Cinque figli e cinque allattamenti diversi

 

Ultimamente, in blog e in siti personali ma anche in alcune testate giornalistiche di rilievo, mi sono imbattuta in alcuni articoli riguardanti l’allattamento al seno.
Molte definizioni forzate, a mio avviso, sono state date alle mamme allattatrici, ne cito una su tutte che mi ha profondamente colpito e amareggiato per il significato distorto (e non originario) con cui si definiscono queste mamme: talebane!
Vorrei fosse chiaro a tutti che allattare è tutt’altro che momento di "estasi".
Allattare è fatica, è sofferenza, è amore, è "vergogna" e pudore quando siamo costrette a farlo in una pubblica piazza, è gioia, è pianto, è sopportazione, si sopportazione (provate ad allattare davanti alla suocera, alla zia, all’amica di turno che ne sa una più di voi certamente), in una sola parola allattare è: vita.
La vita non ha mai un percorso facile, pianificato, senza ostacoli, ma ciò che contraddistingue una buona vita da una cattiva vita è la passione con cui ci si rapporta ad essa.
Questo non significa che chi non riesce nella vita a fare ciò che amerebbe fare, tra cui allattare, sia esempio di una pessima madre.
Ciò che invece risulta chiaro è che nella vita si ha bisogno degli altri, dell’aiuto, del consiglio dell’amore e del sostegno di tante persone che si incontrano lungo il cammino: mariti, amiche, suocere, mamme, conoscenti, ostetriche, dottori, e chi più ne ha più ne metta.
Questo implica anche la possibilità di imbattersi in persone qualificate dal punto di vista professionale, perché dotate di un pezzo di carta a testimonianza della loro "cultura", ma scarse di umanità ed empatia che certe situazioni richiedono e se anche armate di buona volontà non sapranno dare quella fiducia necessaria che una nuova mamma, giovane ed inesperta, ha bisogno per iniziare questo tragitto di vita insieme al suo cucciolo d’uomo.
Tornando agli articoli, opinioni, letture fatte in tema d’allattamento quello che mi sconvolge ogni volta è la capacità di scatenare mamme contro mamme che questo argomento suscita.
Dove è finita la solidarietà femminile tanto decantata negli anni passati? Perché si deve pensare che esistano mamme di serie A e mamme di serie B invertendo poi a proprio piacimento l’ordine dato?
Esistono LE mamme.
Mamme che hanno gioia ad allattare, mamme che ne hanno meno ma che per amore del figlio si dedicano anima e corpo a questa "pratica" così antica quanto naturale, mamme che non ci riescono, che soffrono per questo, che se solo avessero avuto l’aiuto giusto forse sarebbero riuscite, con fatica, ad allattare, mamme appunto "biberonatrici", che lo hanno fatto con lo stesso amore e la stessa stanchezza e anche mamme, perché no, che decidono di non allattare il proprio figlio per scelta.
Personalmente non giudico nessuna di queste mamme mi riservo qualche perplessità su quelle mamme che cercano a tutti i costi delle scuse alla loro non voglia di allattare, ma anche lì ognuno ha la sua storia e preferisco sospendere il giudizio per evitare di dare interpretazioni semplicistiche.
Ho 5 figli e ho avuto 5 allattamenti diversi nei modi e nei tempi.
I ricordi si perdono all’ultimo figlio allattato più di tutti, 20 mesi, perché il percorso di una mamma cresce insieme ai propri figli e se 17 anni fa quando iniziai questa magnifica avventura, le mie idee in merito all’allattamento, al sonno, al rigore di una educazione fatta di orari scanditi era ben precisa, nel corso del tempo, e direi grazie a Dio, le mie idee sono cambiate, ho letto, mi sono confrontata, e sono cresciuta ed è quello che ogni madre fa. Non dico che per forza si migliori, è soggettivo anche questo, ma si cresce e si impara dai propri figli.
E così con l’ultimo nato, 3 anni e qualche mese, che ha sconvolto in tutto e per tutto la nostra vita, ho imparato che seguire i suoi ritmi e non era poi così complicato come volevano farmi credere 17 anni fa!
Cosa è cambiato nella mia vita da allora ad oggi? Tutto.
E sapete perché? Perché oggi sono alle prese con un periodo terribile (altro che terrible two!!) della vita dei miei figli: l’adolescenza.
E vi dico un’altra cosa sdrammatizzando quanto di più serio c’è in questi discorsi, arrivati all’età dell’adolescenza il ricordo delle notti insonni, dell’incubo dello svezzamento, dei consigli non richiesti e di tutte le difficoltà annesse vi sembrerà così remoto che sentirete improvvisamente il peso degli anni passati!

 

Godiamo ogni momento della vita dei nostri figli perché il tempo che passa è inesorabile e ci fa dimenticare presto tutti i passaggi che la vita ci riserva, quelli belli e quelli brutti, e forse è proprio questo il suo fascino!

Lascia un commento

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.