A Jari Theodor

Tra alcuni anni rileggerai queste mie impressioni di stasera, 14 luglio 2003.

Tu sei nato da poco più di una settimana (il 3 luglio) e io sono appena ritornato a Roma da Berlino perché ancora non sono così ricco da potermi permettere di non lavorare.
Sono le 23.30 e sono stanco morto anche perché i gatti romani di qui (genitori e nonni di quelli con i quali giocherai a Berlino), in nostra assenza, hanno devastato casa facendo la cacca perfino sulla coperta del letto, per cui ho dovuto pulire tutto fino a quest’ora!
Vicino a te, alla tua mamma e al tuo papà, è rimasta però nonna Rosella, per cui continui a rimanere in buonissime mani e del resto ti stai comportando alla grande! Ho appena constatato che a furia di succhiare tua mamma Ambra, sei già arrivato a 4 chili e 400 e rotti (come si dice in romanesco).
Ma veniamo a me e te: mi manchi tanto piccolino!

Mi manca la tua capoccetta tenera, che sa di latte, che si appoggia anche sulla mia spalla, per cercare sonno, in alternativa alla tetta della mamma, alla spalla forte del tuo papà e al petto altrettanto tenero della nonna…
Mi manca il sapore dolce della tua pelle e la visione del tuo corpicino microbetto (come ti chiamo io), che ha bisogno di aiuto e protezione.
Mi manca di poterti sollevare anche quando piangi, abbracciarti e cantarti le poche canzoncine italiane, romanesche e tedesche (solo una) che conosco (a proposito, dovrò aggiornarmi su tutto!). Stamattina mi sono inventato perfino di cantarti in un cinese impossibile.
Mi mancano le passeggiatine fatte con te sul marsupio e nel Kinderwagen.
Adesso sei piccolo, ma che strane sensazioni ho provato sull’aereo decollando da Berlino!
Invano cercavo all’orizzonte la torre di Alexander Platz, pensando che lì dietro c’era la casa dove abiti tu, ad Ahlbecker Str.!

E all’arrivo a Roma, ero più triste che mai per questa separazione. Erano anni che non ero così triste nel ritornare a Roma e ho pensato a due circostanze analoghe: quando da ragazzo a 20 anni tornai a Roma, da una trasferta milanese a causa di una ragazza, e quando sempre all’aeroporto di Ciampino, ritornai, stavolta da un’altra grande città europea, da Parigi, con il ricordo di mio padre (tuo bisnonno) che ci aveva lasciato lì.
Ebbene, se non altro, stavolta sono tornato portando con me, finalmente, una fortissima sensazione di vita rappresentata da te, cucciolotto mio.
Adesso nonno ti lascia perché è stanco e domani va a guadagnarsi un po’ di soldi che ci godremo insieme a te, mamma, papà e nonna Rosella!
Buona notte amore mio!

Tuo nonno Großvater Guido

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