Spiderman (da non confondere MAI con Superman)

Spiderman.jpgSpiderman è entrato prepotentemente nella mia vita a 36 anni. Nulla lasciava presagire la sua venuta dato che l’antesignano del 1977, quello che volgarmente si faceva chiamare Uomo Ragno, non aveva fatto breccia nella mia mente allora obnubilata da Sean Connery e il suo 007 con licenza di uccidere.

È arrivato dal fondo, dall’ultima sua apparizione mediatica gestita dalla Marvel: Spiderman 3 "Il più grande nemico si nasconde dentro di te", ecchediamine!, a tale profondità filosofica era arrivato solo Sofocle con la celebre frase: "Molte sono le cose terribili, ma nessuna è più terribile dell’uomo".
Come non cedere agli occhi imploranti di un quattrenne che ti chiede di portarlo al cinema a vedere questa specie di uomo geneticamente modificato che si arrampica sulle pareti dei palazzi meglio degli orribili babbi natalizi?

Da buona madre ti acquisti i primi due capitoli della saga, te li vedi in solitaria e poi li proponi all’infante, credendo di dovergli spiegare scene e personaggi e scopri che sa già tutto, sorridi a scoprirlo interattivo, alzarsi dal divano e fare una specie di gestaccio con la mano simulando con un sibilo la fuoriuscita delle ragnatele.

Scopri che in fondo Spiderman è un bravo ragazzo, il figlio che tutte le madri vorrebbero avere, oltre a essere un supereroe buono che salva il popolo, nelle vesti civili di Peter Parker è il migliore studente di fisica del suo corso, ha un lavoro come fotografo free lance al giornale della sua città ed è innamorato di Mary Jane che non fa la velina ma debutta in uno spettacolo teatrale a Broadway.
Cosa desiderare di più come eroe da emulare per tuo figlio?

È l’inizio della fine. Rincorri i gadgets della Marvel come fossero oggetti d’arte moderna e li piazzi per casa, dal phon alla tazza della colazione, dall’accappatoio alle lenzuola, complice una zia che compra americano alla NATO campana, ti ritrovi braccialetti fototonici che lanciano ragnatele laser e miniboxer stampati per giovani aspiranti spiderman.

Come tuo figlio entra in casa, carnevale o quaresima che sia, si traveste da supereroe e in una serata, a seconda dei cambi d’umore, può decidere anche 20 volte di girare e rigirare l’abito, (versione double face Spiderman rosso e Spiderman nero) e ti ritrovi a essere indifferentemente Venom, l’uomo sabbia, o Harry, a bordo del suo skateboard volante.

E poi scopri che la meravigliosa canzone che accompagna i titoli di coda è niente popò di meno che di Michael Bublè.
Ti esalti, scarichi il video dal solito Youtube e dopo essertelo guardato un migliaio di volte, ti ritrovi in bagno col pargolo, entrambi brandenti una spazzola per capelli, a simulare Bublè, versione anni trenta, in un teatro di rivista.

Sappiate, che l’apice della depravazione lo si raggiunge quando si cerca di capire, dalla tutina aderentissima del giovane attore, da che parte posiziona i gioielli di famiglia, depravazione che avevi già ricacciato nei meandri bui della mente la prima volta che hai visto Robbie Rancido, e per forza non puoi non pensare allo slogan del film, e finalmente trovi la sua giusta spiegazione, ecco perché si diceva: “il più grande nemico si nasconde dentro di te”.


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