognita più assoluta che ho vissuto col primo, consapevole di quanto quell’attimo in cui il tuo bambino scivola via liberandoti da tutto il dolore ti renda

immediatamente e per sempre, nuovamente, madre.

Perché più di tutto del parto di Giovanni ricordo questo, tutto quello che mi è uscito fuori e scattato dentro, istintivamente, di come quell’odore e quell’incontro mi hanno trasformato e unito ancor di più a lui.
In quel momento io e Giovanni siamo diventati madre e figlio l’uno per l’altro.
E il mio rimpianto più grande è ancor oggi quella prima notte lontani, per stanchezza, ignoranza, paura… quella lontananza di poche ore che, orgogliosamente e con grande

sicurezza di me, mi ripetevo, non sarebbe successa più.

Se per un attimo sgombero il campo dai ragionamenti e dalle paure che mi prendono, se analizzo a freddo la situazione, la mia ferita profonda ora è sapere ciò che mi perderò.
Non ho bisogno di essere riportata alla realtà.
Io e la mia piccola, dopo questa gravidanza che così poca leggerezza ci ha concesso, avremmo tratto un enorme beneficio da un naturale travaglio, da un parto vissuto da noi due in prima persona

e dal nostro primo odoroso incontro fuori da noi stesse, io e lei.
Perché, se è vero che avremo tutto il tempo per recuperare dopo, io so e anche molte di voi -forse tutte- sanno cosa significano quei primissimi momenti insieme.

Quale segno indelebile lasciano nella vita futura dei protagonisti.
È una questione animale e come tutto ciò che non è mediabile dal pensiero fino in fondo, per me resta una piccola amputazione.

Spero che questo mio esternare ora mi serva a lasciare meno ombre possibili dentro di me e intorno a noi due piccola mia.
Perché verrà un momento in cui occorrerà tirar fuori le unghie e metter da parte queste tristezze, per recuperare e vivere al meglio.
Questo mio mettere nero su bianco vorrei che servisse proprio a elaborare per tempo e sgonfiare un po’ la cosa.

3 gennaio 2012

Eccomi qui sdraiata sul lettino di un laboratorio di analisi a fare la curva.
Mi annoio e ho sonno.
Ieri sera ho capito che da qualche giorno siamo entrate nel settimo mese, sono contenta perché i giorni passano e tu sei ancora nel posto migliore, ma poi ho cercato un paio di informazioni

su Internet e così, dopo un mese di relativa serenità e leggerezza sono tornata pensierosa.

Vorrei trovare qualche esperienza positiva invece solo paure e articoli scientifici allarmanti… uff.
Tra 2 settimane esatte faremo un’altra ecografia e penso che potrà solo andare così o meglio.
Tu intanto balli e ti scateni, lo so che quello zucchero ha fatto schifo anche a te.

Questa mattina ho chiesto di poter stare sdraiata durante l’attesa tra i prelievi, ecchecavolo… chi poteva togliermi una così ghiotta occasione di riposo?
Così dopo il secondo prelievo mi sono addormentata su un lettino di uno studio medico in mezzo a un via vai rassicurante

…Sì, do la vita a mia figlia in ogni modo.
E lei affronterà le cose come arriveranno perché non tutto è sotto il nostro controllo e se la sua mamma fa ancora tanta fatica ad accettarlo, regalo a Lei questo mio altro augurio:
lasciati andare figlia mia, con fiducia nelle tue capacità; ma anche in questo mondo che contribuiamo noi stessi, ogni giorno, a costruire, fuori e dentro di noi.
Perché non esistono più nemici fuori di quelli che alimentiamo ogni giorno dentro di noi, e la tua mamma questo lo dimentica così spesso..

Non perdere troppo tempo ed energia preziosa a lottare contro l’ignoto.

7 gennaio 2012

Il ticker manuale e quello nella mia testa sono entrambi sballati.
È dall’inizio di questa gravidanza che non riesco a tenere a mente il conto giusto, o resto clamorosamente indietro oppure corro in avanti di settimane.

Oggi sono a 26+2.

Da qualche giorno riusciamo a regalarci sensazioni molto belle e intime io e te, finalmente.
Soprattutto la notte e quando sono in acqua.

Ma la notte siamo sole, l’una per l’altra e l’una nell’altra.
Oggi invece a fare il bagno con noi avevi un fratellino scatenato, che ti ama già tanto e ti riempie di baci sulla pancia.

15 febbraio 2012
Non scrivevo da un po’.
È vero, desidero mettere al mondo questa figlia con le mie forze insieme a lei, e a Diego.
Però sì, penso che l’ho portata in grembo tutti questi mesi e che non ho mai neanche temuto, tranne un’unica volta per poche ore, di farne a meno.

C’è una luce diversa oggi, sento la primavera avvicinarsi e ti dico, donnina mia, di prepararti al nostro incontro.
Da oggi abbiamo un mese per goderci reciprocamente in un modo che non sarà mai più uguale, che resterà scolpito nel nostro profondo in eterno, che nessuno – oltre a noi – conoscerà mai.
Ti amo tanto.

 

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