Mammina vecchia fa buon brodo – avere un figlio a quarant’anni di Anna Magli

mammvecc.jpg Chi è la primipara attempata?
Fino a qualche decennio fa, tale veniva definita anche la malcapitata che iniziava la sua avventura di mamma a un’età che attualmente è nella media nazionale. Oggi è un termine desueto che Anna Magli usa quasi per gioco, nel suo breve romanzo "Mammina vecchia fa buon brodo", onde raccontare le quarantenni per caso o per scelta precipitate nel vortice della prima maternità. Un vortice fatto di molte gioie e qualche affanno, le une e gli altri dipinti con ironia.

A nome di tutte le mamme per nulla (o un po’ meno) stagionate, devo ringraziarla per le caratteristiche di sicurezza e naturale immedesimazione nel ruolo che sembra concederci, nel confronto con la protagonista. Mi tocca però disilluderla: alcuni dei lati ansiogeni a lei sola attribuiti hanno portata più vasta, dipendente dall’indole e non dall’età.
 
Certo, in "Mammina vecchia fa buon brodo" fra un sorriso e l’altro, nelle vicende che vanno dall’attesa, al parto, alla nascita e alla crescita del suo piccolo Federico, neanche a dirlo fanatico dei Gormiti come molti maschietti della sua generazione, al nuovo equilibrio del ritorno al lavoro, si toccano anche temi che, in effetti, all’età sono legati.
Come il mancato arrivo del fratellino, che la nostra mammina stagionata, piena di energia e disponibilità, affronta aprendo le porte della sua casa ad amici grandi e piccini, in una nuova dimensione di famiglia.

Al pari di altri libri affini cerca di divertire, cosa che si intuisce già dalla grafica della copertina simile a quelle dei romanzi della Kinsella, ma per fortuna si guarda dal consigliare le proprie soluzioni come universalmente valide, e soprattutto si concede alla tenerezza. Come nella descrizione del rapporto con la baby sitter, o nei ringraziamenti di Anna Magli alla propria madre, a suo tempo primipara attempata quanto lei, o come in queste parole: "Ogni gravidanza ha la sua storia, un lungo racconto di sensazioni e sogni a occhi aperti. Le mamme tardive di storie ne hanno spesso più d’una, magari anche dolorosa. Ma nello stato di grazia in cui vivono queste mammine stagionate, tutto è meravigliosamente tollerabile perché c’è consapevolezza di un dono prezioso, di un regalo arrivato dopo Natale, quando tutti quanti hanno già aperto il loro e il tuo è ancora lì intatto, pronto per essere scartato".

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